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Perché gli acceleratori (corporate) non funzionano e come possono funzionare

Gli acceleratori di startup (in particolare quelli di matrice corporate) faticano a produrre risultati. C’è un mismatch tra quanto offerto e quanto domandato alle startup, che quindi non attira le startup migliori. La soluzione? Un programma non per startups, ma per founders

Pubblicato il 26 Dic 2023

acceleratori corporate

Ormai non è più un segreto. Gli acceleratori di startup (in particolare quelli di matrice corporate) faticano a produrre risultati.

Il motivo principale (come evidenziato da un po’ di studi recenti, tra cui, ma non solo, il rapporto “Open Innovation: Evolve or Be Extinct”, qui link per download) è la difficoltà a coinvolgere le migliori startup e ad internalizzare soluzioni da parte delle imprese.

Perchè le startup non partecipano ai programmi degli acceleratori corporate?

Insieme a Tzahi (Zack) Weisfeld, Vice President di Intel e General manager di Ignite, abbiamo ragionato, durante la nostra ultima Mind the Chat, sul perché (e su come Intel abbia nel tempo evoluto il proprio programma di accelerazione, Ignite appunto).

Per chi non lo conoscesse, Zack è stato uno dei fondatori del sito R&D di Microsoft in Israele e ha successivamente guidato a livello globale Microsoft for Startups e i Microsoft Accelerators (tra cui Microsoft BizSpark, Global startup accelerator partnership, Microsoft Later Stage Accelerators). Nel 2019 è stato chiamato da Intel per lanciare Intel Ignite, un programma di accelerazione di startup early-stage in ambito deep tech. Il programma è stato avviato in Israele per poi espandersi in Europa, Regno Unito e Stati Uniti.

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Zack Weisfeld durante la Mind the Chat con Alberto Onetti

Zack mi ha confermato che, parlando con molte startup, emerge come queste non partecipino ai programmi di accelerazione perché:

  • Non trovano sufficiente il valore offerto
  • Li ritengono “very transactional”
  • Chiedono equity

Insomma, un mismatch tra quanto offerto e quanto domandato. Cosa che alle migliori non sta bene. Da ciò ne consegue un deal flow di poca qualità da cui derivano risultati non soddisfacenti.

Cosa fa (di diverso) Intel Ignite (rispetto ad un acceleratore tradizionale)

L’obiettivo di Intel Ignite è entrare in contatto con i “best disruptors of the world” in ambito deep tech. Il programma – di 12 intense settimane – è costruito su un “co-founder-as-a-service model”. Ignite agisce come co-founder senza chiedere equity. Quindi riduce una barriera all’ingresso.

L’altra è l’offerta. Zack dice che le startups non vanno messe in contatto con a bunch of corporate people, ma con la gente giusta, ossia serial entrepreneurs, che sono passati per l’intero processo (hired, fired, exited). Perchè qualità attira qualità.

The atomic unit we work with is not the startup. It is the founder

Il differentiator di Ignite è che non è un programma per startups ma per founders.

Perchè le startups passano, i founders (quelli buoni) no. Come dice Zack: “Startups are time-bound entities (they evolve very quickly), founders are not.” E Intel Ignite si propone di creare un network di top notch founders legati da relazioni dense. Questo è il vero valore che alla fine ritorna come opzionalità strategiche (oltre che in termini di cultural change).

Qui il ilnk per chi volesse partecipare alla Mind the Chat con Zack (ci sono un sacco di spunti).

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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