L’industria dell’auto si trova ad affrontare una sfida che è una vera e propria “rivoluzione”, ancora più difficile “delle crisi economiche e finanziarie” dell’ultimo mezzo secolo. Ne è convinto l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, secondo il quale a provocare un “cambio di paradigma totale” sono le auto elettriche e quelle a guida autonoma, assieme all’ingresso in scena di “nuovi attori, aziende con grandi capitali alle spalle, provenienti da settori diversi”. Nella sua lectio magistralis al Polo della meccatronica di Rovereto, in Trentino, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in ingegneria industriale dall’Università di Trento, il numero uno di Fca ha spiegato che “solo alcuni marchi, molto forti e altamente specializzati, rimarranno indenni o saranno solo parzialmente toccati da questa rivoluzione. Per quanto ci riguarda, mi riferisco ad esempio ad Alfa Romeo e Maserati, la cui identità è nell’esperienza stessa di guida. A Jeep, che è un’icona dei fuoristrada ed è sempre stata associata ai concetti di libertà e avventura. E ovviamente a Ferrari, che vive del suono del motore e di qualcuno alla guida”.
Automotive, è la Toscana la regione italiana con più auto elettriche
Gli altri, invece, dovranno fare i conti con un nuovo mondo fatto non solo di “velocità dell’innovazione e ritmo del cambiamento“, ma anche di nuovi concorrenti esterni al settore automotive. “Sono convinto – ha sottolineato Marchionne – che oggi più che mai dobbiamo rimanere aperti a tutto. Anche a inventarci da capo. Dobbiamo essere pronti al nuovo, ad accoglierlo e a trarne beneficio. In Fca ci siamo allenati per tredici anni e mezzo, ogni giorno”. Con un nuovo piano industriale, in arrivo “entro il primo semestre 2018”, ma anche con lo spin-off di Magneti Marelli e la sperimentazione per la guida autonoma del Centro ricerche Fiat al Polo della meccatronica di Rovereto”.
Il futuro dell’auto: i progetti di tutti i grandi costruttori da qui al 2020
Il leader del gruppo Fca, invece, si è detto poco convinto che il futuro sia rappresentato dalle auto elettriche: “possono sembrare una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissione nei centri urbani, ma si tratta di un’arma a doppio taglio” come per l’idrogeno, che “ci avrebbe dato auto pulitissime, ma ottenute a scapito di enormi quantità di energia e di emissioni inquinanti a causa del processo di produzione”. Allo stesso modo, i limiti dell’elettrico “non riguardano solo i costi, l’autonomia, i tempi di ricarica o la rete di rifornimento. A livello globale, due terzi dell’energia elettrica deriva da fonti fossili. Il carbone, che è il peggiore in termini di inquinamento, pesa per circa il 40%“. E se non si risolve il problema di “produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili”, la conversione all’elettrico rappresenta “una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta”. Per Marchionne, invece, è certamente “più utile concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano“.
Una posizione contestata dall’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace, secondo il quale “sono punti di vista”, mentre per i parlamentari Cinque Stelle Marchionne è “un signore della Old Economy” e per il coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli, ha assunto “una linea preistorica”.