UK si candida a diventare il primo Paese europeo che dà il via libero alle forme più avanzate di guida autonoma. Mercoledì 29 aprile è stata una data spartiacque, almeno sul versante europeo, per l’ecosistema delle auto a guida autonoma: il governo inglese infatti ha annunciato, come riportato dall’agenzia Reuters, di voler procedere con l’inquadramento a “livello normativo” della guida autonoma. Potremo dunque vedere le prime vetture appartenenti a tale categoria circolare sulle strade pubbliche britanniche già entro la fine di quest’anno. È stato il Ministero dei Trasporti Rachel Maclean in persona a fare il punto della situazione, specificando di voler apportare alcune modifiche al codice della strada che, in caso di approvazione, consentiranno di catalogare i veicoli dotati del sistema ALKS (Automated Lane Keeping System, ossia la tecnologia che mediante l’uso di sensori e software mantiene l’auto all’interno della corsia, controllando eventuali frenate ed accelerazioni) come guida autonoma; naturalmente tutto ciò potrà avvenire solo se le stesse riceveranno una specifica omologazione e non si paleseranno prove che mettano in discussione la capacità del veicolo di fare le veci del conducente.
Auto a guida autonoma in UK: cosa cambia rispetto al passato
Si tratterebbe di un cambio di paradigma abbastanza sorprendente visto che, secondo la normativa vigente, i sistemi ALKS per essere attivati impongono al guidatore di tenere le mani fisse sul volante, attribuendogli la responsabilità in caso di infausti epiloghi; grazie a questo espediente escogitato dal governo britannico, invece, agli automobilisti sarà consentito allentare la presa dal volante quando il sistema ALKS verrà acceso, ma solo in autostrada fino a una velocità massima di 60 km/h. In sostanza questa tecnologia entrerà in funzione in tratti autostradali particolarmente congestionati, a seguito di rallentamenti ed “incolonnamenti”. Durante la fase d’utilizzo di questa tipologia di sistemi ADAS, il conducente potrà, a norma di legge, staccare le mani dal volante anche se, comunque, dovrà essere sempre pronto a riprendere il controllo del veicolo. Sarebbe un grosso passo in avanti nel lungo cammino che porterà, prima o poi, all’adozione su grande scala della guida autonoma, che proietterebbe il Regno Unito tra i paesi precursori, al pari di Usa e Giappone, nell’approdo a questa nuova frontiera della mobilità.
Rischi e benefici del piano
Il Ministero dei Trasporti, effettuando tale correzione normativa – che potrebbe essere attuata entro la fine dell’anno – prevede un sensibile miglioramento della sicurezza sulle strade, visto che si andrebbe a restringere il margine d’errore umano, che contribuisce oggi a oltre l’85% degli incidenti. In un’ottica più ampia, per il Governo inglese la guida autonoma e la tecnologia di connettività dei veicoli serviranno ad alleggerire la congestione nelle aree urbane e a diminuire le emissioni, determinando al contempo la creazione, secondo le stime, di circa 38 mila nuovi posti di lavoro entro il 2035.
Di ben altro avviso le compagnie di assicurazione, le quali guardano con una certa apprensione all’apertura in materia del governo britannico: dal loro punto di vista chiamare un veicolo dotato di un Alks “automatizzato” o utilizzare la terminologia “guida autonoma” potrebbe disorientare chi dispone di una simile vettura, facendogli credere che le auto possano prendere il suo posto, con il conseguente rischio di causare incidenti mortali, come avvenuto in America con l’Autopilot di Tesla. In questo modo si rischia di generare inutile allarmismo agli occhi dell’opinione pubblica, che potrebbe poi sfociare in atteggiamenti refrattari verso l’avvento di tale tecnologia, ottenendo così l’effetto opposto di quello sperato. A tutto ciò si aggiungono i comprensibili limiti tecnici dei sistemi ALKS che, di fronte a certi ostacoli improvvisi o di detriti sulla carreggiata, non sono ancora in grado di rispondere con la stessa efficacia di un automobilista esperto. Da non trascurare nemmeno la questione della responsabilità legale, civile e penale in caso di danni e incidenti: il governo vorrebbe che non ricadesse sul conducente, ma siamo abbastanza sicuri che le case automobilistiche la pensino diversamente.
La strada dunque è ancora molto lunga, sia sul versante legislativo sia su quello dell’industria del settore. Intanto però, con la normativa sull’auto a guida autonoma in UK, un primo storico passo è stato fatto. Vedremo se farà scuola e se ne seguiranno tanti altri.