Sarà ricordato come l’anno della pandemia, ma anche come i 12 mesi tra i più complessi di sempre per il settore della ristorazione. Se c’è un ambito economico colpito, anche più di altri, dalle restrizioni introdotte per fronteggiare e limitare la diffusione del Covid-19, questo è proprio quello dei ristoranti.
Da luogo “principe” della socialità, la sfida dei ristoranti è stata quella di cambiare pelle e continuare ad offrire il proprio servizio a distanza, nel rispetto delle precauzioni e delle norme di sicurezza. Per farlo, l’alleato principale è stato il food delivery che, da canale di fatturato parallelo e incrementale, ha assunto un ruolo ancor più importante, quale vero e proprio servizio essenziale. Non solo per i ristoranti, a cui ha permesso di continuare a lavorare, tutelando il business, l’occupazione e l’indotto. Ma anche per i consumatori che, frequentando a distanza i propri ristoranti preferiti, hanno vissuto momenti di normalità anche nella fase più acuta del lockdown.
In questa prospettiva, AssoDelivery, l’associazione che riunisce le principali piattaforme di food delivery attive in Italia (Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Social Food), ha messo in campo misure specifiche affinché il servizio venisse svolto in sicurezza e nel rispetto delle disposizioni delle istituzioni e delle autorità sanitarie. La prima iniziativa implementata è stata la consegna in modalità “senza contatto”, proprio per garantire consegne nel rispetto della salute di rider, ristoratori e clienti. A questo, le piattaforme hanno aggiunto la distribuzione di dispositivi di protezione individuale ai rider, come mascherine e gel igienizzante.
Nella gestione delle attività nel corso della pandemia, è stato fondamentale il coordinamento con il settore della ristorazione, a cominciare dalle associazioni che ne rappresentano le istanze. Sempre in un’ottica di tutela della salute, e a garanzia di un servizio sicuro, AssoDelivery ha infatti definito, in collaborazione con la FIPE, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, specifiche linee guida per il rispetto delle norme igienico-sanitarie dalla fase di produzione al confezionamento, fino alla consegna del cibo. Il tutto, in linea con quanto disposto dalle autorità e dal Ministero della Salute. Si tratta di un impegno che vogliamo portare avanti anche il prossimo anno, per continuare a sostenere il settore della ristorazione, garantire un servizio in sicurezza e dare il nostro contributo per superare la pandemia e uscire insieme dalla crisi.
Ma il 2020 è stato anche molto altro. Ed è stato, soprattutto, l’anno in cui AssoDelivery ha firmato, insieme ad UGL Rider, il primo contratto collettivo per i rider in Europa. Si tratta di un risultato storico, un passo in avanti fondamentale per tutta l’industria e per i rider in particolare.
Il CCNL introduce nuovi diritti e maggiori tutele nel solco della normativa voluta dal Governo, che ha permesso di ampliare la gamma di protezioni nell’ambito del lavoro autonomo. Nello specifico, il contratto introduce un compenso minimo per ora lavorata, indennità integrative per lavoro notturno, festività e condizioni meteo sfavorevoli, un incentivo orario nelle città di nuova apertura, sistemi premiali, dotazioni di sicurezza, assicurazioni, formazione obbligatoria, divieto di discriminazione, pari opportunità e tutela della privacy, contrasto al caporalato e al lavoro irregolare e diritti sindacali.
La firma del CCNL Rider è un risultato molto importante non solo per il food delivery, ma per l’intero mondo del lavoro che guarda al futuro. È l’avvio di un percorso che consentirà al food delivery di crescere e alle piattaforme di continuare ad investire nel mercato italiano, contribuendo così allo sviluppo della ristorazione, sia dal punto di vista occupazionale sia da quello, non meno importante, dell’innovazione.