Finanziamenti

Crowdfunding, l’impatto dei capitali dalla Rete

Presso la School of Management del Politecnico di Milano un Observatory dedicato studia il fenomeno che è alle sule prime manifestazioni. Oltre al primo portale approvato da Consob, Satrsup, stanno per partire diversi progetti, sostanzialmente con due modelli di business. Sarà interessante capire se ridurranno i vincoli finanziari delle start up e generare sinergie con il venture capital e altri canali

Pubblicato il 06 Nov 2013

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Con la prima autorizzazione concessa da CONSOB per il portale StarsUp (www.starsup.it), si compie un’altra tappa importante per l’Equity Crowdfunding in Italia. L’innovazione, introdotta in Italia dal D.L. 179/2012, consente alle start-up innovative di raccogliere capitale di rischio direttamente attraverso Internet, in deroga alla disciplina sulle offerte pubbliche di sottoscrizione.

Il Crowdfunding Observatory costituito presso la School of Management del Politecnico di Milano è impegnato a studiare il fenomeno, in particolare rispetto all’impatto che esso potrà avere sul processo di finanziamento delle imprese in Italia.

Nel mondo l’osservatorio ha individuato 94 piattaforme di Equity Crowdfunding. Sebbene, infatti, l’Italia sia uno dei primi paesi al mondo a dotarsi di una normativa specifica su questo tema, in altri paesi è già possibile (nell’ambito di alcuni vincoli) raccogliere capitale di rischio attraverso la rete. Secondo Massolution (www.massolution.com) il mercato dell’Equity Crowdfunding vale a livello mondiale 166 milioni di dollari, in rapida crescita nel breve termine.

In Italia, oltre all’iniziativa già approvata da Consob, sono in fase di partenza altri progetti (FundEra, specifico per progetti ‘green’, CrowdFundMe, WeAreStarting, OpsIdea, StartZai, Startify, UnicaSeed). Il modello di business è duplice, come evidenziato nel grafico: accanto ai portali che offriranno la sottoscrizione in ‘front-office’ (ovvero direttamente dal web secondo i criteri di legge) esiste già una piattaforma attiva (Siamosoci, www.siamosoci.com) che presenta progetti di business che possono essere finanziati in ‘back-office’ ovvero contattando in separata sede i promotori. Inoltre è prevedibile che alcuni players si focalizzeranno sulla raccolta di capitale (piattaforme ‘CF only’) mentre altre evolveranno verso modelli di business integrati, offrendo anche altri servizi come scouting, tutoraggio, assistenza manageriale (come ad esempio Agis.Co).

In futuro sarà interessante analizzare se l’Equity Crowdfunding contribuirà effettivamente a ridurre i vincoli finanziari per le società start-up innovative, e a generare sinergie con altri canali di finanziamento come i business angels e il venture capital. Inoltre si dovranno trovare soluzioni efficienti per la gestione di un azionariato numeroso e frammentato per piccole società non dotate di strutture organizzative. Così come si dovrà strutturare un mercato ‘secondario’ per le quote azionarie sottoscritte.

Infine, si dovrà pensare a un adeguato sistema di incentivazione, per i round di finanziamento delle start-up successivi al crowdfunding iniziale. Il nostro gruppo di ricerca, studiando le best practices internazionali, sta elaborando una proposta con il fine di utilizzare al meglio i (pochi) fondi pubblici disponibili.

* Massimo G. Colombo e Giancarlo Giudici, Politecnico di Milano – School of Management

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