In questi giorni, il mondo dell’automotive è sotto i riflettori: dalle dimissioni di Carlos Tavares, CEO del gruppo multinazionale Stellantis, alla crisi delle vendite nel settore automobilistico, fino agli impegnativi e costosi obiettivi di decarbonizzazione. Ma si tratta davvero dello stesso fenomeno o piuttosto di questioni distinte, legate solo dalla comune appartenenza al settore auto?
Crisi delle vendite in Europa? Non proprio (a parte Stellantis)
Per comprendere meglio la situazione, è fondamentale partire dai dati, evitando semplificazioni o conclusioni affrettate. Analizziamo quindi le immatricolazioni nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, distinguendo sia per tipologia di trazione sia per gruppo automobilistico. Per semplicità, concentriamoci sul mercato europeo, che presenta dinamiche ben diverse rispetto ad altre regioni come la Cina, dove le immatricolazioni di veicoli elettrici rappresentano il 50% del totale e continuano a crescere rapidamente.
Nell’area EU + UK + EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), le immatricolazioni complessive sono aumentate dell’1%. Sorprendentemente, tra i paesi in territorio positivo troviamo l’Italia (+0,9%), insieme ad Austria (+6%), Spagna (+5%) e Regno Unito (+3,3%). La Germania è sostanzialmente stabile, mentre si registrano cali significativi in Francia (-3%), Svizzera (-4%), Finlandia (-18%) e Islanda (-40%).
Prima conclusione: il mercato automobilistico europeo non è in crisi di vendite. Al massimo, si può affermare che non sta vivendo un momento di forte crescita, il che è una conclusione ben diversa. Inoltre, tra i paesi europei, l’Italia mostra una performance più che dignitosa, certamente migliore rispetto a Germania e Francia.
Analizzando ora le tipologie di trazione, in Europa sono state immatricolate 10.821.299 automobili nel 2024, contro 10.724.851 nello stesso periodo del 2023. Tuttavia, emergono differenze significative tra le alimentazioni. Il diesel è in forte calo (-11%) e anche la benzina registra un importante decremento (-6%), mentre gli ibridi elettrici sono in crescita (+19%). L’elettrico puro rimane sostanzialmente stabile, con 1.603.000 vetture vendute, solo circa 30.000 unità in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Infine, analizziamo la situazione dei principali gruppi automobilistici, dove emergono andamenti molto differenti. Il gruppo Volkswagen (che include marchi come Skoda, Audi, Seat e Porsche) ha registrato una crescita del 2,3% (crisi Volkswagen?). Alcuni brand del gruppo, come Skoda e Seat, hanno ottenuto addirittura performance eccezionali, entrambi con un +12%. Bene anche il gruppo Renault (+1,2%), Toyota (+13%), BMW (+3%) e Volvo, che spicca con un impressionante +33%.
Le case asiatiche, sia cinesi che giapponesi, mostrano quasi tutte trend positivi o più che positivi: Nissan cresce del 7%, SAIC Motor (che include il marchio MG, sempre più diffuso anche in Italia) del 7%, Suzuki del 12%, Honda del 30% e Mitsubishi addirittura del 53%.
In netto contrasto, Stellantis registra un calo significativo del 7%, soprattutto a causa dei brand Fiat (-17%), Alfa Romeo (-14%), DS (-25%) e Lancia (-18%).
A questo punto, sulla base dei dati analizzati, possiamo trarre alcune conclusioni.
È probabilmente eccessivamente semplicistico, se non addirittura errato, dire che tutto il settore automobilistico è in crisi. Sia nella zona EU (+0.7%) che in Europa (+1%) le vendite 2024 sono in crescita, lieve, ma in crescita.
Il prezzo da pagare per la mancata innovazione
Il crollo di diesel e benzina penalizza chi non si è adattato. Le case automobilistiche che hanno continuato a puntare su motorizzazioni tradizionali senza innovarsi stanno pagando il prezzo di un tardivo abbandono del fossile.
Non è forse un caso che nel 2024 i modelli diesel più venduti da Stellantis (Alfa Romeo Tonale, Fiat Tipo, Fiat 500X e Jeep Compass) siano sostanzialmente invariati rispetto al 2019-2020, un periodo in cui lo scenario era completamente diverso. All’epoca la quota diesel nel mercato italiano era del 40%, mentre oggi è del 13%. È non sarà forse un caso neanche che complessivamente nei primi 11 mesi del 2024 le vendite elettriche in Italia del gruppo Stellantis (soprattutto Jeep Avenger e Fiat 500) siano complessivamente di poche migliaia quando la Dacia Spring, il modello elettrico più economico sul mercato, ha superato nel solo mese di novembre le 1.500 immatricolazioni, contro le appena 200 della Fiat 500.
La latitanza di Stellantis nei segmenti più economici e nell’elettrico
Se la strategia di Stellantis per il segmento low cost è lanciare la nuova Panda, storicamente la vettura italiana economica per eccellenza, a un prezzo base dichiarato di 25.000 €, è improbabile che il gruppo riesca a coprire efficacemente i segmenti di mercato più economici (da A a C), tradizionalmente dominati da modelli come Panda e Tipo. Questi segmenti rappresentano attualmente l’85% delle vendite in Italia e richiedono soluzioni più accessibili, soprattutto in un contesto di transizione verso nuove tecnologie che stanno rendendo obsoleti diesel e benzina. Proprio in questi settori, l’elettrico rappresenta una straordinaria opportunità di crescita per il mercato europeo. Al momento, la fascia di prezzo sotto i 20.000 € costituisce appena l’1% del mercato elettrico in Europa, ma l’esempio della Cina offre una lezione importante: lì sono già disponibili oltre 50 modelli elettrici al di sotto dei 15.000 dollari, dimostrando che un mercato elettrico accessibile è non solo possibile, ma strategico per il futuro.
Stellantis, così come gli altri grandi gruppi automobilistici, deve concentrare i propri investimenti nel settore in crescita, ovvero l’elettrico, abbandonando progressivamente quelli in caduta libera, come diesel e benzina. Fiat, con la sua lunga e gloriosa storia di modelli economici di successo, ha l’opportunità di coprire una fascia di mercato che in Europa è ancora quasi inesplorata: quella delle auto elettriche economiche.
La vera risposta strategica sarà ampliare la gamma interna di modelli elettrici accessibili e competitivi, come la già esistente Fiat 500 e la futura Panda elettrica, offrendo prezzi paragonabili, se non inferiori, ai veicoli a combustione interna. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2023, il 65% delle auto elettriche vendute in Cina aveva già prezzi inferiori rispetto alle controparti a combustione. Questo dimostra che non si tratta di fantascienza, ma di scelte coraggiose e mirate sugli investimenti.
Il futuro dell’automotive si concretizzerà quando vedremo, ad esempio, una Panda elettrica offerta a poco più di 15.000 €, affiancata dalla definitiva cessazione della produzione della versione a combustione interna, ormai superata sia sul piano tecnologico che normativo. In quel momento, la crescente domanda di auto moderne, economiche e sostenibili potrà non solo compensare il declino del fossile puro – sempre meno attraente per i consumatori e in contrasto con le normative europee già stabilite – ma addirittura rilanciare il settore. A quel punto forse, gli stabilimenti Stellantis, invece di affrontare rallentamenti o chiusure come accade oggi, potrebbero trovarsi a dover affrontare la sfida opposta: riuscire a stare al passo con la domanda.