Il Middle East può diventare un nuovo epicentro di innovazione. Lunedì 28 marzo a Dubai abbiamo presentato UAE Venture Outlook 2022 che Mind the Bridge con il supporto di CrunchBase ha realizzato per la Dubai Chamber.
Rimandandovi alla lettura del report (scaricabile qui) per analisi e dati, vi riassumo i punti principali (insieme alle mie sensazioni emerse dopo essere stato negli Emirati a qualche anno di distanza dall’ultima volta) che fanno pensare al Middle East come nuove epicentro dell’innovazione.
C’è vita (scaleup) oltre Israele
C’è un mondo di innovazione al di fuori di Israele. 587 società su 19 paesi. Certo c’è ancora poca massa critica, data la elevata frammentazione. Ma c’è un ma, anzi più di uno quando si parla di innovazione in Middle East
In Medio Oriente i tassi di crescita sono importanti
Negli ultimi anni l’ecosistema delle scaleup del Medio Oriente sta raddoppiando anno su anno. E i dati sono suffragati dalle sensazioni. Si respira un grandissimo fermento anche grazie all’imponente supporto che tutti i principali governi stanno dando all’ecosistema delle startup e all’innovazione nel Middle East. E come dice Tomaso Rodtrguez, CEO di Talabat (che sarebbe stato il primo unicorno della regione se non fosse stato comprato da Delivery Hero): “This is the moment of the Middle East. The startup ecosystem is really booming and MENA is kinda becoming the place to be if you are into tech. I’m really excited for the next 10 years in this region”.
Il sistema resta frammentato ma c’è un hub di riferimento
Dubai oggi rappresenta circa il 50% del Medio Oriente. Da sempre è abituata ad attrarre business da fuori (è stato il primo Paese ad adottare la settimana occidentale, ha un ministro per l’economia giovane e capace). Può farlo anche per le startup della regione. Non a caso stiamo assistendo a crescenti fenomeni di relocation negli Emirati (modello delle Dual Companies). In altre parole sta accadendo qualcosa di simile a quanto successo in Europa nei confronti della Silicon Valley. Startup che hanno spostato i propri headquarters per dare un boost al proprio funding e alla propria crescita.
L’Arabia Saudita potrebbe fare da moltiplicatore (forse)
L’Arabia Saudita negli ultimi due anni ha iniziato ad investire pesantemente sull’innovazione (e piuttosto bene, a differenza di quanto fatto da Abu Dhabi). Se riuscisse a risolvere gli elementi che oggi la rendono isolata a livello internazionale, potrebbe fare leva per tutta la regione (è con l’Egitto uno dei paesi con il mercato domestico più grande).
C’è un grande mercato (abbastanza) omogeneo
A differenza dell’Europa, la regione parla un’unica lingua (l’arabo, ad eccezione dell’Iraq) e ha in gran parte una normativa omogenea. Insomma non si tratta di un mercato unico come gli Stati Uniti, ma non ha la frammentazione del Vecchio Continente. Riprendendo le parole di Tomaso: “MENA is something in between US and Europe. There is only one language across the region. Regulation is quite homogeneous across Gulf countries. Some specifics do remain. Sensibilities and purchase power might differ significantly from one country to another, though”.