Poco più di una settima fa è andato in scena “Startup Revolutionary Road”. L’iniziativa mi piace perché fa sistema tra attori potenti del sistema economico, finanziario, della ricerca e industriale. L’iniziativa mi piace perché conosco alcune delle persone coinvolte, motivate e genuinamente entusiaste.
Una delle parole d’ordine della “strada rivoluzionaria” è stata Autoimpiego. Bene. Uno dei promotori di Revolutionary Road è il presidente dalla Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti.
C’è un’incredibile sovrapposizione tra la mia carriera lavorativa e quella del presidentissimo: a febbraio del 1997, il sottoscritto, come molti della stessa generazione, ha iniziato post laurea ad impiegarsi e ad auto-impiegarsi; lui a sedersi sul trono della più ricca fondazione d’Italia.
Da allora, le due carriere si sono molto articolate:
· il sottoscritto, nell’ordine: entra in una banca d’affari belga, fonda una start-up nell’editoria e nell’e-recruiting, passa ad una banca tedesca, entra in una SIM (ndr. Società di Intermediazione Mobiliare), approda ad una SGR (ndr. Società di Gestione del Risparmio), fonda la propria SGR, vende la start-up attiva nell’e-recruiting, finanzia dieci start-up, vende l’SGR, lavora con un fondo di venture capital internazionale;
· il Presidente, nell’ordine…, prende la presidenza della Fondazione. E ci resta.
Sono passati 17 anni… Insomma, per essere credibili nel diffondere il verbo, oggi assai di moda, dell’Autoimpiego, sarebbe meglio poter esporre interlocutori credibili; differentemente il messaggio è distorto: sono tutti autoimpiegati con la start-up di altri.
La Revolutionary Road delle Startup parte anche da una rivoluzione delle regole di tutto l’ecosistema: è al di là del bene e del male un incarico in un’istituzione di derivazione pubblica che perdura senza alternanza per quasi quattro lustri #FondazioniLibere
Pierluigi Paracchi @pigiparacchi è CEO di Medixea Capital