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L’auto elettrica in 10 punti: cosa c’è da sapere su costi, incentivi, ricarica, mercato



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Quanto può costare un’auto elettrica? Quali incentivi sono previsti? Quante infrastrutture di ricarica ci sono nel nostro Paese? Come sono fatte le batterie? E quali Paesi guidano il mercato? A queste e altre domande risponde il nuovo saggio di Alessandro Abbotto, “Perché l’auto elettrica? Guida pratica”. Una sintesi

Pubblicato il 13 mag 2024

Alessandro Abbotto

Professore ordinario di Chimica all’Università di Milano-Bicocca



Auto elettrica
Auto elettrica

L’auto elettrica porta benefici all’ambiente e vantaggi pratici per l’utente. Ma quanto può costare? Sono previsti incentivi per l’acquisto? Ci sono infrastrutture di ricarica a sufficienza nel nostro Paese? Come sono fatte le batterie? E quali sono i Paesi leader nella transizione automobilistica elettrica? A queste e altre domande vuole rispondere il nuovo saggio di Alessandro Abbotto, “Perché l’auto elettrica? Guida pratica”, edito da Scienza Express 2024 e disponibile dal 15 maggio 2024 a QUESTO link. Ecco una sintesi del volume, punto per punto.

1.Perché l’auto elettrica: benefici ambientali e vantaggi pratici

La crisi climatica e l’inquinamento atmosferico hanno reso evidente l’urgenza di ridurre le emissioni nocive nel settore dei trasporti, uno dei principali responsabili di questo problema. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente del Parlamento europeo, i trasporti rappresentano un terzo di tutte le emissioni nell’Unione europea. Oltre il 20% delle emissioni complessive proviene dal trasporto su strada, dove le scelte individuali dei cittadini giocano un ruolo determinante. Per rispondere a questa sfida, l’Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2050. In questo contesto, l’adozione diffusa di veicoli elettrici rappresenta un passo cruciale per raggiungere questi obiettivi e garantire un futuro sostenibile. Non esistono, è il caso di dirlo, altre strade.

Oltre ai benefici ambientali, l’auto elettrica offre una serie di vantaggi pratici ed economici. È piacevole da guidare, meno costosa da rifornire e mantenere, più reattiva e silenziosa. Per molti automobilisti, fare il passaggio all’elettrico diventa una scelta naturale e irreversibile.

2. Il mercato: Cina leader, Italia troppo indietro

L’autorevole International Energy Agency riporta una crescita continua e inarrestabile del mercato della mobilità elettrica, con più di 30 milioni di veicoli elettrici in circolazione nel 2023 (triplicato nell’ultimo triennio), rispetto ai circa 10 mila presenti solo 15 anni fa. In Europa l’ultimo lustro ha visto una crescita di oltre il 500%. Solo nell’ultimo anno nel mondo sono stati immatricolati circa 15 milioni di vetture elettriche. I tre mercati dominanti nel mondo sono Cina, Europa e Stati Uniti. Il paese asiatico è il leader della transizione elettrica nei trasporti, con circa il 60% delle vendite di veicoli elettrici e il 50% del parco circolante elettrico mondiale. L’elettrico sta arrivando anche al di fuori dei principali mercati, come India, Tailandia e Indonesia.

Tuttavia, nonostante questa crescita, l’Italia continua a rimanere un outsider, un’eccezione a livello mondiale (considerando le economie più forti), con una quota di mercato elettrico inferiore al 4%, mentre altri paesi europei viaggiano agevolmente con percentuali a due cifre. Nonostante l’urgente necessità di una transizione pulita nel settore dei trasporti, in Italia il mercato rimane ancora saldamente in mano ai veicoli a combustibili fossili, tra ibrido (40%), benzina (28%) e diesel (18%). Nel 2024, complice anche la partenza ritardata dei nuovi incentivi, la situazione sembra stagnare, con le auto elettriche che rappresentano meno del 3% delle nuove immatricolazioni.

Al contrario, in Norvegia, i veicoli elettrici a batteria hanno superato il 90%, con il governo norvegese che mira a eliminare completamente i veicoli a combustibili fossili entro il 2025. Questo rappresenta un netto contrasto con la situazione italiana, dove la stessa percentuale si applica ai veicoli a combustibili fossili. Nel frattempo, le case automobilistiche annunciano progressivamente il phase-out dal fossile, sia come venduto sia come investimenti per nuove linee produttive, in alcuni casi anticipando i regolamenti europei.

3. La scelta: nel 2024 558 modelli per 768 allestimenti

Fino a circa dieci anni fa, il mercato delle auto elettriche era dominato principalmente da soli due modelli: la Nissan Leaf, più economica, e la Tesla Model S, più costosa. Oggi il panorama è radicalmente cambiato: il listino Quattroruote ad aprile 2024 presenta ben 558 modelli per 768 allestimenti. Tutte le case automobilistiche, anche quelle inizialmente riluttanti a fare il passaggio all’elettrico, offrono ora uno o più modelli elettrici. Tra queste vale la pena menzionare Alfa Romeo, icona del motore a combustione interna, che ha dichiarato l’intenzione di trasformare le sue linee di produzione in veicoli elettrici nel giro di pochi anni, a partire dal 2024 (nuovo modello “Milano-Junior”) e continuando nel biennio successivo.

Contemporaneamente, l’offerta di modelli tradizionali è in costante diminuzione, con l’alimentazione diesel ormai scomparsa dalle immatricolazioni in molti paesi. Volvo produrrà la sua ultima auto diesel nel 2024 (per la precisione l’ultimissima auto diesel che uscirà dagli stabilimenti andrà in un museo), mentre molte altre case automobilistiche hanno interrotto gli investimenti sui veicoli a combustione interna.

4. L’acquisto: quali prezzi per quali tipi di auto

Insieme all’aumento dell’offerta di modelli, si sta assistendo anche a un’espansione delle offerte di acquisto. Nella fascia medio-alta, i prezzi sono diventati ormai competitivi, talvolta anche inferiori, rispetto ai modelli termici equivalenti. Tuttavia, nei segmenti A (city car) e B (utilitarie), la situazione è ancora poco competitiva, con prezzi che in alcuni casi arrivano al doppio dei corrispondenti veicoli a benzina.

Il 2024 sembra essere l’anno della svolta, con l’arrivo di nuovi modelli costruiti in Europa e in Cina, e con prezzi notevolmente ridotti. Molti listini sono stati ritoccati al ribasso, come nel caso della Dacia Spring, già l’automobile elettrica più economica disponibile in Italia, che ora viene offerta nel nostro paese a un prezzo di 17.900 euro (da cui ancora detrarre gli incentivi), inferiore di 3.500 euro rispetto a prima.

Nel settore dell’auto elettrica, come in tutto il settore automobilistico, sono disponibili diverse opzioni di acquisto, dall’acquisto tradizionale, al finanziamento con o senza maxirata finale, al leasing e al noleggio a lungo termini per imprese e privati. Queste ultime due opzioni si adattano particolarmente bene al mondo elettrico, considerando la rapida evoluzione della tecnologia e del mercato.

5. Gli incentivi: quali sono a disposizione oggi in Italia

È ormai evidente che la mobilità elettrica rappresenta un elemento chiave nella decarbonizzazione dei trasporti e della società nel suo complesso. Per questo motivo, in tutto il mondo, dai paesi europei agli Stati Uniti e alla Cina, i governi hanno istituito incentivi all’acquisto di veicoli elettrici da molti anni. In alcuni di questi paesi, come i paesi del Nord Europa, la Germania e la Cina, il mercato dei veicoli elettrici ha raggiunto una fase di maturità tale da consentire una graduale riduzione o eliminazione degli incentivi per le auto elettriche, con un maggiore focus su settori come il trasporto pesante e l’infrastruttura di ricarica.

In Italia, l’iniziativa è partita con il Decreto Crescita e la legge di Bilancio 2019, successivamente consolidata nel 2020 con il Decreto Rilancio, come parte delle misure per la ripresa economica post-Covid. Tuttavia, l’entità degli incentivi in Italia è stata altalenante nel tempo. Recentemente, il Ministro Urso ha annunciato un significativo aumento degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, con un intervallo che va da 6.000 euro a 13.750 euro.

Purtroppo, l’Italia è uno dei pochi paesi che continua a concedere incentivi anche per l’acquisto di auto termiche e ibride le quali, pur avendo emissioni inferiori rispetto alle auto più vecchie in circolazione (ante Euro 4), contribuiscono comunque in modo significativo all’inquinamento atmosferico. Attualmente, gli incentivi italiani coprono sia le auto elettriche (con emissioni di CO2 pari a 0 gr/km) che quelle ibride e a motore termico con emissioni fino a 135 gr/km di CO2. Agli incentivi nazionali si aggiungono, in alcuni casi, anche quelli regionali che, seppur interessanti, sono spesso limitati come risorse stanziate e quindi contribuiscono marginalmente.

6. Autonomia: la percezione errata da superare

“L’auto elettrica ha un’autonomia insufficiente per le necessità di guida.” Questa affermazione è comune, soprattutto tra coloro che non hanno mai guidato un’automobile elettrica (se non in qualche test drive occasionale). È vero? Basterebbe replicare che molti modelli attuali garantiscono oramai autonomie superiori ai 600 km, rendendoli paragonabili ai modelli a benzina. Ma ancora meglio risponde un recente autorevole studio della prestigiosa rivista Nature che, riguardo alla presunta scarsa autonomia, ha dimostrato che gli attuali veicoli elettrici offrono un’autonomia effettiva già oggi significativamente superiore alle esigenze medie di mobilità.

In Italia, la percorrenza media è di poco meno di 40 km al giorno, corrispondente a circa un decimo delle autonomie raggiunte oggi da quasi tutti i modelli elettrici disponibili sul mercato. Come conclude l’autorevole studio, superare questa percezione errata potrebbe essere più efficace di tanti altri interventi, come gli incentivi all’acquisto o l’infrastruttura di ricarica, nel promuovere l’adozione delle auto elettriche.

7. La ricarica: infrastrutture in aumento

Uno degli argomenti che spesso scoraggiano ancora l’acquisto di un veicolo elettrico è la preoccupazione per le difficoltà di ricarica. Questa preoccupazione, oggi, è infondata. Le possibilità di ricarica in Italia sono molteplici e in costante espansione, anche se il nostro paese è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei su questo fronte. La ricarica può avvenire comodamente a casa, in ufficio o durante i viaggi, e sono disponibili opzioni di ricarica lenta, veloce e ultraveloce. Il 2023 è stato un anno record per le infrastrutture di ricarica nazionali, superando la quota simbolica di 50.000 colonnine, distribuite in circa 27.000 stazioni e oltre 17.000 pool di ricarica (fonte: Motus-E). Un pool di ricarica è equivalente a una stazione di rifornimento tradizionale. Poiché in Italia sono presenti circa 20.000 stazioni di servizio tradizionali, è ormai altrettanto facile trovare una stazione di ricarica fuori casa come una stazione di benzina, con la differenza che le prime sono in costante aumento mentre le seconde sono in costante diminuzione.

Anche la rete autostradale italiana, che per anni è stata carente di infrastrutture di ricarica, sta recuperando rapidamente terreno, con circa il 50% delle stazioni di servizio autostradali ora dotate di punti di ricarica. Molte di queste nuove colonnine sono di tipo ultrarapido, consentendo una ricarica veloce dal 20% all’80% in poco tempo.

A tutto questo si aggiunge la comodità della ricarica a casa o in ufficio, che è un privilegio della mobilità elettrica che i veicoli a combustione interna non potranno mai offrire: poter “fare rifornimento” mentre si svolgono altre attività, si lavora, si fa la spesa o si guarda un film e, soprattutto, mentre si dorme. Più di così!

8. Le batterie: come stanno evolvendo

Sono il cuore pulsante dell’automobile elettrica. Le batterie ricaricabili, come pure le auto elettriche, esistono dall’Ottocento. Ma è stato solo nella seconda metà del Novecento che sono state sviluppate le moderne batterie al litio, inventate da un gruppo di ricercatori che hanno recentemente ricevuto il Nobel per questo contributo. La prima batteria al litio è stata commercializzata dalla Sony nel 1991 e da allora queste batterie hanno rivoluzionato il mondo dell’elettronica, dai dispositivi mobili come smartphone e tablet ai computer portatili, per poi fare il loro ingresso trionfante nel settore automobilistico, soppiantando le pesanti e poco efficienti batterie al piombo.

La tecnologia delle batterie al litio per l’auto elettrica è in costante avanzamento, migliorando in termini di capacità di immagazzinamento energetico, velocità di ricarica e sicurezza. I costi sono drasticamente diminuiti nel corso degli anni, passando da oltre 1200 dollari per kWh nel 2010 a meno di 100 dollari. Ulteriori riduzioni sono previste nel futuro prossimo, con il colosso cinese CATL che prevede di abbattere ulteriormente il costo delle batterie nel 2024, portandolo anche al di sotto dei 50 dollari per kWh. A questo ritmo, il costo di un veicolo elettrico diventerà presto competitivo, e poi inferiore, rispetto a quello di un’auto a combustione interna.

Anche la chimica delle batterie sta evolvendo rapidamente, passando dalle attuali batterie a NMC, che sono molto efficienti ma contengono materiali critici non abbondanti o estratti in condizioni di violazione dei diritti umani, come il nichel e il cobalto (di cui però gli smartphone, come tutto il resto dell’elettronica portatile, non potranno farne a meno ancora per molto tempo). Le nuove batterie LFP (senza cobalto e nichel) stanno diventando sempre più diffuse e sono più robuste, efficienti ed economiche rispetto alle loro controparti NMC. La tecnologia LFP è emersa negli ultimi anni ed è diventata predominante nel 2024, offrendo una soluzione più sostenibile ed etica per l’industria delle batterie per automobili. Presto vedremo altre tecnologie che renderanno le batterie ancora più economiche, sicure e ad alta capacità, come le batterie a stato solido (di recente l’annuncio del colosso Samsung di cominciare la produzione nel 2026), quelle al litio metallico (ad altissima densità di energia) o quelle lithium-free al sodio (che utilizzano il comune sale da cucina come materiale di partenza). La nuova chimica degli accumulatori di energia elettrica promette di rivoluzionare ulteriormente il settore della mobilità elettrica.

9. Le tecnologie per l’auto elettrica

Non solo elettrico. O, meglio, non solo batterie. La rivoluzione sostenibile dei trasporti passa anche dall’idrogeno (verde), dai biocombustibili e dai combustibili sintetici. Tuttavia, queste soluzioni non rappresentano (ancora) la risposta perfetta alle sfide della mobilità pulita del futuro, a causa dei costi elevati, delle sfide tecnologiche e della parziale sostenibilità in termini di emissioni nette e non nocive per l’uomo. Nonostante ciò, insieme alle tecnologie delle batterie, contribuiranno a plasmare il futuro dei trasporti, liberandoci dalla dipendenza dai combustibili fossili che hanno dominato il settore per oltre un secolo. Questa transizione coinvolgerà non solo il trasporto leggero su strada, ma anche il trasporto pesante, ferroviario, marittimo e aereo. Ad esempio, l’idrogeno verde potrà avere un ruolo cruciale nel settore dei trasporti pesanti su strada e ferroviari (in Europa quasi metà delle linee ferroviarie sono ancora a diesel), mentre i biocombustibili e i combustibili sintetici potrebbero trovare applicazioni in settori specifici (marittimo, aereo).

In definitiva, accogliamo con favore tutte le soluzioni che contribuiscono a rivoluzionare il panorama dei trasporti, verso un futuro più pulito, sostenibile e privo di combustibili fossili.

10. L’auto elettrica e il futuro della mobilità

La prima “Zero Emission Zone” (ZEZ) al mondo è nata a Oxford nel 2021, con un anno di ritardo rispetto al previsto a causa dell’emergenza Covid. In questa area, situata nel centro della città universitaria inglese, tutti i veicoli a benzina, diesel e ibridi sono soggetti a una tariffa giornaliera. Le ZEZ, per legge ancora proibite in Italia, rappresentano l’evoluzione delle ZTL, come l’Area C di Milano. Altre città europee, da Madrid a Ginevra, hanno già in programma l’istituzione di aree ZEZ. In Cina, si stanno valutando a tale scopo intere regioni attualmente soffocate dall’inquinamento. Un progetto, che parte dall’organizzazione internazionale c40 Cities, di cui Milano, Roma e Venezia fanno parte, mira a trasformare il centro di Milano, o almeno la sua attuale Area C, in una delle più grandi ZEZ europee entro il 2030. Si auspica un intervento tempestivo per estendere questo concetto a intere aree, come la Pianura Padana, recentemente sotto i riflettori per essere stata, per alcuni giorni, una delle zone più inquinate al mondo.

E poi si sta sempre più affermando il concetto della “città dei 15 minuti” (come “La ville del proximités” di Parigi), che promuove la creazione di comunità dove tutti i servizi essenziali, dalla scuola alla salute, sono raggiungibili a piedi o in bicicletta in pochi minuti, riducendo la necessità di spostamenti da un’area all’altra della città per decine di migliaia di automobilisti. Progetti rivoluzionari come Neom in Arabia Saudita illustrano una visione futuristica che si basa su fonti energetiche rinnovabili come sole, vento e idrogeno, ridisegnando il concetto di mobilità e privilegiando l’uso di mezzi attivi come camminare e andare in bicicletta, con l’obiettivo di eliminare strade e automobili.

Il futuro della mobilità è senza dubbio quello a zero emissioni. Non ci sono alternative per il nostro pianeta. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale unire tecnologia e politiche. E, forse più di tutto, scelte consapevoli e sostenibili da parte dei cittadini. Perché nessuna persona o paese, da solo, potrà affrontare le sfide e le emergenze dei prossimi decenni.

Tutti devono collaborare. A partire dalla scelta della prossima automobile.

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