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Innovazione nella pubblica amministrazione: 5 consigli dal Servizio Sanitario irlandese

Le pubbliche amministrazioni non sono progettate per il cambiamento, dice Martin Curley, capo dell’innovazione del Servizio Sanitario Irlandese. Che però è riuscito nell’impresa. Come? Aggirando le barriere, ottenendo consenso interno ed esterno, formando team snelli e portando risultati in tempi brevi

Pubblicato il 13 Lug 2021

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Public organizations aren’t designed for innovation and change. They are designed for status quo”, ha candidamente ammesso Martin Curley, Director Digital Transformation and Open Innovation di Health Service Executive (HSE), che è l’equivalente della NHS inglese e del nostro SSN. E ha anche riconosciuto che prima del 2019 l’HSE era totalmente impenetrabile alle startup.

Come hanno aperto il sistema sanitario irlandese all’innovazione?

Ciò nonostante, l’HSE ha ricevuto lo scorso anno il “Public Sector Open Innovation Award”, il riconoscimento che – all’interno dei Corporate Startup Stars Award (che sono l’equivalente dei premi Oscar per l’open innovation) – è riservato all’ente pubblico che più si è distinto per la sua capacità di collaborare con le startup.

La domanda sorge spontanea. Come hanno fatto ad aprire il sistema sanitario irlandese all’innovazione e alle startup? L’ho chiesto settimana scorsa proprio a Martin Curley in una Mind the Chat dedicata.

Mind the Chat with Martin Curley (Health Service Executive)

Mind the Chat with Martin Curley (Health Service Executive)

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Durante la nostra conversazione abbiamo ripercorso il cammino che ha portato HSE ad aprirsi all’innovazione proveniente da soggetti esterni, sia startup che PMI.

Abbiamo parlato dei famosi “living labs” (ce ne sono 20 oggi in Irlanda) che consentono alla pubblica amministrazione di testare in modo agile e snello digital health solutions proposte da soggetti terzi.

E abbiamo discusso dei risultati raggiunti come le collaborazioni avviate (e in moli casi scalate) con startup come PatientMPower (remote monitoring di pazienti Covid 19), PMD Solutions (automated respiration monitoring), Redzinc (video consultation), Synchrophi (vital signs automation system), MyPatientSpace (no-code platform for patient apps).

5 consigli per innovare nella pubblica amministrazione

Per chi non avesse tempo di guardarsi l’intervista riassumo i 5 consigli che Martin da ai colleghi che volessero intraprendere un percorso di open innovation e digital transformation nel mondo pubblico (che, come detto, presenta un gradiente di difficoltà ulteriore rispetto alle imprese private):

  1. Barriers. Nella maggior parte dei casi la pubblica amministrazione presenta vincoli e barriere difficilmente rimuovibili tout court. Non perdete tempo nel cercare di eliminarli, cercate di girarci intorno, facendo leva su strumenti come pre-commercial/innovative procurement, Innovative Partnership Procedures (una direttiva europea che consente il pubblico di cercare risposte a problem statements specifici), progetti pilota,…
  2. Aircover. Nel pubblico – come nel privato – serve avere supporto forte dal vertice. Senza di questo, ogni tentativo – anche se ben strutturato – è destinato all’insuccesso .
  3. Good team around you. Serve una squadra per cambiare macchine complesse. Però Martin segnala come le persone che dentro HSE avevano un “innovation instinct” si sono spontaneamente aggiunte al suo gruppo. E team, per quanto piccoli, di persone motivate possono fare grandi cose.
  4. External reputation. Per portare avanti il processo è stato critico trovare supporto esterno da parte di persone con reputazione (sia in ambito medico che politico). Questo ha mitigato le resistenze interne.
  5. Quick wins. Fondamentale ottenere risultati a breve. In questo modo le persone dentro e fuori dall’organizzazione smetteranno di scommettere contro di voi (a quanto pare, fare il tifo contro chi prova a cambiare le cose non è sport nazionale solo da noi).

In ogni caso, il messaggio che viene dal caso di HSE è semplice: innovare nella pubblica amministrazione è difficile ma non impossibile. Vale la pena provarci.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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