ENERGIE RINNOVABILI

Ricarica per l’auto elettrica, come funziona il modello green della startup GasGas

Startup con sede a Udine, GasGas sta costruendo una rete di colonnine in aree dove l’automobilista tende a sostare per tempi medio-lunghi (palestra, centro commerciale, cinema). L’energia arriva solo da fonti rinnovabili. L’intervista ai founder

Pubblicato il 07 Ago 2023

I founder di GasGas

GasGas, startup con sede a Udine, sta costruendo una rete di colonnine in ottica consumer-centric, investendo in aree dove l’automobilista tende a sostare per tempi medio-lunghi (palestra, centro commerciale, cinema…). L’utente accede e paga tramite l’app mobile Nextcharge, integrata nelle app delle case automobilistiche. L’energia arriva solo da fonti rinnovabili. I co-founder Alessandro Vigilanti, Stefania Menguzzato e Francesco Zorgno ci raccontano l’idea di business e dove vuole andare GasGas.

Come è nata GasGas

Uno dei principali ostacoli all’adozione dell’auto elettrica è la rete di ricarica, non sempre capillare e affidabile. Ma se l’automobilista potesse contare su un’app che gli comunica in modo esatto se una colonnina funziona, è libera o in manutenzione, guidare un’auto elettrica potrebbe essere più attraente. Con questa idea Alessandro Vigilanti, Stefania Menguzzato e Francesco Zorgno hanno dato vita a GasGas, la startup della ricarica elettrica che sta realizzando una rete di colonnine in Italia (GasGas Station) cui si accede tramite la app partner di GasGas (Nextcharge) o le app delle case automobilistiche. Vediamo come si sta sviluppando un business che nasce, dicono i tre founder, “per fare del bene al pianeta”.

L’idea: una rete di ricarica consumer-centric

I tre partono da questa idea: creare una rete di ricarica elettrica consumer-centric e user-friendly. “La rete oggi viene sviluppata in base a logiche industriali da parte di pochi grandi player – come le utility – che hanno i mezzi per investire e usano le colonnine come accessorio alla vendita di energia. GasGas, invece, è un soggetto indipendente che investe sullo sviluppo di punti di ricarica affidabili e con un’assistenza cliente garantita”, afferma Menguzzato.

“L’obiettivo è l’infrastrutturazione più capillare possibile, tanto più ora che le auto elettriche cominciano a diffondersi”, dichiara Vigilanti. “GasGas non è in concorrenza con gli altri operatori: il posizionamento è diverso dagli altri brand proprio per il nostro approccio basato sull’utente finale e la sostenibilità a 360 gradi”.

La storia di GasGas

GasGas nasce come Pmi innovativa nel 2021 (sede legale a Milano, sede operativa a Udine) ed è la fusione di precedenti Srl che facevano capo ai tre co-fondatori. Inoltre, Zorgno è il fondatore di Seed Money, acceleratore e incubatore privato di startup in Italia nato per iniziativa del team di Seed Venture Partners; Seed Money ha incubato e accelerato GasGas.

Vigilanti, Menguzzato e Zorgno sono manager con formazioni diverse ma complementari. Il CEO Vigilanti è un ingegnere elettronico con un Master in gestione energetica, la General Manager Menguzzato è laureata in Economia con una specializzazione sui cicli produttivi e il loro impatto ambientale, l’Advisor Zorgno è un investitore seriale e business angel. Prima di fondare GasGas i tre co-founder avevano già lavorato insieme nelle rinnovabili e nell’asset management e hanno sempre creduto nelle potenzialità di questo settore. Tutti e tre possiedono un’auto elettrica dal 2019: una Volkswagen eGolf per Vigilanti, una Renault Zoe per Menguzzato e una Tesla per Zorgno. Dalle loro osservazioni come e-driver nascono molte delle strategie della loro startup.

I finanziamenti: il crowdfunding

Il business di GasGas richiede capitali per l’acquisizione delle concessioni delle aree e la costruzione delle colonnine. Per questo i tre fondatori hanno subito ricercato altri soci che potessero portare un’iniezione di capitali. Grazie a questa prima dotazione di risorse finanziarie, a maggio 2021 GasGas ha installato il suo primo punto di ricarica, seguito da altre colonnine in ambiti privati e wallbox in siti come ristoranti, cantine vinicole e birrifici.

Nella seconda metà del 2021 è partito il primo round di equity crowdfunding su CrowdFundMe, nel quale GasGas ha raccolto 500mila euro, di cui 150mila a campagna chiusa. Nel 2022, sulla stessa piattaforma di crowdfunding, la startup ha realizzato un secondo round raccogliendo 1,5 milioni di euro.

GasGas è cresciuta anche tramite un’operazione M&A: ha acquisito Easycharge, che aveva già alcune colonnine installate in Lombardia, Piemonte e Liguria e ha potuto allargare il suo portafoglio.

L’obiettivo è di proseguire in questa strategia di acquisizioni o, come dicono i co-founder, di aggregazione di più realtà piccole.

Il modello di business

GasGas è tecnicamente un Cpo o Charging point operator. Il modello di business si basa sui diritti di realizzazione e gestione di lungo termine delle colonnine e sulla vendita dei servizi di ricarica. GasGas investe direttamente e diventa asset owner e gestore della rete di ricarica.

Per l’utente finale la ricarica è self-service e viene gestita online totalmente con la app Nextcharge o con la card Rfid collegata al wallet sulle altre app della mobilità elettrica con cui GasGas è interoperabile. L’interoperabilità è a livello europeo: GasGas si trova anche sulle app delle case automobilistiche e questa scelta è strategica, perché in Europa ci sono molti più e-driver che in Italia. L’idea è di portarli con fiducia a viaggiare nel nostro Paese perché le colonnine ci sono e sono anche user-friendly.

I punti dove installare le colonnine vengono scelti laddove ci sono aree idonee non solo per lo spazio ma per il tipo di utenza: palestre, cinema, supermercati, centri commerciali e qualunque altra struttura in cui l’automobilista parcheggia e rimane in sosta per un certo tempo. In pratica, GasGas cerca di elettrificare i parcheggi.

L’ecosistema di GasGas

L’energia elettrica di GasGas proviene solo da fonti rinnovabili. Per il suo approvvigionamento la startup ha un accordo commerciale con il trader Ego Energy. Per l’hardware, invece, GasGas usa le colonnine di Gewiss, un’azienda italiana che fin dall’inizio ha creduto nel modello della startup. Un altro partner ancora fornisce il software delle colonnine e sviluppa la app Nextcharge.

L’attività di GasGas non è solo quella di integratore. Una parte importante del business si rivolge allo scouting delle aree per installare le colonnine. Oltre agli spazi commerciali, la startup collabora con alcune pubbliche amministrazioni e sta cominciando a valutare il segmento dei gestori di flotte.

GasGas collabora anche con le stazioni di servizio tradizionali, che potrebbero integrare la ricarica elettrica alle pompe per il carburante tradizionale.

Il piano di sviluppo

GasGas è partita con un piano per 1000-1500 punti di ricarica in portafoglio al 2025. A giugno ha, però, già raggiunto l’obiettivo del 2023, grazie alla solida attività di acquisizione aree e realizzazione di punti ricarica svolta nel 2022; di conseguenza il piano è stato aggiornato e adesso prevede 10mila punti di ricarica in portafoglio e 8000 installati nel 2030.

Attualmente GasGas conta 900 punti in portafoglio di cui 260 installati e altri 150-170 che saranno realizzati entro la fine dell’anno.

I ricavi e la strategia

“Stiamo costruendo la rete per un mercato nuovo ed è un business capital-intensive”, chiarisce Menguzzato. “Lavoriamo sul futuro come fa una startup. Il fatturato arriva dalla ricarica e prevediamo di andare in pari o guadagnare dal 2025-26 L’ebitda al momento è negativo. Ma, siccome abbiamo i nostri soci da tutelare, abbiamo anche una diversa fonte di entrate che ci dà solidità”.

GasGas, infatti, vende le stazioni di ricarica come impianti chiavi in mano e li tiene in gestione: in questo modo ottiene un’entrata certa alla vendita e poi una fee per la gestione, mentre la proprietà passa all’investitore.

“La strategia di crescita verso il break-even o l’ebidta positivo punta sull’attrazione del flusso turistico che viene dal Nord Europa”, indica il CEO Vigilanti. “L’exit strategy di GasGas potrebbe essere l’acquisizione da parte di un big. Un’azienda come una utility, un distributore di carburante o una casa automobilistica. Ma dovrà essere un soggetto in linea con i valori di GasGas di affidabilità e flessibilità”.

I co-founder non nascondono di essere attratti non tanto dalle grandi energy companies, quanto dai costruttori d’auto, dai fondi green o dai proprietari di aree che potrebbero desiderare di offrire la ricarica elettrica come servizio distintivo per i clienti.

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Patrizia Licata
Patrizia Licata

Giornalista professionista freelance. Laureata in Lettere, specializzata sui temi dell'hitech e della digital economy, dell'energia e dell'automotive. Scrivo dal 2007 anche per CorCom, parte del gruppo Digital360

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