Prima c’era una barriera economica alla produzione e distribuzione dei contenuti: rotative, carta, logistica, ecc. Conseguentemente la offerta di contenuti era limitata
Adesso basta scrivere online. (per il target cui basta leggere online: una parte crescente dell’audience in un periodo di transizione non immediata) La conseguenza è una esplosione esponenziale della produzione di contenuti.
I produttori di contenuti di prima (chiamati prima “editori”) competono contro i produttori di contenuti di adesso (chiunque) per l’attenzione del lettore (chiamato prima “cliente”) e del suo tempo di lettura.
Prima c’erano quattro fonti di sostentamento per gli “editori”:sovvenzioni pubbliche (es. all’editoria cooperativa, enti morali, partiti, ecc.)
- sovvenzioni private (es. donazioni, aumenti di capitale per coprire le perdite, editoria aziendale, ecc.)
- ricavi da pubblicità
- ricavi da diffusione (vendita)
Adesso vi sono altre fonti di sostentamento per chi scrive online:
- ogni fonte di ricavo degli individui che scrivono
Per quella parte (crescente) di pubblico che adesso giudica sufficiente informarsi online, esiste sempre l’aternativa se pagare (cartaceo o online) o fruire senza pagare (sostanzialmente online) andando ad attingere a quei molti ordini di grandezza in più di contenuti dalle più diverse fonti di informazione.(tecnologia e network sociali in larghissima misura prendono il posto delle funzioni di selezione ed aggregazione prima proprie dell’editore).
Per quella parte rilevante, sensibile ai costi, la fruizione online gratuita è la scelta ovvia. Conseguentemente il flusso di ricavi da diffusione è destinato a scemare. A tendere, la distribuzione fisica è destinata a ridursi, i centri stampa a diminuire; progressivamente le edicole marginali sono destinate ad essere prima sottoservite e infine non servite.
Per quanto riguarda la pubblicità, nella competizione per l’attenzione del lettore, si confrontano piattaforme globali, che spalmano costi di piattaforma su scala planetaria, e piattaforme locali che oltre ai costi di piattaforma hanno anche costi di produzione di contenuti.
Le piattaforme globali hanno un vantaggio di costo non pareggiabile, che consente loro di formare il prezzo delle inserzioni, anzichè sui costi industriali, sulla base della disponibilità a pagare dell’inserzionista (a sua volta legata all’efficacia commerciale della promozione, misurabile direttamente ed accuratamente). Può restare esclusa parte della pubblicità di brand che non ha una finalità commerciale diretta. Per questo, IMHO, le altre forme di sostentamento sono destinate ad aumentare di rilevanza.
Penso che i contenuti prodotti per utilità sociale da organizzazioni che non hanno fine di lucro, così come i contenuti prodotti in modo stabile da aziende con missione diversa dall’editoria, saranno destinati ad aumentare di rilevanza. e molto.
Questo per quanto riguarda l’andamento generale; ovviamente vi sono le dovute eccezioni: informazione specializzata strumentale al lavoro del cliente; piattaforme editoriali che operano su scala estesissima e spalmano i loro costi su una grandissima audience; informazione aggregata di contenuti a costo nullo (o quasi); produzione automatica di contenuti; ecc.
Questo abbiamo condiviso Hal Varian ed io il giorno prima che ritirasse il premio “E’ giornalismo”
Ed anche di come l’evoluzione dei device porterà a contenuti molto brevi, più simili a pillole, e contenuti più lunghi, più simili a saggi; e di come ci sarà una polarizzazione maggiore delle persone informate molto superficialmente e persone informate in modo più approfondito. (mi ha consigliato questo libro)
(dal blog.quintarelli.it/)