La tecnologia può aiutare e aiuta le persone disabili a vivere più liberamente e ciò presenta vantaggi non solo per loro ma per tutti, perché rende più usabile la realtà anche per coloro che disabili non sono. Questo ragionamento è uno dei miei cavalli di battaglia e anche uno dei fondamenti di questo blog, che spesso racconta esempi di come il mio “mantra” si realizzi. Dunque nessun stupore se oggi ti presento una startup che ha come obiettivo quello di facilitare e aumentare la mobilità e l’autonomia dei disabili. Non è la prima volta che avviene, non sarà l’ultima.
La startup in questione si chiama Kinoa, è di Firenze ed è stata fondata da Marco Scarselli e Lapo Cecconi: il loro prodotto utile si chiama Kimap. Kimap consente di fare una mappatura partecipata delle barrriere architettoniche fatta dagli stessi disabili, grazie a un dispositivo internet of thingsincorporato negli ausili da loro utilizzati. Questo dispositivo realizza in modo automatico la mappatura medesima grazie a un innovativo chip di geolocalizzazione inserito nell’ausilio (carrozzina, bastone, ecc.) usato, che riceve e rielabora dati sulla posizione da tutte le costellazioni di satelliti disponibili. I dati così ottenuti vengono messi in comune tramite una apposita app.
Sempre tramite l’app le persone possono scegliere tra i percorsi mappati, scegliendo quello più agevole per la propria condizione o, quanto meno, diventando consapevoli degli ostacoli che troveranno sul percorso. Oltre alle persone disabili, anche le aziende che producono ausili possono trarre vantaggio da Kimap, perché così offrono un servizio in più, innovativo e utile ai propri clienti. Lo stesso dicasi per gli enti pubblici, che possono usare Kimap per adempiere agli obblighi di mappatura delle barriere architettoniche o per lo sviluppo di percorsi turistici accessibili.
In questo modo, nel tempo quartieri e città diventano più accessibili per tutti. Il primo marzo è stata rilasciata la versione alpha dell’app e il team di ricerca sta già raccogliendo i primi dati sull’accessibilità di alcune zone di Firenze. Il prossimo passo è quello di sviluppare ulteriormente l’applicazione, estendendo la sperimentazione a una scala territoriale più ampia, e, soprattutto, valorizzando le collaborazioni già in essere con le realtà associative che si occupano di disabilità, in Toscana e in Italia. E andiamo avanti…