Il Mentoring è un potente strumento di sviluppo personale, un modo efficace per aiutare le persone a progredire nella loro carriera, un mezzo fondamentale per lo sviluppo delle startup. Con questo spirito ho accettato da ormai oltre un anno di diventare mentor di quella incredibile realtà che è Talent Garden, partecipando anche all’organizzazione degli Startup Weekend in varie parti d’Italia.
Cosa mi ha spinto a fornire gratuitamente il mio poco e prezioso tempo libero (ore sparse quando si può, qualche notte e molti weekend)? Il tutto, sarò sincero, è partito da un obiettivo personale: trarre il massimo del valore dalla condivisione delle esperienze e in generale dalle possibilità che una relazione con talenti energici e motivati può dare; conoscere, vivendolo, quel mondo del digitale che, pur fuori dalle grandi aziende dell’ICT, fa attivamente innovazione e prova, rischiando in proprio, a cambiare un po’ del mondo in cui viviamo.
Sono partito senza una vera e propria metodologia strutturata da applicare, ma usando azioni che istintivamente mi sembravano adeguate: porre domande, sfidare, incoraggiare, rilanciare con nuove idee, ricercare sintesi non banali con contesti estranei alla persona che avevo di fronte. Quasi in automatico si sono poi attivati gli “attrezzi” della mia “cassetta” professionale che è fatta di revisione dei business model, identificazione di una value proposition poi da tradurre in una winning proposition, strategia di canale e solution selling.
L’aver conosciuto approfonditamente Davide Dattoli (founder ventenne di Talent Garden e secondo me fenomeno positivo e unico in Italia) e l’aver avuto la possibilità di interagire con tanti altri vecchi e nuovi amici e talenti vicini al mondo dell’innovazione e del digitale ha fatto il resto.
La nuova sfida, mentre mi diverto a rivivere gli Startup Weekend, è provare a fare di più per mettere in relazione il mondo delle startup con quello delle grandi imprese e delle istituzioni. Non mancano, me ne rendo conto, incubatori, hub e iniziative varie in Italia che vanno in questa direzione. Ma c’è qualcosa, a mio modestissimo avviso, che non sta girando e che lascia questi mondi scollegati tra loro, spesso sulla soglia dell’autoreferenzialitá. Incentivare altri manager e imprenditori, senza che lascino in nessun modo la loro occupazione, a dare un po’ del proprio tempo alle startup può essere un bel pezzo della soluzione e penso ne possa trarre beneficio tutto il sistema Paese. Il mio lavoro di tutti i giorni in una grande azienda ritengo ne abbia tratto esso stesso benefici in termini di creatività, network ed energia. Il tutto senza in nessun modo volersi mai identificare in un business angel o venture capitalist, figure fondamentali ma di tutt’altra natura.
Da marito e padre di due splendide bimbe, questa attività ha significato un’ulteriore limitazione del tempo che dedico loro con una vita professionale che mi vede durante la settimana lontano da Milano e molto spesso all’estero. Sono però riuscito a spiegarla loro come una cosa bella, coinvolgendole in ciò che faccio, illustrando con esempi il potenziale di cambiamento che si può generare e mostrando con l’esperienza che costruire è molto più importante e stimolante che criticare/demolire anche se costa impegno e sacrificio, che partecipare alle attività degli altri ti completa, soprattutto se ciò che si fa migliora in qualunque modo la vita di chi ci sta intorno, che altruismo non è solo donare oggetti, ma anche il proprio tempo e le proprie esperienze.
Non ho mai avuto hobby particolari, ma ho sempre amato impegnarmi anche fuori dal lavoro: il mentoring per me è impegnarsi con ciò che so fare meglio e su cui mi sento di dare valore vero.
Concludo con una citazione letta per caso qualche mese fa, che penso renda bene l’idea di apprendimento e crescita reciproca generata nei processi di mentoring: “Tell me and I forget, teach me and I may remember, involve me and I learn”, Benjamin Franklin.
* Andrea Porcu è Sales Vicepresident Government & Industry in Selex ES