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Le automobili che guidiamo ci stanno studiando. O meglio, raccolgono la mole di informazioni che produciamo quando siamo alla guida, trasformandosi in un contenitore di dati che fa gola a tutti: dai produttori di automobili, alle tech company, fino alla compagnie assicurative. Il riferimento, ovvio, è alle auto connesse e a quelle senza conducente protagoniste di un mercato la cui partita più importante si gioca sul terreno dei big data.
Veicoli di questo tipo sono in grado di raccogliere fino a 100mila unità di dati, pescate nel mare di informazioni che vanno dalla manutenzione dell’auto, alla distanza percorsa durante un viaggio, fino addirittura ai dettagli personali di chi occupa il veicolo (alcuni software sono in grado di rilevare il peso di guidatore e passeggeri).
Le grandi case automobilistiche, Ford, BMW, General Motors in primis, stanno già battagliando per impedire alle big del tech di avere accesso ai dati raccolti a bordo della vettura. Il motivo? Evitare di trasformare ogni auto prodotta in una Google o Apple car.
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