Le auto senza conducente sono in realtà guidate da esseri umani, solo che si tratta di tecnici seduti in un centro di controllo a decine o centinaia di chilometri di distanza. Può sembrare scontato, ma non è così: in pochi si rendono conto che i veicoli autonomi non sono completamente autonomi e necessitano di persone in carne ed ossa che li monitorino e li indirizzino.
L’argomento è stato affrontato in un articolo del “New York Times” che ricorda come a San Francisco, Phoenix e Las Vegas, diversi robotaxi si stiano aggirando per le strade della città, ognuno senza autista dietro al volante. Anzi, alcuni non hanno nemmeno i volanti. Ma la “magia” è solo apparentemente tale.
Per anni le aziende hanno evitato di citare l’assistenza da remoto fornita alle driverless car. L’illusione di una completa autonomia ha aiutato ad attirare l’attenzione sulla loro tecnologia e a incoraggiare i venture capitalist a investire i miliardi di dollari necessari per costruire veicoli autonomi sempre più efficaci. La realtà, appunto, è un’altra.
Come un robotaxi è guidato da remoto: gli esempi
Per spiegarla, i giornalisti del NYT si sono focalizzati su Zoox, società di auto a guida autonoma di proprietà di Amazon, evidenziando alcuni esempi.
Se un robotaxi di Zoox si imbatte in una zona in costruzione che non ha mai visto prima, un tecnico nel centro di comando riceverà un allarme, un breve messaggio in una piccola finestra colorata sul lato dello schermo del computer. Usando il mouse del computer per tracciare una linea sullo schermo, il tecnico può segnalare all’auto un nuovo percorso da seguire intorno alla zona in costruzione.
Altro esempio: un’auto di Zoox, a San Francisco, si avvicina a un’area dove è scattata un’emergenza e non riesce a girare intorno a un camion dei pompieri. L’auto “avvisa” un tecnico che lavora da remoto a Foster City, a 35 miglia di distanza, il quale è in grado di vedere i flussi video provenienti da più telecamere installate sul veicolo. Da un pannello di controllo sullo schermo del computer, il tecnico ha anche una vista grafica dall’alto. Nell’angolo del pannello di controllo, un testo avvisa il tecnico che l’auto è bloccata e necessita di intervento umano: “Hero is not making progress 6:22:07 PM.” Per instradare l’auto intorno al camion dei pompieri, il tecnico utilizza il mouse del computer per impostare un nuovo percorso, una linea di cosiddetti waypoint. Mentre il veicolo inizia a muoversi lungo il nuovo percorso, il tecnico continua a posizionare le tracce che dovrà seguire.
Assistenza remota ai robotaxi: quante persone servono?
Man mano che aziende come Waymo, di proprietà della società madre di Google, Alphabet, e Cruise (General Motors), hanno iniziato a rimuovere i conducenti dalle loro auto, il controllo sulle operazioni è aumentato. Dopo una serie di gravi incidenti, hanno cominciato a riconoscere che le auto richiedono assistenza umana.
Nessuna però vuole rivelare quanti tecnici di assistenza remota vengono impiegati allo scopo o quanto costi tutto questo. Sappiamo però che il centro di comando di Zoox ospita circa tre dozzine di persone che supervisionano un piccolo numero di auto senza conducente — due a Foster City e diverse altre a Las Vegas — oltre a una flotta di circa 200 auto di prova, ciascuna delle quali ha ancora un conducente dietro il volante.
Assistenza remota ai robotaxi: quanto costa?
Quando lo scorso anno i regolatori hanno ordinato a Cruise di fermare la sua flotta di 400 robotaxi a San Francisco dopo che una donna è finita sotto uno dei veicoli, le auto erano supportate da circa 1,5 lavoratori per veicolo, incluso il personale di assistenza remota. Questi lavoratori intervenivano per assistere i veicoli ogni 2,5/ 5 miglia di percorso.
Le spese associate all’assistenza remota, dicono gli analisti, sono una delle ragioni per cui i robotaxi faticheranno a sostituire le flotte di ride-hailing tradizionali di Uber e Lyft. Sebbene aziende come Zoox stiano iniziando a sostituire i conducenti, continuano comunque a pagare persone per lavorare dietro le quinte.
“Potrebbe essere più economico semplicemente pagare un conducente per sedersi in macchina e guidarla,” osserva Thomas W. Malone, professore al Massachusetts Institute of Technology Center for Collective Intelligence.
Il cammino dei robotaxi non sarà forse così magicamente spedito come lo avevamo immaginato (L.M.).