TECNOLOGIA SOLIDALE

Juan Carlos de Martin: “Un Festival per mostrare che la tecnologia è umanità”

“Ci siamo concentrati sulla prospettiva umana che deve avere la tecnologia”. Così il curatore scientifico spiega l’originalità del nuovo Festival della Tecnologia di Torino, che dedica due incontri all’accessibilità. “Anche il digitale deve servire a migliorare la vita di tutti”

Pubblicato il 08 Nov 2019

Festival Tecnologia Torino
“Tecnologia e umanità, tecnologia è umanità”. Il motto della prima edizione del Festival della Tecnologia di Torino, (7-10 novembre) non poteva non attirare la mia attenzione. Il professor Juan Carlos de Martin è curatore scientifico del Festival della Tecnologia di Torino, (7-10 novembre) insieme al Rettore del Politecnico Guido Saracco e al giornalista e saggista Luca De Biase.
Professor de Martin, C’era così bisogno dell’ennesimo festival? 
“Questo non è il “solito” festival. La sua originalità consiste nel fatto che abbiamo valorizzato discorsi che nelle riflessioni sull’innovazione e sulla tecnologia trovano di solito poco spazio.”
Quale obiettivo vi siete prefissati?
“Vogliamo aggiungere nuovi punti di vista, non ci limitiamo a ripetere i consueti concetti. Anche per questo molti relatori non sono i “soliti noti”, ma persone dotate di esperienza e creatori di esperienze al di fuori degli abituali circuiti dei convegni.”
Due anni fa, durante “Tecnologia solidale” – l’appuntamento annuale che organizzo alla Camera – il direttore di economyup.it Giovanni Iozzia ha affermato che “la tecnologia o è solidale oppure non è”. Questa concezione ha spazio nel Festival?
“Assolutamente sì. Non a caso il motto di questa nostra prima edizione è “Tecnologia e umanità, tecnologia è umanità”.
Traduzione?
“La traduzione è semplice: ci siamo concentrati sulla prospettiva umana che deve avere la tecnologia. Parafrasando il Vangelo, è la tecnologia che deve essere per l’uomo, non il contrario.”
Per questo avete dedicato ben due incontri al tema della accessibilità? Dico “ben due incontri” perché di solito l’accessibilità ha scarsa visibilità in questo tipo di manifestazioni.
“Abbiamo semplicemente cercato di essere coerenti con la nostra impostazione. Tutta la tecnologia e ogni innovazione devono essere accessibili per definizione, altrimenti come possono essere a misura d’uomo? I nostri due incontri “Tecnologia e disabilità, un mondo di possibilità da immaginare” e “Dalla tecnologia per la disabilità alla tecnologia accessibile” hanno approfondito questa prospettiva.”
A partire da quale punto di vista?
“La tecnologia da sempre è stata un acceleratore di sviluppo, economico e umano. Ha favorito il miglioramento delle condizioni di vita e sociali, ed il superamento di limiti dettati da fattori differenti, compresi quelli determinate dalle malattie o dalle disabilità. Ciò è tanto più vero in questa nostra era digitale. L’innovazione tecnologica al servizio della disabilità mette in luce ancor più chiaramente quanto una condizione di difficoltà sia superabile.”
Juan Carlos de Martin
Da tempo ritengo che, come avvenuto in politica, anche in tema di innovazione e tecnologia corriamo il rischio che si crei una aristocrazia, una élite di “competenti” che padroneggiano innovazione e tecnologia e che non tengono in alcun conto i timori di grande parte delle persone sugli esiti negativi che l’era digitale può produrre. 
“Solo approfondendo la portata che la tecnologia ha sulla vita degli uomini e della natura si può aprire una riflessione democratica che eviti all’élite tecnocratica di prendere il potere e che sostenga i bisogni delle persone”.
In Italia la parola “democratica” quasi sempre significa sinistra.
“”No, democratica è la nostra Costituzione, che appartiene a tutti. In ogni caso la nostra è una riflessione che vuole essere un contributo civico, nell’interesse della collettività nel suo complesso”.
Lei è professore ordinario di ingegneria informatica al Politecnico di Torino e delegato del Rettore per la cultura e la comunicazione e codirige il Centro Nexa su Internet e Società. I suoi corsi si occupano di Rivoluzione digitale e Tecnologie digitali e società. Chi glielo ha fatto fare di affrontare la fatica di organizzare un evento complesso come il festival?
“Ne è valsa la pena. Per i motivi che ho cercato di spiegare e perché lo ritengo davvero un dovere civico, allargare la conoscenza sui contenuti e sugli effetti della tecnologia. Serve a costruire e diffondere “capitale culturale”, e ne abbiamo un grande bisogno.”

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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