Da qualche decennio l’attenzione di molte (eufemismo) strategie aziendali si sono concentrate sulla centralità del cliente dando vita a molte etichette con la suadente complicità dei consulenti: customer satisfaction, customer loyalty, customer experience, customer centricity e sicuramente ne ho dimenticate alcune. Negli ultimi anni questa tendenza non si è invertita ma è sempre più accompagnata dalla consapevolezza che senza poter supportare la strategia “market driven” con l’adeguata crescita delle competenze e delle organizzazioni interne gli sforzi delle aziende risultano vani.
Che cose l’Employee Experience
Per questa nuova materia si è coniato il concetto di “Employee Experience”, che risulta essere una delle aree di innovazione più interessanti e che sta catturando sempre più l’attenzione dell’ecosistema di business. Una ritrovata centralità delle persone che popolano le aziende e che ci consente di discutere di lavoro, focalizzando meglio l’impatto delle nuove tecnologie digitali sulle dinamiche delle parti sociali. Di confrontarci con i nuovi modelli di business, bilanciando in modo diverso i fattori produttivi materiali ed immateriali. Di riflettere sull’evoluzione delle organizzazioni. E anche in questa situazione possiamo affidarci a metodi e processi che favoriscono la collaborazione, l’ingaggio consapevole del nostro referente e le dinamiche di co-design e partecipazione. Per ottenere tutto questo dobbiamo però contare su colleghi che interpreteranno diversamente il proprio ruolo e la propria attitudine. Molte volte sentiamo parlare di spirito imprenditoriale, di proattività, di accettazione del rischio e di cultura dell’errore.
Mi piace sintetizzare tutto questo in un termine quasi a indicare una nuova tipologia di professionisti, di lavoratori e di manager: gli irrequieti!
La lingua anglosassone ha un bellissimo termine: i “maverick”, per indicare chi in azienda è spesso etichettato con il profilo di irrequieto, diverso, impaziente. Diciamocelo: un o una rompiballe! Il successo delle aziende per i prossimi anni passa dalla capacità di creare, gestire, soddisfare e trattenere le risorse caratterizzate dall’essere “irrequiete”. Come riconoscerli?
Come riconoscere gli irrequieti in azienda
Gli irrequieti siano individuabili sulla base della loro capacità di interpretare al meglio le competenze che risulteranno sempre più importanti nell’interpretazione e nella gestione del business:
- Pensiero Critico
- Creatività e Creative Problem Solving
- Empatia e empatia artificiale
- Ossessione del dato
- Buon senso
- Senso dell’umorismo
L’innovation manager deve essere irrequieto al punto giusto
Queste competenze già oggi risultano determinanti per riuscire a mettere in discussione lo status quo che impera nelle aziende “incumbent”, a squarciare il velo di seriosità e a consentire la possibilità di aprire la cultura aziendale alla partecipazione interna ed esterna. E l’Innovation Manager deve essere irrequieto al punto giusto per riuscire a gestire gli irrequieti e a canalizzare il loro contributo nelle dinamiche aziendali evitandone l’isolamento. Come irrequieti a nostra volta, dovremo essere in grado di avere un impatto pragmatico e concreto sui processi aziendali senza essere interpretati come estranei al contesto che viviamo.
Un equilibrio tra dinamiche dell’azienda e del mercato. Se continuiamo a dire che il mercato diventa sempre più veloce, sempre più volatile, sempre più incomprensibile direi sempre più irrequieto allora gli irrequieti che abbiamo e avremo nelle nostre aziende saranno la chiave per interpretare il tutto.