Scenari

Fiducia e condivisione: saranno le parole del 2014

Per Francesco Morace, presidente dell’istituto di ricerca Future Concept Lab, l’italian factory è ancora molto forte. Ma il Paese deve rialzarsi e puntare su un’economia collaborativa, basata su trust & sharing. Perché questi saranno i trend social del nuovo anno

Pubblicato il 05 Dic 2013

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Francesco Morace, sociologo e presidente dell’istituto di ricerca Future Concept Lab

“Puntare su fiducia e unicità: sarà questo l’approccio più seguito dalle imprese che faranno successo nella sfida globale”. A dirlo è il sociologo e presidente dell’istituto di ricerca Future Concept Lab, Francesco Morace. Che dalla platea di Social2Business, evento di business matching organizzato dal gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda, ha ricordato a imprenditori e manager che l’Italia, per quanto in fondo alle classifiche di competitività, mantiene un fortissimo appeal sul resto del mondo in termini di qualità della vita. “Nonostante tutto, siamo i più invidiati: l’italian factor è ancora molto forte”, ha detto Morace. Per rialzarsi, però, il Paese ha bisogno di compiere uno scatto dal punto di vista culturale: “Dobbiamo sconfiggere l’invidia competitiva che non ci spinge a metterci insieme e ad avere visione strategica”. Insomma, fare network e costruire relazioni più solide, anche tra imprenditori, è la chiave per moltiplicare il valore del sistema Paese. Perché la creazione di comunità basate sulla fiducia reciproca e sull’autenticità è una delle tendenze che più caratterizzerà il prossimo futuro.

Quali saranno i trend in ambito social del 2014 e, più in generale, dei prossimi anni?
“Un primo paradigma decisivo sarà quello del trust & sharing, ovvero fiducia e condivisione. Negli approcci di economia collaborativa, per essere credibili è e sarà necessario puntare sulla fiducia e sulla reputazione, sia personale che aziendale. Si sta formando di nuovo una logica delle affinità, che porta alla creazione di comunità”.

Anche in Italia l’economia può ricevere una spinta dalla fiducia?
“Sarebbe importante per una realtà come la nostra. Il problema è che in Italia non abbiamo un sistema trasparente. C’è sempre un detto, un retropensiero che rallenta questa dimensione di trust che può facilitare la condivisione. Molti imprenditori non fanno sistema e non aiutano la nostra economia a essere più competitiva semplicemente perché non si fidano gli uni degli altri”.

Quali altre macrotendenze possono trasformarsi in opportunità da cogliere per le imprese?
“La logica unique & universal può essere quella giusta per fare il salto di qualità. È l’esatto opposto del modello di globalizzazione che abbiamo conosciuto finora. Il motto era ‘think globally, act locally’: pensa global, agisci localmente. Ora è in atto una controtendenza, quella di proporre la propria unicità, anche molto locale, non in chiave difensiva e cercare di espanderla a livello globale. Che poi, se ci pensiamo, è quello che hanno fatto e stanno facendo i nostri migliori imprenditori con l’internazionalizzazione delle proprie aziende. Gente come Armani, Farinetti e tanti altri hanno universalizzato la propria identità, la propria ‘lombardità’, ‘piemontesità’, ‘campanità’ e così via. Hanno trasformato il locale in una ricchezza. Per sintetizzare, quindi, la tendenza che verrà premiata anche in chiave social è l’essere ciò che siamo, senza il bisogno di imitare altri modelli. E sarà apprezzato sempre di più lo human touch, il tocco umano. Credevamo che la pervasività della tecnologia l’avesse sostituito e invece no: i robot non hanno vinto”.

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