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Europa e innovazione: manca ancora il senso di urgenza



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Parlando di innovazione e startup, più che di Europa e di Paesi ci sono il Regno Unito e alcune piazze di medie dimensioni (come Parigi) e altre piccole (Milano). Ma soprattutto c’è un fattore rilevante: il tempo. Il Vecchio Continente si muove troppo lentamente

Pubblicato il 28 mag 2024



Europa e innovazione

Il mio “commuting” tra Europa e Silicon Valley mi genera strutturalmente un certo “strabismo” (espressione rubata a Max Garri).

Vivendo nel Vecchio Continente tendo ad adagiarmi sui suoi ritmi, a navigarne – soffrendo – le sue rigidità e complessità che, anno dopo anno, stanno facendone sfiorire la sua sublime bellezza ed enorme potenziale.

Ma, andando spesso in Silicon Valley, vengo rapidamente riportato con i piedi per terra. “È facile essere smart qui, vivi nel futuro”, mi ricordava venerdì Vittorio Viarengo – una carriera tra VMware, McAfee, Mobiliron – che ora si è messo a programmare in AI per capire “what the future holds”. Qui il suo pensiero completo (registrato dopo la nostra rituale partita di tennis a Silver Creek) per chi volesse approfondire.

Devo ammettere che lo strabismo mi si è accentuato dopo la settimana scorsa passata nella Bay Area per una serie di incontri programmati (oltre che per ospitare l’ampia delegazione di SMAU e partecipare all’European Innovation Spotlight organizzato da European Innovation Council).

Come sempre la Silicon Valley ti offre una montagna di spunti. Ma paradossalmente sono stato folgorato sulla via del ritorno dalle reazioni ad un paio di post su LinkedIn. Li riporto di seguito.

Europa e innovazione: solo Regno Unito e città

In un post ho ripreso e commentato alcuni dati pubblicati nel recente report “Building Blocks” pubblicato da The Entrepreneurs Network per orientare il dibattito preelettorale nel Regno Unito (sì, avete capito bene, pubblicare dati per guidare la scelta degli elettori, so che da noi non si usa). In particolare mi aveva colpito la figura sotto.

In estrema sintesi: parlando di innovazione e startup, più che di Europa e di Paesi, parliamo di Regno Unito e di città.

E, nello specifico, guardiamo a Londra (l’unico tech cluster europeo tra i top al mondo), a due/tre hub di media dimensione (Parigi, Berlino e Stoccolma) e ad una ventina di piccole piazze (tra queste Milano).

Al di là del Regno Unito (che tecnicamente non fa parte dell’Unione Europea), “fragmentation is the name of the game”. E questo non paga nel mondo dell’innovazione che, come mostrano i dati, vive di agglomerazione e concentrazione.

Il grande assente in Europa: il senso di urgenza

Fin qui nulla di nuovo. La cosa che mi ha fatto pensare sono stati i commenti. Al di là delle prese di posizione più “ufficiali” come quella del Presidente di EIC Michiel Sheffer (“I have never believed in copying others. Geographically fragmentation is a reality in Europe, but London and Paris rival with the Bay Area in concentration and in economic power. But Europe has its own features the US has not like a high-tech industrial swarm from Eindhoven to Bologna, with sidebranches from Lyon to Graz.”) molti commenti si sono “arroccati” sulla bontà del modello europeo orientato alla multi-polarità, diversità, piccola impresa e ritenuto superiore in quanto non esposto a “negative agglomeration effect” (alti costi degli alloggi, salari, congestione, …). Quindi la soluzione è lavorare sul rafforzamento del mercato unico come peraltro sottolineato nel Rapporto Draghi.

Pur concordando, ritengo che al dibattito manchi spesso un aspetto, purtroppo non irrilevante: il fattore tempo. L’Europa si muove troppo lentamente e parte da una posizione di grave ritardo. E le grandi partite (l’AI per citare solo l’ultima) si stanno giocando ora e altrove.

Perché la Francia in Europa è l’unico ecosistema credibile

In Europa la Francia delle startup è davanti a tutti. Ne avevamo già parlato in un articolo un paio di mesi fa. Ne abbiamo avuto conferma settimana scorsa, in occasione di VivaTech che, alla sua ottava edizione, ha raccolto oltre 150 mila presenze.

Per la prima volta da quando è stato eletto nel 2017, il Presidente Emmanuel Macron non ha partecipato in quanto è dovuto volare per una emergenza nella Nuova Caledonia.

Però ha postato un messaggio su LikedIn e ha organizzato, la sera prima della sua partenza, un ricevimento all’Elysée con le migliori startup e talenti in ambito AI. Il suo messaggio è stato: “Parigi, da Ville Lumière deve diventare la città dell’AI. E la sfida è oggi. Sfida da percorrere a tutta velocità”.

Il tutto mi ha ricordato il ricevimento, sempre all’Eliseo, organizzato da Hollande nel 2014 per sostenere l’avvio di La French Tech

Quello che differenzia la Francia dal resto d’Europa è il sostegno all’innovazione e alle startup che viene dall’alto (dal massimo livello possibile) e che si mantiene governo dopo governo.

Macron ha continuato (scalandolo) il lavoro avviato da Hollande. Non lo ha smontato perché proveniente da una differente parte politica. Su questo, alle nostre latitudini, abbiamo tanto da imparare. Anche perché non c’è tanto tempo e siamo in ritardo.

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