Non di sole startup vive il rapporto tra tecnologia e disabilità, tra digitale e solidarietà. C’è anche chi da 35 anni opera per favorire attraverso l’uso delle tecnologie digitali autonomia e inclusione delle persone disabili in tutti i contesti di vita: lavoro, scuola, vita sociale e culturale. È la Fondazione ASPHI onlus. Asphi nasce, come molte cose nella vita, spesso quelle decisive, da un incontro “imprevisto”: nel 1976 Marina Vriz era una bella e brillante ragazza da poco laureata in filosofia. Ai non vedenti allora venivano proposte principalmente tre professioni: centralinista, massaggiatore/trice, insegnante. A Marina le prime due opzioni non piacciono; fare l’insegnante sì, e anche molto. Tuttavia, dati i tempi lunghi per ottenere un incarico, decide di iscriversi a un corso rivoluzionario per quei tempi: un corso per programmatori ciechi.
Il corso prevedeva anche delle esercitazioni: così Marina, insieme al compagno di corso Pierino, chiese di poter usare i computer del centro di calcolo IBM di Bologna. Fu questa l’occasione di incontro con il responsabile del Centro di Calcolo, che si incuriosì nel guadare questi due ragazzi al lavoro, volle conoscerli meglio, ne comprese il valore e propose a IBM l’assunzione di Marina e Pierino in azienda.
Il dirigente IBM si chiamava Giovanni Zanichelli e aveva intuito come fosse importante non solo dare tecnologie e formazione ai non vedenti, ma
soprattutto convincere le aziende che una persona disabile, con apposite tecnologie e formazione, poteva svolgere bene il lavoro di programmatore. Marina e Pierino furono assunti e, dalla intuizione di Zanichelli nel 1980 nasce ASPHI, come associazione di imprese che sostenevano questa visione.
Negli anni ASPHI ha allargato il proprio campo di azione, dato che le tecnologie informatiche potevano essere di ausilio non solo in ambito lavorativo, ma anche in quello scolastico e sociale. Insieme crescevano anche le tipologie di disabilità: da quelle visive a quelle uditive, cognitive e motorie, a disturbi molto diffusi quali autismo, dislessia, discalculia, per i quali le tecnologie digitali possono essere veramente di grande supporto.
“Oggi – dice Franco Bernardi, uno dei “motori” della fondazione – ci occupiamo anche dell’età anziana, perché il rovescio della medaglia dell’allungamento della vita è sovente il trascorrere gli ultimi anni con riduzione di vista, udito, malattie croniche, fragilità. Grazie alle nuove possibilità offerte dagli strumenti touch e mobile, dalle reti e dal cloud, abbiamo “evoluto” la nostra attività, che si rivolge non solo alle persone con disabilità, ma anche alle aziende, agli insegnanti, a
gli educatori, agli operatori socio-sanitari, alle strutture per anziani e a quelle di riabilitazione e cura.”.
Ogni due anni Asphi organizza a Bologna la mostra-convegno HANDImatica, unico appuntamento nazionale rivolto esclusivamente all’ICT per la disabilità. A novembre 2014 si è svolta con successo la decima edizione.
“ Operiamo principalmente – continua Bernardi – per progetti, cioè attività finalizzate ad affrontare problemi reali, con impegni precisi in termini di obiettivi da raggiungere, risorse impiegate, tempi di realizzazione. Svolgiamo anche attività di consulenza, formazione e informazione. Pochi giorni fa il nostro progetto “ CLIP4ALL” – un kit di auto-costruzione per consentire l’accesso a PC, smartphone e tablet attraverso interfacce adatte alle singole esigenze, realizzate anche con materiali insoliti, come tessuto conduttivo, pongo, disegni a matita, carta alluminio – è stato tra i 10 vincitori del bando “Think for Social“, di Fondazione Vodafone Italia.” La più recente della lunga serie di buone pratiche realizzate da Asphi in questi trentacinque anni: e tutto lascia prevedere che non sarà certo l’ultima!
* Antonio Palmieri, deputato Commissione cultura, Forza Italia, @antoniopalmieri