Citybility, quando fare la spesa diventa una responsabilità sociale

La startup a vocazione sociale, ospitata da Polihub, consente a chi fa acquisti di donare parte della somma a realtà del terzo settore dopo aver scaricato la app che segnala gli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa. È una proposta italiana di “social responsability shopping”

Pubblicato il 26 Mag 2017

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Alcune settimane fa avevo raccontato della piattaforma spagnola Helpfreely.org, che consente di donare una quota della spesa per acquisti di ecommerce a favore di realtà del terzo settore. Pochi giorni fa ho scoperto che esiste in Italia, a Monza, Citybility. Di che si tratta? Citybility è una startup a vocazione sociale che mette insieme negozi fisici e realtà del terzo settore. Così come avviene per l’ecommerce con Helpfreely, nel caso di Citybility vengono donate a realtà del terzo settore parte delle somme spese per acquisti nei negozi che aderiscono a questa iniziativa. Lo chiamano “social responsability shopping”, altrimenti detto acquisto socialmente responsabile.

Fondata nel 2014, Citybility ha sede all’interno del PoliHub, incubatore della Fondazione Politecnico di Milano, e ha iniziato l’attività dal maggio 2016, a Monza, avendo vinto il bando “Opportunità in Rete” del Comune. In questo modo è stato possibile testare la piattaforma e fare una esperienza concreta di mercato. Dopo questo primo “giro di prova”, ora il team di Cityability intende espandersi anche in altre città italiane, affiliando nuovi negozi. A questo proposito, alla fine di maggio ci sarà una presentazione a Torino. Il funzionamento di Citybility è semplice. Dalla loro piattaforma e dalla app scaricabile gratuitamente puoi vedere quali esercizi commerciali del tuo territorio s’impegnano a donare una quota della tua spesa a favore di non-profit locali e le aziende partner che donano a favore di quegli stessi progetti. In questo modo fare la spesa fa bene a tutti.

Facendo un acquisto in uno dei negozi aderenti bisogna usare l’app per fotografare il QR code che trovi nel prodotto. Una parte della somma spesa viene devoluta a un’attività non-profit ben precisa e individuata. A scanso di equivoci, è opportuno precisare che non si tratta di un sovrapprezzo ma di una percentuale dei ricavi dell’esercente, che ha il vantaggio di far crescere la propria reputazione e di attirare clienti che magari altrimenti non avrebbe intercettato. E’ interessante notare quale è la difficoltà principale da superare che Ivan Ciaburri, co-fondatore e amministratore di Citybility, ha rivelato in una intervista al Corriere della Sera allargare la base utenti. Dice Ciaburri; “Viviamo in un’epoca di perenne sovraccarico sensoriale. Costantemente connessi, riceviamo più contenuti di quelli che riusciamo a processare. La conseguenza è che, anche se sei portatore dell’innovazione migliore del mondo, c’è bisogno di superare la barriera del rumore di fondo per farti ascoltare”. Anche per aiutare a superare questa difficoltà, c’è Tecnologia solidale…

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