Quali saranno le priorità economiche per Governo e Parlamento all’indomani delle elezioni del 4 marzo? Le candidature sono sulla carta tante – la gestione del debito pubblico e la revisione della legge Fornero sulle pensioni sono presenti ad esempio (anche se con proposte spesso discordanti) nei programmi di molti partiti – ma io non ho dubbi: la priorità, per tutte le ricadute che essa ha sulla nostra vita e sul nostro futuro, è la “manutenzione” del sistema delle imprese. Uso un termine volutamente riduttivo per evidenziare come l’”usura” del sistema delle imprese sia un fatto del tutto naturale e come viceversa la “manutenzione” – o auspicabilmente il “rafforzamento” del sistema stesso – non sia assolutamente scontata, se non si crea un contesto che la favorisca. L’usura è un fatto naturale perché l’aspettativa di vita delle imprese, in controtendenza a quella degli umani, è in continuo calo in tutto il mondo.
PERCHE È NECESSARIO CHE NASCANO NUOVE IMPRESE
Quali sono le cause e gli effetti di questo calo? Le cause possono essere le più varie: le transizioni generazionali ad esempio, l’emergere di nuove tecnologie e di nuovi modelli di business disruptive, il cambiamento delle regole della concorrenza su scala globale, il modificarsi dei valori e dei modi di vita delle persone. L’effetto è che ogni anno una parte delle imprese esistenti esce dal gioco e che, se non ne nascono di nuove sufficientemente robuste per sopravvivere e crescere in mercati spesso ipercompetitivi, si creano le condizioni per un aumento strutturale della disoccupazione e per un calo strutturale dei nostri redditi pro capite.
IL RUOLO DEL PARLAMENTO E DEL GOVERNO
Che cosa c’entrano il Parlamento e il Governo con tutto questo? Ci sono norme o progetti del governo uscente che vanno in qualche modo salvaguardati? La legge Calenda (“Industria 4.0”), forse il primo provvedimento organico da molti anni a questa parte, aiuta da un lato le imprese ad affrontare la “trasformazione digitale” (per renderle più competitive ed evitare un ulteriore aumento del tasso di mortalità) e incentiva dall’altro gli investimenti finanziari in imprese innovative. È un primo provvedimento che mi sembra stia cominciando a dare risultati e che deve essere non solo procrastinato ma anche potenziato: ricordando che l’Italia è tra i fanalini di coda in Europa nel finanziamento dell’innovazione e che l’Europa (nonostante la crescita molto sostenuta dell’ultimo anno) è ancora lontanissima non solo dagli Stati Uniti, ma anche dall’Asia.
LA NECESSITÀ DI ATTRARRE CAPITALI INTERNAZIONALI
È solo un problema di finanza pubblica o si può fare qualcosa di più e di diverso? La finanza pubblica non è l’unico tema. In un contesto di libera circolazione dei capitali finanziari, gli investimenti – dei grandi fondi, delle imprese e delle persone – vanno laddove le condizioni sono più favorevoli, ovviamente dal punto di vista fiscale ma anche da quello della certezza del diritto, dell’efficienza della burocrazia e della velocità dei processi civili. Aspetti tutti su cui il nostro Paese non è sicuramente all’avanguardia, ed è questa probabilmente la ragione per cui molte imprese, anche italiane, preferiscono investire nel Canton Ticino invece che nel Comasco o nel Varesotto, nonostante il grande divario nei salari e nel costo della vita. So che è un tema che può apparire trito e ritrito, perché se ne parla da molti anni. So che è un tema molto difficile da affrontare, perché richiede profondi cambiamenti anche culturali. Ma è sulla capacità di correggere i malfunzionamenti che si gioca il nostro futuro.