Il mese scorso è entrato in vigore il Nuovo Codice Appalti, che recepisce le Direttive Comunitarie inerenti “l’aggiudicazione dei contratti di concessione, gli appalti pubblici e le procedure d’appalto degli enti erogatori in alcuni settori specifici ed il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” (dall’articolo di ForumPA sul tema). Ne parlo qui, nonostante – purtroppo per le mie tasche – non abbia mai eretto opere pubbliche, né sia in procinto di farlo, in quanto c’è un piccolo inizio di rivoluzione dentro il testo e riguarda le dinamiche cosiddette di public engagement. Ancora ForumPA informa che:
“L’art. 22 introduce finalmente nella norma il principio di trasparenza nella partecipazione dei portatori di interessi e lo strumento del dibattito pubblico: in particolare tale strumento viene reso obbligatorio per le grandi opere infrastrutturali aventi impatto rilevante sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio.”
La Pubblica Amministrazione sembra aver capito che bisogna consultare l’intelligenza collettiva quando si mette mano al territorio. Fantastico! Sarà vero?
Vediamo l’articolo nel dettaglio (corsivi miei):
“Art. 22
(Trasparenza nella partecipazione di portatori di interessi e dibattito pubblico)
1. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori pubblicano, nel proprio profilo del committente, i progetti di fattibilita’ relativi alle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle citta’ e sull’assetto del territorio, nonche’ gli esiti della consultazione pubblica, comprensivi dei resoconti degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse. I contributi e i resoconti sono pubblicati, con pari evidenza, unitamente ai documenti predisposti dall’amministrazione e relativi agli stessi lavori.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente codice, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i beni e le attivita’ culturali, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, in relazione ai nuovi interventi avviati dopo la data di entrata in vigore del presente codice, sono fissati i criteri per l’individuazione delle opere di cui al comma 1, distinte per tipologia e soglie dimensionali, per le quali e’ obbligatorio il ricorso alla procedura di dibattito pubblico, e sono altresi’ definiti le modalita’ di svolgimento e il termine di conclusione della medesima procedura.
3. L’amministrazione aggiudicatrice o l’ente aggiudicatore proponente l’opera soggetta a dibattito pubblico indice e cura lo svolgimento della procedura esclusivamente sulla base delle modalita’ individuate dal decreto di cui al comma 2.
4. Gli esiti del dibattito pubblico e le osservazioni raccolte sono valutate in sede di predisposizione del progetto definitivo e sono discusse in sede di conferenza di servizi relativa all’opera sottoposta al dibattito pubblico.”
In sintesi:
Bisogna dare modo ai cittadini di esprimersi in relazione agli interventi pubblici di futura implementazione.
Bisogna valutare le istanze dei cittadini prima dell’esecuzione del progetto. Leggi: non basta raccogliere quattro questionari e poi dimenticarseli in foresteria.
Fin qui tutto bene. I punti di domanda riguardano le procedure attraverso le quali si darà ascolto e le allocazioni di fondi destinate a questo genere di necessità. Il professor Ennio Cascetta, luminare nell’ambito del public engagement, già nel 2011 ammoniva in una Lectio Magistralis sull’importanza dell’adeguato stanziamento di risorse per operare il coinvolgimento dei cittadini nel migliore dei modi possibili. Volgarmente detto: se dichiariamo che ci interessa il parere delle persone ma poi mettiamo a budget cifre ridicole… In ogni caso, il testo qui sopra è una novità. Si spera non una chimera. Stay tuned!
fabrizio@oxway.co