“Ho sempre pensato che un buon criterio per giudicare le persone fosse vedere di quali persone si circondano. Mi sa che servirà nei prox giorni”. Il metodo proposto su Facebook da Alessandro Fusacchia, consigliere dell’ex ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, tornerà utile nei prossimi giorni quando i ministri del nuovo governo guidato dal “rottamatore” Matteo Renzi e, soprattutto, dovranno scegliere gli uomini per la gestione del duro lavoro quotidiano, quello che non si vede ma, se trascurato o fatto male, può vanificare grandi impegni o far accumulare imbarazzanti figure di m…, diciamo gaffe, come è accaduto a diversi freschi ex ministri.
C’è una parola che nelle ore dopo le dimissioni di Enrico Letta ha circolato in maniera ossessiva: discontinuità. Tutti la chiedono, seppure la maggioranza sia destinata a restare la stessa e la squadra di governo non brilla per soluzioni particolarmente originali. Ma c’è un settore in cui invece serve continuità ed è quello delle startup, che anzi dovrebbe essere preso a modello per altri ambiti, anche contigui, dove non si riesce o si fa a fatica a passare dalle parole ai fatti.
Sono stati mesi davvero importanti gli ultimi 24 per l’ecosistema italiano della nuova imprenditorialità. Sono state fatte molte cose, in un’insolita continuità tra l’esecutivo guidato da Mario Monti e quello del suo successore. Nel 2013 e nei primi mesi di quest’anno si sono raccolti frutti consistenti del lavoro avviato dalla task force voluta dal ministro Corrado Passera: il regolamento del crowfunding, il registro delle startup innovative, gli sgravi e le semplificazioni sul lavoro, le agevolazioni fiscali per chi investe in startup, arrivati ad attuazione pochi giorni fa. E altro ancora, come si può vedere nel bilancio preparato dal Ministero dello sviluppo economico e lanciato con orgoglio su Twitter dal capo della segreteria tecnica Stefano Firpo.
Come ha fatto notare lo stesso Firpo in alcune occasioni pubbliche, dei due grandi capitoli del Decreto Crescita 2.0, Agenda Digitale e StartUp, solo il secondo è stato sfogliato fino in fondo. E questo è accaduto perché si è formato un team trasversale di funzionari convinti e competenti che hanno lavorato per mettere a terra promesse e progetti. Non è stato facile e, per fortuna, non si può tornare indietro a meno che non venga rimesso in discussione il nuovo quadro normativo. Ma non si può correre il rischio di rallentare la marcia o condurre fuori strada un veicolo che è stato appeno messo in pista. Sarebbe un errore imperdonabile se il premier Renzi finisse per “rottamare” anche quel che di buono è stato fatto.