Marco Iannacone è un ingegnere milanese. Quattro anni fa, insoddisfatto dalle soluzioni per la dislessia disponibili sul mercato, decise di crearne una per aiutare suo figlio a studiare meglio.
Nasce così EdiTouch, il tablet per studenti dislessici, utile anche per ragazzi con “bisogni educativi speciali”: deficit dell’attenzione e iperattività, disturbi specifici dell’apprendimento, ritardo mentale.
Visto che con suo figlio funzionava, Iannacone ha dato vita alla startup Digitally Different per rendere disponibile ad altri ciò che aveva realizzato per sé. Essendo un ingegnere, cioè un tipo preciso, ha voluto però verificare in maniera scientifica l’efficacia del suo prodotto. “Se funziona in una realtà lontana geograficamente da me – pensava Marco – dovrà funzionare dappertutto!”.
Iannacone si industriò e così circa 400 studenti di 8 scuole elementari e medie dell’hinterland romano hanno partecipato a una sperimentazione scientifica, negli anni scolastici 2012-2014.
I risultati (raccolti dalla ASL Roma D) sono stati divulgati il 19 e 20 settembre 2014 al XII Convegno Internazionale sulla dislessia di San Marino. Studiando con questo tablet gli studenti affetti da DSA ottengono migliori risultati, sono meno stressati, più autonomi e più sereni nello studio. Oltre il 70% di ogni gruppo di riferimento (insegnanti, alunni e genitori) ha riconosciuto la maggior efficacia di questo strumento rispetto a quelli compensativi tradizionali su PC.
Anche il report 2014 dell’European SchoolNet ha presentato i risultati della sperimentazione scientifica di Editouch come modello per la realizzazione di una didattica davvero inclusiva.
Una bella soddisfazione. E ora, Iannacone? “I ragazzi dislessici non hanno problemi intellettivi. Se sono resi consapevoli del motivo delle difficoltà che incontrano e sono messi nelle condizioni di poterle superare, acquisiscono fiducia e autostima e così possono completare con successo il percorso di studi e inserirsi nel mondo del lavoro come qualsiasi altro studente”
“Vi sono importanti esperienze – continua – nell’uso della didattica digitale nelle nostre scuole. Perché non metterle a fattor comune, definendo una o più linee metodologiche e un kit minimo di funzionalità che gli strumenti digitali devono avere? I bimbi dislessici hanno bisogno di strumenti realmente educativi e non di prodotti ludici convertiti.Sono sicuro di non essere l’unico che sarebbe ben contento di dare dei suggerimenti sulla base della propria esperienza!”.
Avvertenza per il lettore. In questa rubrica presento iniziative di tecnologia solidale nate per risolvere un problema ma che vogliono stare sul mercato. Anche questa è innovazione sociale.
* deputato Commissione cultura, Forza Italia, @antoniopalmieri