Il coronavirus sta mostrando un gran bisogno di innovazione digitale, nella pubblica amministrazione e nelle aziende. Per le imprese gli incentivi per l’innovazione ci sono già, in attesa del grande piano di rilancio post-emergenza. Ma, evidentemente, serve il giusto atteggiamento per cogliere le opportunità che offrono.
Tra i tanti articoli letti negli ultimi giorni quello che forse mi ha più colpita è l’intervista a Philippe Starck su Corriere Innovazione. L’architetto più famoso al mondo parla della lezione ricevuta dal padre ingegnere aeronautico ossia “nella vita ci vuole creatività e rigore, perché per far decollare l’aereo ci vuole creatività, per non farlo cadere ci vuole rigore”.
Incentivi per l’innovazione: impariamo a essere creativi
L’insegnamento è stato certo recepito dal figlio, star indiscussa del design mondiale, ma forse – nel nostro piccolo – dovrebbe essere tradotto e contestualizzato nella quotidianità da ognuno di noi, soprattutto in tempi così incerti come quelli che stiamo vivendo. Dovremmo cioè imparare ad essere creativi: partendo da quello di cui abbiamo bisogno, immaginare quello di cui potremmo aver bisogno e quello che potremmo desiderare. Dopodiché applicare il rigore: i bisogni presenti e futuri, assieme ai desideri, devono essere calati in una strategia che sia in grado di valutare i costi ed i benefici della loro realizzazione.
Passiamo al pratico: di cosa abbiamo bisogno ora? Di comunicare con gli altri, di lavorare da casa, di studiare da casa, di poter reperire beni di prima necessità, di essere informati.
Di cosa potremmo aver bisogno? Di chiedere assistenza medica online, l’emissione di certificati sempre online, di avere accesso a documenti sanitari, di poter partecipare a riunioni, sottoscrivere verbali e contratti usando la modalità della firma digitale, pagare bollette, multe, tributi online, di controllare e monitorare i nostri consumi energetici, di poter circolare nella nostra città senza inquinare, di poter riparare un elettrodomestico da remoto.
Ed infine, forse la domanda più difficile e personale: che cosa potremmo desiderare? Di visitare virtualmente un luogo od un museo, di poter programmare o riprogrammare un viaggio, di tracciare la provenienza del cibo che mangiamo o del vino che beviamo, di comprarci un vestito od un accessorio immaginandocelo indosso prima.
Incentivi per l’innovazione, di che cosa hanno bisogno le imprese?
E se ragionassimo come un’impresa? Certamente oggi avremmo bisogno di piattaforme per lo smart working, di firmare contratti da remoto, di avere sistemi di sicurezza cibernetica che ci consentano di compiere operazioni in sicurezza, di avere un sistema integrato per la logistica, un sito di e-commerce per i nostri prodotti, un sistema con software in grado di rilevare se ci siano malfunzionamenti dei macchinari ed in grado di ripararli prima che vi siano ripercussioni sulla catena di produzione, un sistema di monitoraggio e di massimizzazione dell’efficienza energetica, un sistema di blockchain per la tracciabilità dei prodotti. Ed ancora: avremmo bisogno di persone e software che possano fare ricerca e sviluppo, di un team per lo sviluppo di prototipi, di formazione per i propri dipendenti.
Dopo la creatività, dopo che “l’aereo è decollato” si deve lasciar spazio al rigore per evitare che cada: ciò significa che, dopo aver progettato il sistema, bisogna individuare gli strumenti necessarie affinché lo stesso possa funzionare.
Tradotto in termini di innovazione, se gli obiettivi del Piano 2025 messo a punto dal Ministro dell’Innovazione fossero raggiunti, TUTTI i nostri bisogni, presenti e futuri, sarebbero soddisfatti e verosimilmente anche i nostri desideri realizzati.
Il piano strategico messo a punto dal Ministro dell’Innovazione Paola Pisano e presentato il 17 dicembre 2019 mira al raggiungimento di un alto grado di digitalizzazione attraverso l’implementazione di piattaforme di identità digitale, di app di servizi pubblici – con riguardo anche al servizio sanitario, di sviluppo di hub, di programmi di comunicazione ed accompagnamento per startup tecnologiche e via dicendo. Ma la realizzazione di questi progetti è ancora lontana.
Lo dimostra anche il fatto che sul sito del Ministero appare una nota “coronavirus, la digitalizzazione a supporto delle zone rosse”, iniziativa atta a “ridurre l’impatto sociale ed economico nelle aree soggette a restrizioni” ed a migliorare la vita delle persone, che invita chiunque sia in grado di proporre una soluzione digitale di farlo attraverso Repubblica Digitale. Che bisogno ci sarebbe di chiedere aiuto ai privati se davvero fossimo ad un passo dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione?
Tralasciando eventuali collaborazioni, poco possiamo fare nel contesto pubblico: molto diversa, al contrario, è la prospettiva dal lato dell’imprenditore.
Gli incentivi per l’innovazione delle imprese
Tornando alla “creatività” nell’individuare i nostri bisogni, se fossimo un’azienda, infatti, scopriremmo che TUTTE le infrastrutture da sviluppare rientrano in piani di incentivazione Transizione 4.0 e Industria 4.0, cioè TUTTE beneficiano di sgravi fiscali e finanziari a vario titolo.
In attesa di un decreto che su base nazionale possa ridare slancio ad un’economia già provata dall’emergenza sanitaria (quello firmato il primo di marzo riguarda solo le zone interessate direttamente dall’epidemia), le imprese ad oggi possono contare su questi incentivi per l’innovazione:
Credito d’imposta per acquisto di beni strumentali nuovi
Il beneficio è pari al 6% del costo fino a 2 milioni di euro, al 40% per investimenti in beni materiali funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale secondo il modello Industria 4.0 sino a concorrenza di 2,5 milioni di euro (20% è la percentuale applicabile a costi da 2,5 a 10 milioni di euro), al 15% per investimenti in beni immateriali nel limite massimo di 700 mila euro. Sono compresi quindi macchinari, infrastrutture, software, sistemi integrati, piattaforme.
Credito d’imposta per spese in ricerca e sviluppo
In questo caso si riconosce un credito pari a 12% per spese in ricerca e sviluppo sino a concorrenza di 3 milioni, pari al 10% per progetti green e trasformazione digitale sino a 1,5 milioni di euro, al 6% per innovazione e design sino a 1,5 milioni di euro. Il meccanismo promuove le spese per il personale, valorizzando le competenze e dando modo agli imprenditori di investire nelle risorse umane.
Credito d’imposta per la formazione
È già previsto con aliquote che variano dal 50% al 30% a seconda delle dimensioni dell’impresa su ammontari massimi agevolabili di 300/250 mila euro. L’obiettivo è quello di formare i lavoratori, una volta che si è dotata l’azienda delle infrastrutture necessarie.
Altre misure per il credito e l’innovazione
altre misure quali accesso semplificato al credito per investimenti (la c.d. Nuova Sabatini), regimi fiscali che consentono di detassare una parte del proprio reddito derivante dall’utilizzo di taluni beni immateriali (patent box), crediti d’imposta riconosciuti per spese sostenute ai fini della quotazione in borsa delle PMI, voucher per consulenze specialistiche (voucher innovation manager) per citarne alcune.
Il rigore, di conseguenza, serve per formulare una strategia mirata ad identificare una scala di priorità degli obiettivi da porre in essere. Serve per individuare i costi ed i benefici a breve, medio e lungo termine e a usare con lungimiranza gli incentivi per l’innovazione. Serve a farsi trovare preparati davanti a situazioni di emergenza come quella del coronavirus.