OPEN WORLD

Il Regno Unito punta sui giovani per produrre unicorni



Indirizzo copiato

Londra è tra le prime 5 regioni al mondo per concentrazione di innovazione. Che cosa fa per avere più imprenditori in grado creare unicorni? Avvicina i più giovani all’imprenditorialità, sin dalla scuola

Pubblicato il 30 gen 2024



shutterstock_1180971304 (1)

Nelle scorse settimane abbiamo discuss (qui il link) del ruolo che il governo ha avuto dietro al progresso dell’ecosistema francese delle startup negli ultimi dieci anni e che ha portato l’Ile de France e Parigi tra le dieci regioni a più alta concentrazione di innovazione al mondo.

Londra è ancora meglio, tra le prime cinque (è la quarta appena prima di Israele, dopo Silicon Valley, New York e Beijing sulla Innovation Ecosystems Life Cycle realizzata da Mind the Bridge (qui il link per il download). Quindi è utile cercare di capirne le ragioni. Per farlo, oltre che battere tutte le strade (startups, scaleups, fondi, …), è importante anche conoscere e frequentare gli ambienti più istituzionali.

Al riguardo settimana scorsa sono stato invitato da Philip Salter (fondatore del think tank The Entrepreneurs Network) per prendere parte ad un incontro alla House of Lords voluto da Jo Gideon (MP e Chair of the All Party Parliamentary Group for Social Enterprise) and Kevin Hollinrake (MP e, fino allo scorso anno, Under Secretary of State for Enterprise and Markets). Due parlamentari che hanno fatto impresa e quindi propensi ad ascoltare – e fare propria – la voce degli imprenditori.

Il tema era “How Entrepreneurs Can Support the Next Generation”.

È stato un confronto molto interessante, su un tema chiave, oggi e ancora più domani. Come avere più imprenditori.

Lo scenario economico attuale vede l’esplosione della Gig Economy e, con essa, del numero dei freelancers come ha ricordato James Wise di Balderton Capital che ha appena pubblicato un libro (“Start-up Century”) di cui raccomando la lettura. Sta succedendo per opportunità (oggi starting a business è più semplice ed economico) ma anche per necessità (le opportunità di lavoro tradizionale stanno rapidamente declinando).

Di seguito riporto due tra i tanti messaggi che sono emersi dalla discussione.

Dobbiamo ripensare (totalmente) al modo in cui le istituzioni finanziarie lavorano con gli imprenditori

“Se Tesco pagasse i propri dipendenti con dieci giorni di ritardo scatenerebbe uno scandalo nazionale; se lo stesso succede con una startup o un fornitore sarebbe una buona notizia”, ricordava sorridendo James Wise. L’accesso ai capitali è ancora costruito su schemi che mal si conciliano con la natura del mercato del lavoro di oggi. Un’idea provocatoria emersa (ma neanche tanto) è dare ai ragazzi la possibilità di scegliere tra ricevere uno student loan o di avere un business loan (e di fatto avere una education non in classe ma nel real world).

Bisogna esporre (tanto e presto) i giovani all’imprenditorialità

Una ricerca di The Entrepreneurs Network mostra come oltre il 50% dei giovani del Regno Unito valuti di avviare una proprio business, ma il 70% non ha idea di come farlo. Quindi è essenziale che entrepreneurship ed enterprise education facciano parte dei programmi delle scuole (per non parlare delle facoltà scientifiche delle università e dei PH.D).

L’iniziativa Founders4School lanciata da Sherry Coutu (con cui imprenditori su base volontaria vanno a parlare ai ragazzi delle scuole) è un buon esempio in questo senso. Perché, se è vero e corretto, come ci ha ricordato Riccardo Zacconi, fondatore di King, che “un ecosistema cresce se produce unicorni”, it takes a village to raise an unicorn. O, riprendendo le parole di Chesterton citate da Kevin Hollinrake alla House of Lords: “Too much capitalism does not mean too many capitalists, but too few capitalists“. Alllarga la base se vuoi crescere in altezza.

Articoli correlati

Articolo 1 di 3