Si chiama “Work in Progress” (WIP) l’iniziativa dell’Associazione Pro Terra Sancta per offrire una speranza ai giovani libanesi in un momento di crisi senza precedenti. Lo racconta Daniele Sacco, che con altri manager e imprenditori raccoglie fondi per finanziare le nuove imprese e farne nascere altre
“Sono contento che tu sia riuscito a stare con noi stamattina. Così hai potuto toccare con mano che cosa è il nostro progetto WIP. Non l’avresti mai detto che avremmo avuto da selezionare persino una startup che propone attività fisica online per chi pratica gli e-sports, vero?”
Con queste parole Daniele Sacco mi ha salutato mentre lasciavo la sessione mattutina del “Phitcing Day di Work In Progress (WIP), due giorni di collegamento video con il Libano per ascoltare e valutare i business plan degli aspiranti imprenditori locali.
Daniele, come possiamo raccontare in sintesi questa vostra iniziativa?
“Work in Progress» (WIP) è organizzato dall’Associazione Pro Terra Sancta e vuole offrire una speranza ai giovani libanesi in un momento di crisi economica, politica e sociale senza precedenti. Ci concentriamo sulla formazione professionale di aspiranti giovani imprenditori libanesi e offriamo loro finanziamenti per avviare le loro attività imprenditoriali.”
Immagino che creare imprese in Libano sia un modo per cercare di dare un futuro a un Paese che un tempo era chiamato “la Svizzera del Mediterraneo” e purtroppo da troppi anni è un luogo martoriato sotto ogni punto di vista e ora rischia di essere coinvolto nella guerra tra Hamas e Israele.
“Sì! Vogliamo contribuire a creare una base economica più stabile e resiliente, vogliamo portare speranza attraverso il fare impresa, valorizzando idee di startup e creando sviluppo. Del resto, lo sviluppo è il nuovo nome della pace, credo abbia detto qualcuno molto più autorevole di me.”
L’ha detto papa Paolo VI nell’enciclica sociale Popolurom progressio nel 1967, se non sbaglio. Come mai un manager di successo come te, che ha lavorato in grandi gruppi multinazionali e ora è direttore Risorse umane e organizzazione, Affari legali e societari del Gruppo Mondadori, si trova impegnato in una avventura così?
“Ho conosciuto l’Associazione Pro Terra Sancta durante un pellegrinaggio a Gerusalemme. Sono rimasto affascinato dalla loro attività per la conservazione del patrimonio culturale e naturale, per l’assistenza umanitaria alle comunità locali e per l’opera di formazione per le fasce più vulnerabili della popolazione…”
…che immagino purtroppo coinvolga in quei territori una ampia fetta di popolazione…
“È così. Colpiti dalle opere che Pro Terra Sancta riusciva comunque a svolgere, con un gruppo di amici, dirigenti e imprenditori, ci siamo chiesti come potevamo dare una mano. Così nasce il Progetto WIP.”
Progetto che non mi sembra però in linea con quello che fanno normalmente i frati…
“Non lo è, ma loro hanno capito la prospettiva e la visione che sta dietro questo progetto: favorire concretamente la ripresa dell’economia locale, attraverso la formazione di una nuova leva di giovani imprenditori.”
Insomma, voi insegnate a pescare invece di continuare a regalare il pesce…
“…e gli insegniamo davvero a pescare, perché i 28 startupper che hai visto ai nostri pitching day sono stati selezionati dopo aver completato tre mesi di corso di formazione altamente professionale: un corso di life skills (2 settimane), successivamente il corso di business aziendale per 10 settimane, progettato in base a ciò che di cui i partecipanti hanno bisogno. Arrivano con idee strampalate o appena abbozzate, escono con business plan di qualità, come quelli che hai visto presentare alla giuria”
Quanti ne sosterrete?
“La giuria, composta dal nostro Advisory Board, ne ha selezionati 20. I migliori.”
E ora, cosa accadrà?
“Con i nostri finanziamenti a fondo perduto, queste proposte di valore potranno andare sul mercato e i vincitori del concorso potranno dimostrare di avere la stoffa per fare impresa. Queste attività saranno tutte finanziate dal progetto Work In Progress, con i fondi che abbiamo raccolto con la nostra attività di fundraising. Sono classici esempi di microcredito: grazie a un piccolo sostegno economico, una persona, una famiglia possono lanciare un’attività economica.”
Però mi spiegavi che c’è dell’altro
“L’obiettivo è creare un sistema virtuoso che, negli anni, possa garantire la sostenibilità del progetto. Per questo ogni imprenditore si impegna a restituire una percentuale del proprio guadagno, affinché possa essere messa a disposizione di altri giovani imprenditori che verranno dopo.”
Una restituzione, un giving back che fatto in questa situazione vale molto, è il “capitalismo della responsabilità”…
“Vale molto, anzi vale tutto, direi, perché certifica un modo di fare impresa che tiene insieme profitto e impatto e che garantisce coesione e sostenibilità sociale. È quello che serve, soprattutto in una terra in cui l’87% delle famiglie soffre di malnutrizione, con una diaspora per cui 12 milioni di libanesi vivono fuori dal paese e una economia fuori controllo. È un segno grande…”
…che però non basta a capovolgere la situazione generale…
“Non fare il cinico, anche perché non lo sei. Nessuno di noi ha il potere di far evolvere la situazione politica dell’area, però, come fanno i frati della Custodia di Terrasanta, possiamo fare tutto il bene possibile, quello che è nella nostra disponibilità.”
È ciò che chiamo, parafrasando Vaclav Havel, “il potere dei senza potere nell’era digitale” ed è molto di più di quanto non si pensi. Chi volesse aiutarvi cosa può fare?
“Per saperne di più o per contattarci basta googolare Work in progress Libano, ma innanzi tutto serve raccontare il progetto. In questo modo si diffonde speranza e si fa scoprire che possiamo essere utili anche da qui e magari altri manager e imprenditori si coinvolgeranno in questa iniziativa. Per esempio, nell’edizione di quest’anno Talent Garden è diventato partner del progetto e ha ospitato i pitching day a Milano.”
Ho visto e ho letto che Davide Dattoli, co-fondatore di Talent Garden, ha detto che “da sempre supportiamo la nuova imprenditorialità e crediamo fortemente nell’idea che sta alla base del progetto: creare lavoro tra i giovani libanesi per aiutarli a rimanere nel paese e immaginare un futuro diverso”
“Davide ha compreso che questo progetto è un piccolo passo, ma concreto, per favorire uno sviluppo sostenibile nel Paese in queste settimane di grande tensione nella regione. E lasciami ringraziare per il sostegno Regione Lombardia e l’Ambasciata italiana a Beirut, che ha seguito in questi mesi la preparazione dell’iniziativa”
Permesso accordato, Daniele. E grazie a te per avermi mostrato questa iniziativa di impatto. Un segno che mostra come la speranza davvero non muore mai, se noi non la lasciamo morire. Daje!
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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia
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