A smentire tutto quello che si è scritto sulla possibile alleanza tra FCA e Renault, è arrivato lo stop con il conseguente ritiro dell’offerta da parte di una delle parti. Non è utile investigare sulle ragioni che hanno portato a questo “fermo macchine”, e speculare circa i prossimi sviluppi della vicenda, se vi sarà una seconda chance oppure se FCA si rivolgerà ad un altro OEM (original equipment manufacturer). Solo le persone direttamente coinvolte nella vicenda conoscono i veri fatti, e non è detto che essi verranno mai svelati nei dettagli.
Liberato il campo dalle illazioni, rimane però un elemento oggettivo: tra gli OEM i matrimoni sono difficilissimi, a meno che una delle due parti non versi in condizioni disperate, o necessiti un intervento di ristrutturazione. Tale è stato il caso dell’acquisizione, senza cash, di Chrysler, da parte di Fiat nel 2009; in modo analogo abbiamo visto il passaggio di mano di Opel a PSA nel 2017.
Perché è fallito il matrimonio FCA-Renault
Nella vicenda FCA – Renault, per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, due OEM in buona salute non si sposano, ma entrambi hanno l’ambizione di giocarsi le proprie carte nel mercato, senza aver bisogno di un partner. Al contrario, un OEM in difficoltà è una preda facile, da catturare e ristrutturare. E ciò nonostante tutti individuino nel consolidamento del settore e nella ricerca di migliori economie di scala la razionalità migliore per le scelte strategiche.
Sembra di assistere ad una partita a poker, rigorosamente a carte coperte, dove i giocatori aspettano la mossa dell’avversario prima di mostrare le proprie scelte. A queste condizioni, gli OEM dimostrano un’accentuata gelosia nei confronti degli altri giocatori nel mercato, e sono poco disposti a cedere spazi, idee e progetti a chi è ancora percepito come un nemico da battere, nella corsa a conquistare una quota di mercato superiore a fine trimestre.
Per ballare il tango bisogna essere in due, e bisogna essere bravi, allenati e in perfetta sintonia, altrimenti lo spettacolo è mediocre, se non completamente insoddisfacente. Un disaccordo anche minimale su questioni importanti come la localizzazione della produzione, la governance e i diritti decisionali, le strategie di conversione della supply chain dal motore termico a quello elettrico, possono avere ripercussioni drammatiche per la nuova coppia unita nella danza nel mercato della competizione.
Il tango è un ballo basato sulla passionalità e sull’intesa tra le due parti, capaci anche di un pizzico di improvvisazione. L’assetto e la distanza tra i due ballerini possono variare ma è la simbiosi dell’azione che rende lo spettacolo affascinante. Se due grandi aziende come FCA e Renault non si vogliono cimentare in questo ballo è meglio che non lo facciano, e questa sembra essere la conclusione alla quale sono giunti i Consigli di Amministrazione.
FCA-Renault, che cosa succederà adesso?
Ci sono due scenari possibili. Nel primo, ci aspettiamo un freezing del settore in attesa di chi sarà il giocatore che commetterà la prima mossa sbagliata, e che diventerà quindi preda di un’acquisizione. Nel secondo, si configura l’ipotesi della ricerca di un altro ballerino con cui danzare, da parte non solo di FCA ma anche di altri OEM, a condizione che allenamento e preparazione mentale siano idonei per far fruttare una partnership.
Entrambi gli scenari sono probabili e possono subire accelerazioni o ritardi alla luce di eventi esterni che potranno toccare il settore, quali ad esempio una ritorsione commerciale tra Paesi con il sistema antiquato dei dazi, oppure eventi macroeconomici gravemente recessivi che già sappiamo manderebbero in crisi profonda un settore con bassi margini ed esposto drammaticamente alle fluttuazioni del ciclo economico.