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L’eredità di Spina: cambiare la formazione dei manager

Pochi giorni prima della valanga che lo ha portato via EconomyUp aveva parlato con il presidente del Mip del nuovo Master Mba digital learning e della strategia che sta dietro: innovare per rispondere alle esigenze degli executive. Ecco la visione che ci lascia

Pubblicato il 23 Feb 2015

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Gianluca Spina, presidente del Mip fino al 21.2.2015

Non potrà vedere lo sviluppo del primo master digitale italiano, la nuova frontiera della School of Management del Politecnico di Milano, il professore Gianluca Spina. Una valanga lo ha portato via, sabato 21 febbraio, sul versante svizzero del Gran San Bernardo, a 51 anni. Dal 2011 era presidente del Mip che, sotto la sua guida, è entrato nella classifica del Financial Times delle più prestigiose business school europee.

Ho avuto una lunga conversazione con il professore Spina giovedì scorso. L’occasione la nuova edizione dell’Executive Mba digital learning, il primo in Italia, che ci ha portato a parlare del veloce cambiamento che sta investendo la formazione manageriale, anche per effetto delle tecnologie digitali. Fare quanto previsto, cioè pubblicarla, utilizzando i verbi al presente come se il presidente fosse ancora al suo tavolo di lavoro, mi sembra il modo migliore che abbiamo noi di EconomyUp di ricordare il suo impegno, la sua visione e la sua eredità.

Il nuovo master, che partirà in aprile, è già un successo: quasi mille richieste per i 30 posti a disposizione per manager con 13 di esperienza, quarantenni quindi. Un successo preparato dagli ottimi risultati del primo corso partito lo scorso autunno. «Pensavamo di fare un’edizione l’anno, in ottobre. Ma siamo stati travolti dalle domande e abbiamo deciso di fare una seconda sessione in aprile», comincia Spina. «E’ un progetto partito due anni fa con obiettivo ancora più ambizioso: creare una piattaforma digitale per l’apprendimento. Il master è solo la prima importante iniziativa che stiamo già utilizzando per altre due attività: offrire alle aziende un’opportunità di digital learning personalizzata per i loro dipendenti e proporre sul mercato corsi brevi per manager. Quindi una piattaforma di executive education, di formazione per senior a tutto tondo»..

Una piattaforma che risponde, grazie alla tecnologia, a un’esigenza crescente. «Per i manager la vera barriera di accesso alla formazione è il tempo, che è una risorsa sempre più scarsa», spiega Spina. «Negli ultimi 20 anni abbiamo provato tutti i formati: corsi serali, nei weekend. Ma non bastava. Le difficoltà di partecipazione aumentano. I manager sono sempre più mobili, i loro impegni sono imprevedibili e li portano spesso lontano». Continua Spina: «A fronte di questa situazione le tecnologie cosa fanno? Quello che fece il teatro elisabettiano con il dogma del teatro classico: rompono l’unità di tempo e di luogo. La formazione può essere fruita dove vuoi, quando vuoi. In modo asincrono ma anche in momenti sincroni con i docenti e l’aula: basta una una connessione a banda larga e tutti interagiscono come se fossero nello stesso luogo. Il nuovo master costa quanto quello fisico, ma permette di ottimizzare i tempi».

Non è più la “vecchia” formazione on line, ci tiene a sottolineare Spina. «Questa è un’esperienza di apprendimento molto forte, che prevede partecipazione e interazione, così come del resto hanno abituato i social network. La piattaforma è integrata con i social, si creano i gruppi su Facebook e i sottogruppi su specifici argomenti. Questa è una scommessa forte. E necessaria per il mondo della formazione manageriale. Chi non la farà sarà travolto dallo tsunami digitali».

Qui non si parla di MOOC, acronimo che sta per Massive Open Online Courses, corsi ad ampio spettro gratuiti o a costi senza alcun supporto di classe virtuale live. Ci sono tanti iscritti, che non hanno a che fare l’uno con l’altro, e che possono consumare pillole di conoscenza asincrone e monodirezionali. «Noi siamo nel mondo degli SPOC, small private online courses», precisa Spina. «Il vero valore aggiunto è la regia della scuola nella gestione della classe classe virtuale, dell’interazione fra i partecipanti. Noi garantiamo che qualunque domanda, in qualunque momento venga posta, troverà risposta da parte di un docente entro 24 ore». Quindi si mantiene il ruolo e la funzione del centro di formazione. Che però si trasforma. «In una business school c’erano tante aule. 
Adesso ci sono diversi studi televisivi, salette dove il docente con cuffie e webcam interagisce con le aule virtuali. Non servono più aule da 50 posti…». Cambia la struttura ma cambia anche il ruolo dei docenti. «Non sono più ex cathedra, ma diventano moderatori di discussioni. La diffusione online delle pillole riduce il fabbisogno di docenza tradizionale. In un corso base di economia gestionale si va tante volte in aula a fare la stessa lezione. Adesso la registro una volta per tutte…Però servono docenti che siano tutor, animatori, moderatori. Cambia profondamente il profilo professionale».

Per tutte queste ragioni resta un limite per ogni corso, 30 partecipanti. «La tecnologia mi consentirebbe di accogliere anche 200 persone, ma se fosse un Mooc. Noi però dobbiamo continuare a garantire, ancora di più che nella formazione tradizionale, la moderazione, l’interazione. quindi deve essere un gruppo gestibile per avere partecipazione e scambio. Più che nelle aule tradizionali, dove comunque non abbiamo mai avuto classi numerose».

Adesso i partecipanti si vedono all’inizio del corso per 3 giorni, per conoscersi. E si rivedono ogni 4/5 mesi per un weekend. Tutto il resto si fa via Internet. E il digital learning permette anche di abbattere barriere fisiche e distanza. Spina chiude con una notizia: a settembre verrà lanciata una terza aula con baricentro Roma per raccogliere le domande che arrivano dal Centro Sud». Lui non potrà esserci a inaugurarla. Ma su tutto il progetto resterà la sua impronta.

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