Nel nostro lavoro l’innovazione non è nulla di eroico. Non è una scelta. È un bisogno assoluto. Se non riesci ad avere una ricaduta di innovazione, nessuno paga la ricerca, che deve essere efficace e fruttuosa. Se abbiamo questo bisogno, nel settore farmaceutico così come in altre industrie, è perché il mondo è cambiato. Servono investimenti ma anche voglia di rischiare.
L’emergere di nuove economie e il cambiamento del quadro competitivo internazionale hanno un effetto negativo ma anche uno positivo. Nel settore farmaceutico, quello negativo è una spinta molto forte all’abbassamento generalizzato dei prezzi per tutti i prodotti senza brevetto con l’inevitabile tendenza alla delocalizzazione. Per cogliere quello positivo (l’emergere di bisogni nuovi, l’aumento dell’aspettativa di vita, l’ingresso di nuovi Paesi nel mercato della salute) la ricerca e l’innovazione sono decisive. Servono investimenti ma anche voglia di rischiare.
Nel nostro settore solo una molecola sintetizzata su 10mila diventa farmaco. Più vai avanti nel processo, più le percentuali crescono. Ma anche in fasi di ricerca avanzate come la nostra, il rischio di insuccesso rimane non distante dal 50%. Significa sempre che un progetto su due ha la probabilità di non andare a buon fine. Ma non esiste innovazione senza rischio. E per questo, ci vuole coraggio.