L’incertezza sul destino della scuola italiana dopo il 7 gennaio ha (parzialmente) animato il dibattito durante le vacanze natalizie. “Ho seguito come lei il dibattito, ma noi di Junior Achievement Italia ci siamo attrezzati da mesi per essere pronti a svolgere i nostri progetti di educazione imprenditoriale e finanziaria nelle scuole in modo totalmente digitale. Come lei ama dire, caro Palmieri, la nostra è tecnologia solida(le).”. Da questa considerazione/citazione è iniziato il dialogo con Antonio Perdichizzi, presidente di JA Italia.
Partiamo dall’inizio, Perdichizzi. Come nasce Junior Achievement?
JA nasce nel 1919, a Boston, a opera di imprenditori americani. Sa a cosa serviva? A dare una prospettiva di futuro ai figli degli immigrati italiani e irlandesi, insegnando loro a fare gli imprenditori per integrarli in una terra straniera. Da lì la nostra organizzazione senza scopo di lucro si è diffusa in cento anni in tutto il mondo. Siamo la più grande organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione imprenditoriale e finanziaria a scuola.
E in Italia?
Qui da noi festeggeremo il ventennale l’anno prossimo, nel 2022. Nel frattempo, il 23 gennaio ospiteremo il board globale di JA. Sarà per forza di cose un incontro digitale, ma conferma l’attenzione per il nostro Paese, viste le buone prassi e i risultati che riusciamo a raggiungere e che condividiamo con la nostra comunità globale. Inoltre, anche nella leadership mondiale c’è un Italiano: Francesco Vanni D’Archirafi presiede il board globale, composto da top manager delle maggiori corporate che sostengono l’associazione.
Bene. Ma a livello di scuole, quanti studenti riesce a coinvolgere Junior Achievement in un anno?
Attualmente le nostre attività di educazione economico-imprenditoriale, alfabetizzazione finanziaria e orientamento al lavoro coinvolgono 80.000 studenti all’anno.
Non sono pochi ma nemmeno così tanti…
Puntiamo ad arrivare a mezzo milione di studenti entro i prossimi cinque anni. Così come a livello globale JA intende passare da 10 a 100 milioni di ragazzi coinvolti nel mondo.
Obiettivi ambiziosi. Volete creare una fucina di imprenditori? Pensate davvero che ci siano così tanti ragazzi pronti a rischiare e a mettersi in proprio? Specie in questo periodo dove, almeno in Italia, i ragazzi delle superiori sembrano “sgonfi”, messi a dura prova dalla chiusura prolungata della scuola…
In realtà non è questo che vogliamo. Il nostro obiettivo è fare in modo che i ragazzi possano fare una vera esperienza di cosa significa pensare e realizzare una impresa, mettersi alla prova e così conoscere di più se stessi. Ciò è a maggior ragione importante proprio per il momento di difficoltà che stanno vivendo i ragazzi a causa della chiusura delle scuole.
Come Junior Achievement realizza tutto ciò?
Con il nostro Programma “Impresa in azione” gli studenti delle superiori realizzano un vero e proprio prodotto/servizio. Portano poi la loro impresa in una fiera regionale organizzata da noi, dove propongono il loro prodotto/servizio ai visitatori e dove una giuria di esperti determina il vincitore. Le venticinque migliori esperienze nazionali si confrontano tra loro a Milano e la migliore vince la possibilità di competere a livello europeo.
Quindi le restrizioni agli incontri fisici, per evitare assembramenti hanno limitato e limiteranno non poco la vostra attività…
Purtroppo sia lo scorso anno scolastico che quest’anno le fiere “dal vivo” non abbiamo potuto farle, ma abbiamo reagito alle circostanze avverse trasferendo le nostre fiere nel digitale. Grazie alla startup Coderblock abbiamo ricreato i nostri eventi regionali e quello nazionale in un ambiente online che ha reso possibile una interazione positiva tra le imprese costruite dai ragazzi e tra loro e i visitatori e la giuria.
E l’attività precedente in classe come si e svolta? In che modo avete potuto dialogare con docenti e allievi?
Avevamo già una robusta piattaforma digitale e quindi abbiamo potuto dare un forte supporto per la DAD, proponendo esperienze interattive e ingaggianti per tutti. Mi lasci dire che, da imprenditore meridionale CEO e founder di Tree, azienda specializzata in open innovation, sono anche particolarmente contento che proprio l’attività fatta online ci abbia consentito di mettere a disposizione degli studenti di scuole del Sud manager e imprenditori di importanti aziende del Nord. Con le “solite” lezioni e incontri in presenza questo non sarebbe stato possibile.
Da un male avete saputo trarre un bene. Questa è una delle caratteristiche più spiccate della tecnologia solidale…
Sia negli anni scorsi come componente del board che ora da presidente ho sempre spinto molto sull’uso della tecnologia per arricchire la nostra offerta formativa.
Ha fatto bene, perché il digitale usato bene consente di creare dialogo e rapporti positivi. A proposito: che rapporto avete con le istituzioni?
La ministra Pisano e la ministra Azzolina hanno voluto essere presenti al nostro evento nazionale con un loro messaggio. Puntiamo naturalmente a mantenere un solido rapporto con il governo nazionale, con Regioni e Comuni e anche con Agenzie Pubbliche, Fondazioni e Associazioni. Si può fare di più e vogliamo fare di più. Le faccio due esempi: in Gran Bretagna c’è un coinvolgimento istituzionale ai massimi livelli e in Danimarca il governo è socio della fondazione JA.
A proposito di soci e dunque di finanziamento. Come rendete sostenibile economicamente l’attività di Junior Achievement?
Tendiamo sempre a rendere gratuiti per le scuole i nostri programmi. Siamo una onlus che vive con le quote dei soci, in prevalenza multinazionali, che ci supportano con donazioni e grant. Partecipiamo anche a bandi nazionali e comunitari e operiamo in grande sinergia con il nostro livello Europeo, guidato da pochi mesi da un nuovo CEO Italiano, Salvatore Nigro. Ora vogliamo aprirci sempre di più al mondo delle fondazioni e anche a quello delle pmi. Abbiamo recentemente lanciato una campagna per coinvolgere manager, imprenditori e imprese che potranno “adottare” un progetto, una classe o una scuola: https://www.jaitalia.org/sostieni-una-scuola/.
Ultima riflessione. Junior Achievement opera in una nazione come l’Italia dove lo Stato è purtroppo spesso nemico di chi intraprende e dunque della cultura del rischio. Questo vi provoca difficoltà a livello di rapporti con la vostra casa madre?
È vero che l’imprenditoria in Italia affronta problemi atavici e strutturali, ma è anche vero che i cambiamenti in atto, accelerati dall’attuale situazione, stanno cambiando l’ecosistema. Le nuove generazioni hanno voglia di essere protagoniste anche delle loro scelte lavorative e in questo un’adeguata formazione sui temi dell’imprenditoria e della finanza possono essere degli stimoli positivi, che aiutano a cambiare le cose. Con JA puntiamo su questo, lavorando in sinergia con i colleghi degli altri Paesi.
Parlando di altri Paesi, gennaio ha segnato l’inizio dell’anno in cui l’Italia ha l’onore (e l’onere) di presiedere il G20. Voi sarete coinvolti in qualche modo?
Il prossimo giugno non faremo mancare il nostro contributo alla sessione del G20 dedicata alla formazione e al lavoro. Sarà per me un doppio onore, perché si svolgerà a Catania, la mia città, e perché negli anni ho cercato di contribuire alla crescita del mio territorio come vicepresidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Catania e dell’Advisory Board di Unicredit in Sicilia e investendo con Arcadia Holding in startup a vocazione sociale del Mezzogiorno. Sono orgogliosamente un uomo del Sud, voglio fare del mio meglio per dare sviluppo alla mia terra e fare quel che posso per fare in modo che i nostri figli per fare impresa non debbano per forza andare a Roma o a Milano o all’estero.
Paradossalmente, questo potrebbe essere uno degli effetti positivi della pandemia, come la riflessione sul cosiddetto South working sta ponendo a tema. Lo scopriremo solo vivendo…