L’insediamento di Donald Trump ha visto la presenza di (quasi) tutti i grandi capi delle grandi aziende tecnologiche e uno di loro, Elon Musk, è di fatto il ministro più importante della nuova amministrazione, a cui è stato dato il compito di ridurre di un terzo la spesa pubblica.
La commistione tra potere politico ed economico non è certamente una novità, ma la situazione attuale presenta alcuni elementi di discontinuità che vale la pena sottolineare. Per farlo mi sono ricordato di un precedente illustre, che ha avuto come protagonista un personaggio che qualcuno ha definito il più grande genio del ventesimo secolo, l’”uomo venuto dal futuro”.
Trump, Elon Musk, Oppenheimer e il mito di Prometeo
Chi ha visto il film “Oppenheimer” ricorda sicuramente la frase iniziale che dice “Prometeo rubò il fuoco agli Dei e lo diede all’uomo. Per questo venne incatenato ad una roccia e torturato per l’eternità”. Prometeo simboleggia la capacità degli esseri umani di usare la conoscenza per progredire, ma anche i rischi che il progresso può portare.
Robert Oppenheimer va oltre Prometeo, non si limita a dare all’umanità il fuoco ma è il protagonista della trasformazione del fuoco in qualcosa di ancor più grande e potente. Tanto potente da terrorizzarlo e farlo diventare il più forte oppositore del “progresso” a cui la sua scoperta avrebbe potuto condurre.
Oppenheimer è il leader del Progetto Manhattan e raccoglie nella cittadella di Los Alamos nel New Mexico un gruppo di persone geniali, gli scienziati più importanti del mondo. È il commissario tecnico di una squadra dei sogni.
Nel “dream team” esiste però il vero fuoriclasse (che nel film di Nolan non viene citato), quello che anche gli altri super geni guardano con timore: si chiama Janós Lajos Neumann, un immigrato ungherese che in America ha cambiato il suo nome in Johnny Von Neumann. Viene soprannominato “il Marziano” perché è la dimostrazione vivente del “Paradosso di Fermi” che si domanda la ragione per cui non siamo ancora entrati in contatto con civiltà extraterrestri: un alieno è in realtà già tra di noi ed è sbarcato in Ungheria.
La differenza fra il dio che crea e il re che decide
Se Robert è Prometeo, Johnny è una specie di Dio. La fisica quantistica come la intendiamo oggi è stata praticamente “definita” da lui, così come la teoria dei giochi. La “Von Neumann Architecture” è ancora oggi alla base dell’hardware dei computer tradizionali.
Von Neumann è fermamente convinto che tutto possa essere razionalizzato, ha una visione “pan matematica” del mondo dove anche le prospettive più estreme, comprese le conseguenze delle sue scoperte, vengono inserite in un contesto logico, giustificando ogni “danno collaterale”, perfino l’annientamento del genere umano. Non vi ricorda un po’ la dottrina lungotermista dei miliardari della Silicon Valley?
E mentre Robert dopo Hiroshima dice che «i fisici hanno conosciuto il peccato», e diventa il più acerrimo nemico della proliferazione nucleare, Johnny spinge con ferocia per bombardare preventivamente l’Unione Sovietica e per realizzare la bomba H, l’ordigno definitivo. Ma la sua spinta distruttiva viene fermata dall’allora Presidente Eisenhower. E qui appare chiara la divisione dei ruoli e dei poteri.
Von Neumann e Oppenheimer sono scienziati che hanno portato le loro scoperte fuori dai laboratori, ma che rimangono comunque scienziati. I soldi per finanziare la loro scienza vengono gestiti da altri. Oppenheimer guida un progetto scientifico enorme, ma è finanziato dallo Stato. Johnny Von Neumann è il “Dio” della scienza ma non è il “Re”, quello che governa e mette i denari, che nel suo caso si chiama Dwight Eisenhower.
La convergenza fra competenza tecnica e potere di decisione
Oggi, nell’era del “software che mangia il mondo” e dell’Intelligenza Artificiale, si sta assistendo invece a questa inquietante convergenza, dove la competenza tecnica appartiene a chi contemporaneamente decide le strategie e gli investimenti economici.
Elon Musk è anche la mente tecnica dietro a Tesla e Neuralink, Mark Zuckerberg è il progettista originale di Facebook, Sam Altman è uno dei protagonisti dell’architettura tecnologica di OpenAI.
Sono ovviamente aiutati da stuoli di scienziati, ma conservano comunque una leadership tecnologica mai vista prima. E anche la finanza segue questo schema, con personaggi come Mark Andreessen e Peter Thiel, di chiarissima estrazione tecnica, che varano investimenti miliardari su una azienda piuttosto che un’altra. Andreessen ha scritto un articolo dal titolo “Why AI will save the world”, dove questa incestuosa convergenza raggiunge il suo apice.
Il pericolo di avere insieme leadership tecnologica e di business
Il Dio e il Re sono spesso la stessa persona e questo confonde le prospettive. Quando Elon Musk parla di “rischio esistenziale” dell’AI, sta parlando come Chief Scientist o come CEO? Quando Sam Altman dice di star raccogliendo trilioni di dollari per sviluppare l’Intelligenza Artificiale Generale e poi si dice “preoccupato” per quello che l’AGI potrebbe fare, sta parlando di etica o di business?
Questa contemporanea leadership tecnologica e di business ha dei risvolti molto pericolosi. Von Neumann va avanti nel suo progetto distruttivo ma deve comunque ricorrere ad altri per poter realizzare la bomba H. Elon Musk non ha bisogno di nessuno, può decidere di investire da solo miliardi di dollari per impiantare un chip nel cervello di una persona o fornire o meno Starlink all’Ucraina, ma nello stesso tempo comprende profondamente la tecnologia e può parlare con competenza di rischio esistenziale. E infine, diversamente da Von Neumann, può digitare 140 caratteri su X (di cui è proprietario) parlando in tempo zero a centinaia di milioni di persone, una volta dicendo che l’AI fa paura e un’altra di stare sviluppando il suo modello linguistico. Se non ha etica e decide di manipolare le informazioni e usare la tecnologia per i suoi obiettivi, nessuno o quasi può impedirgli di farlo.
Dire che oggi Elon Musk è “un Von Neumann con tantissimi denari” non è così lontano dalla realtà. E questa persona ha oggi aggiunto al potere tecnologico ed economico anche una leadership politica senza precedenti.
La nuova era Trump e l’Europa
Ma dove sono finiti i Re di una volta? I governi stanno abdicando al loro ruolo di democrazie al servizio dei cittadini e lasciano ai nuovi “Re Privati” la guida del mondo? Noi in Europa ci sentiamo orgogliosamente nella patria delle regole, anche perché i Re Privati sono per la maggior parte americani e cinesi. Dare delle regole ragionevoli, ad esempio, all’Intelligenza Artificiale è sicuramente una buona cosa, ma rimane una posizione difensiva, dove si impedisce ai Re Privati di esagerare ma si lascia comunque a loro la guida tecnologica.
Mario Draghi ha detto che l’Europa dovrà investire cinquecento miliardi di euro all’anno per restare competitiva. Serve farsi una domanda su dove questi soldi andranno: a finanziare una crescita che tenga anche conto delle persone o invece a comprare dai nuovi Re/Dei, in nome del cosiddetto “atlantismo”, una piattaforma su cui possano continuare ad espandersi?