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Wallbox per la ricarica a casa di un’auto elettrica: le regole, come sceglierla, i costi



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Come ricaricare l’auto elettrica a casa, in ufficio o in qualsiasi spazio privato accessibile da un veicolo? Qui le norme relative all’installazione, le regole da rispettare nel condominio, come scegliere il modello di wallbox, quanto può costare

Pubblicato il 15 apr 2024

Alessandro Abbotto

Professore ordinario di Chimica all’Università di Milano-Bicocca



Wallbox per la ricarica a casa di un’auto elettrica: le regole, come sceglierla, i costi
Wallbox per la ricarica a casa di un'auto elettrica: le regole, come sceglierla, i costi

Dopo aver esaminato le modalità di ricarica fuori casa, è ora il momento di approfondire come ricaricare l’auto elettrica a casa, in ufficio o in qualsiasi spazio privato accessibile da un veicolo.

Ricarica elettrica a casa: la circolare del ministero dell’Interno

È importante distinguere tra attività e spazi non soggetti al controllo dei Vigili del Fuoco e quelli sottoposti al Certificato di Prevenzione Incendi (CPI), come le autorimesse con una superficie superiore a 300 mq (superficie che include gli spazi di ricovero, sosta e manovra dei veicoli). Per questi ultimi, il riferimento è la Circolare n. 2 del 05/11/2018 del Ministero dell’Interno, Dipartimento dei Vigili del Fuoco disponibile sul sito web dei Vigili del Fuoco (“Linee guida per l’installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici”), la quale fornisce indicazioni precise per l’installazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici.

Questa circolare impone l’utilizzo del Modo 3 (o anche Modo 4), che prevede l’installazione di una wallbox. Negli altri casi, la normativa internazionale di riferimento generale CEI EN 61851-1 consente anche l’uso del Modo 2, tramite presa CEE e cavo con control box integrato.

In tutti i casi la circolare dei VVF precisa chiaramente che “non risulta che i veicoli elettrici presentino un livello di rischio di incendio e/o esplosione maggiore rispetto ai veicoli tradizionali”. Inoltre, stabilisce che “le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici non rientrano fra le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi” e che “l’installazione di infrastrutture nuove realizzate secondo le indicazioni riportate nelle Linee guida … è considerata una modifica non rilevante ai fini della sicurezza antincendio”.

Non serve il via libera dell’assemblea condominiale

In altre parole, se si rispettano le normative vigenti, non vi sono rischi aggiuntivi rispetto a qualsiasi altro veicolo. Inoltre, non è richiesto alcun parere vincolante da parte dell’amministratore o dell’assemblea condominiale. Chi desidera installare una wallbox può farlo senza necessità di permessi aggiuntivi, purché tutto sia conforme alla normativa di riferimento, non si alteri la destinazione delle parti comuni e non si impedisca agli altri condomini di effettuare analoghe installazioni.

Wallbox a casa: acquisto e installazione

Passiamo ora all’aspetto pratico dell’acquisto e dell’installazione di una wallbox. Esistono numerose opzioni disponibili sul mercato, con una vasta gamma di modelli e prezzi. Per aiutare nella selezione, esistono diversi aggregatori online, tra cui suggeriamo il servizio offerto da Vaielettrico.it

Quando si sceglie una wallbox, è importante considerare diversi fattori tecnici. Prima di tutto, la potenza massima della wallbox, espressa in kW, che, insieme alla potenza massima erogabile dal contatore di energia elettrica, determina la velocità di ricarica. Questo calcolo è piuttosto semplice. Per ogni veicolo elettrico è nota la capacità utile della batteria in kWh, che varia da un minimo di 21 kWh per modelli come la Renault Twingo fino a un massimo di 118 kWh per veicoli come la Mercedes-Benz EQS. In generale, maggiore è la capacità della batteria, maggiore è l’autonomia, sebbene questa dipenda da vari altri fattori, come il peso del veicolo, le prestazioni del motore e il tipo di batteria utilizzata. Le batterie dei modelli più comuni generalmente oscillano tra 50 e 70 kWh. A titolo di esempio, consideriamo la batteria della Tesla Model Y, attualmente l’automobile elettrica più venduta in Europa e in Italia, che ha una capacità di 57 kWh.

Supponendo di ricaricare quando si arriva al 20% residuo di energia e di arrivare al massimo fino all’80%, il che rappresenta un suggerimento per non stressare eccessivamente la batteria, nel caso della Tesla Model Y dobbiamo fornire 34 kWh di elettricità. Per determinare la potenza necessaria, possiamo dividere il valore di 34 kWh per il tempo di ricarica desiderato in ore. Ad esempio, con una potenza di 6 kW, la ricarica richiederà approssimativamente 5,7 ore, che può essere approssimata a circa 6 ore (il valore effettivo è leggermente superiore a quello calcolato a causa delle dispersioni e del rallentamento della velocità di ricarica quando la batteria è quasi piena).

Considerando il valore medio reale di efficienza della batteria della Tesla Model Y, che è di circa 16,4 kWh/100 km, una ricarica di 34 kWh assicura un’autonomia di circa 200 km. In altre parole, utilizzando una wallbox che opera a 6 kW, si ottengono 200 km in circa 6 ore di ricarica. Le conclusioni sono quindi chiare: se percorrete 200 km o più al giorno, sarà necessario disporre di almeno una wallbox da 6 kW per ricaricare tranquillamente durante la notte. D’altra parte, se il vostro percorso giornaliero medio è inferiore a 200 km (la percorrenza media giornaliera in Italia è di circa 30 km), potete considerare l’utilizzo di una potenza inferiore o la ricarica meno frequente, magari solo una volta alla settimana.

La potenza standard per uso domestico

In Italia, la potenza standard impegnata per uso domestico è di 3 kW. Quindi, anche ammettendo di dedicare completamente questa potenza alla ricarica dell’auto, è possibile sfruttare al più questo valore. In alternativa, è possibile aumentare la potenza standard del contatore a 4,5 o 6 kW per consentire una ricarica più veloce. Il costo per l’adeguamento del contatore è di circa 80 € per ogni kW aggiunto (spesa una tantum), a cui si aggiungono circa 1,7 € al mese per ogni kW aggiunto (quindi circa 5 euro in totale aumentando la potenza da 3 a 6 kW). Va notato che ormai da anni non c’è più differenza nel costo dell’energia consumata a potenze maggiori. Per necessità più elevate, ad esempio al posto di lavoro dove ricariche più rapide sono opportune per consentire un uso più frequente durante la giornata, è opportuno passare a un impianto trifase, che consente di raggiungere potenze di 11 o anche 22 kW.

Ora avete tutti gli elementi per scegliere la vostra wallbox in base alla potenza. I modelli sono quelli che operano in monofase (tipica situazione domestica) da 3,7 o da 7,4 kW e quelli che operano in trifase (posto di lavoro, industria, spazio condominiale) da 11 o 22 kW.

Per la maggior parte delle necessità private, consigliamo di aumentare la potenza del contatore residenziale a 4,5 kW (considerando che la potenza disponibile superi il 10%, ovvero 5 kW) e di optare per l’acquisto di una wallbox da 7,4 kW. Quest’ultima verrà regolata per operare al massimo a 4,5 kW. In situazioni in cui si disponga di completa potenza per la ricarica, ad esempio durante le ore notturne, sarà possibile ricaricare il veicolo Model Y, preso come riferimento, in circa 8 ore. Tale tempistica si inserisce perfettamente nel periodo in cui il veicolo non è in uso durante la giornata.

Wallbox: come scegliere il modello

Infine, la scelta del modello dipende dalla presenza di servizi accessori, tra cui i più comuni sono: presenza del cavo integrato (consigliato perché rende il gesto della ricarica comodo e veloce quanto ricaricare un telefono cellulare), controllo tramite app da remoto tramite Bluetooth (solo nelle vicinanze) o Wi-Fi (anche da distanza), programmazione oraria (ad esempio, a partire dalle 23 per sfruttare al massimo la fascia oraria F3, meno costosa), programmazione della potenza (ad esempio, per dedicare solo una certa frazione della potenza disponibile alla ricarica per poter utilizzare i dispositivi domestici), utilizzo di card RFID (utile in caso di utilizzo da parte di più utenti o con successivo addebito). Uno dei servizi accessori più comodi è la gestione dinamica del carico: questo servizio comporta un piccolo costo extra e permette il controllo automatico della massima potenza erogata dalla wallbox in funzione di quella usata per gli altri servizi domestici. In questo caso, non sarà necessario determinare a priori la potenza con cui ricaricare, ma sarà il dispositivo stesso a gestirla, utilizzando la potenza massima disponibile senza mai superare il valore massimo del contatore e quindi senza rischiare lo scatto dell’interruttore per sovraccarico.

Quanto costa una wallbox per la ricarica a casa di un’auto elettrica

Chiudiamo con i costi. Per un buon modello di wallbox si parte da circa 500 €, arrivando fino a circa 1500 €. A questi va aggiunta, in adempimento al D.M. 37/2008, l’installazione da parte di un elettricista autorizzato con rilascio finale della dichiarazione di conformità (i costi dipendono molto dalla distanza della wallbox dal contatore) e, nel caso di autorimesse soggette a Certificato di Prevenzione Incendi, un progetto redatto da un professionista abilitato. Mediamente, questi costi si aggirano complessivamente, inclusa la wallbox, attorno a 2.000 euro. Fino al 14 marzo 2024, era possibile beneficiare del “bonus colonnine domestiche” promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, gestito da Invitalia. Questo bonus prevedeva un contributo pari all’80% del prezzo di acquisto e installazione delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici, come colonnine o wallbox, effettuate nel corso del 2023. Gli utenti privati potevano ricevere un contributo massimo di 1.500 euro, mentre per le installazioni nelle parti comuni degli edifici condominiali il limite massimo era di 8.000 euro. Al momento, non è ancora stato confermato se il bonus sarà riproposto nel 2024, nonostante le risorse siano disponibili.

Sebbene non essenziale in tutte le situazioni, l’utilizzo di una wallbox semplifica notevolmente il processo di ricarica domestica: sicuro, veloce, comodo e compatibile con il carico elettrico degli altri dispositivi. Tuttavia, in alcune circostanze, specialmente nelle autorimesse soggette a CPI, gli utenti devono navigare tra una serie di regolamenti non sempre chiari o facili da seguire. Inoltre, si trovano spesso ad affrontare resistenze da parte di amministratori di condominio o altri residenti, che pur non potendo vietare l’installazione della wallbox, possono complicarne il processo o generarne controversie. Speriamo che le semplici linee guida fornite possano dissipare ogni dubbio sulla sicurezza e l’affidabilità dei dispositivi di ricarica e incoraggiare la collaborazione di tutti verso una mobilità sostenibile sempre più diffusa e apprezzata.

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