Indovina chi è più impegnato nello sviluppo delle auto a guida autonoma? Si potrebbe pensare a Google, considerata la vasta eco mediatica suscitata dai preparativi per la Google Car, oppure ad alcune grandi case automobilistiche. Invece, a sorpresa, come emerge chiaramente dal grafico pubblicato, la più attiva in questo campo, almeno per numero di brevetti depositati – il che significa ricerca, sviluppo e innovazione – è una delle maggiori produttrici di componenti per autovetture: la multinazionale tedesca Bosch.
È quanto emerge da uno studio di The Cologne Institute for Economic Research, che ha identificato e analizzato 5839 brevetti internazionali relativi a questo settore da gennaio 2000 a luglio 2007. Come si vede dal grafico realizzato da Statista e basato sui dati dell’Istituto, le tradizionali case automobilistiche e i fornitori di componenti per auto stanno surclassando Google. E gli altri colossi dell’hi-tech come Apple non appaiono neppure in questi primi dieci posti, così come non c’è Tesla e nemmeno FCA. In particolare, ai vertici della classifica, spicca un trio di società tedesche.
♦ BOSCH E L’INNOVAZIONE – Come detto, Robert Bosch Gmb, o Bosch, è la numero uno con 958 brevetti depositati in 7 anni. Del resto il gruppo tedesco ha fatto dell’innovazione, e in particolare dell’open innovation, una delle sue priorità. Basata a Gerlingen, vicino a Stoccarda, è tra le maggiori fornitrici al mondo di componenti per automotive. Fondata da Robert Bosch nel 1886, attualmente è posseduta al 92% da Robert Bosch Stiftung, la Fondazione Robert Bosch. I suoi prodotti core sono componenti per automotive, prodotti industriali ed elettrodomestici. In Italia Bosch è nota soprattutto per gli elettrodomestici, ma in realtà questo settore rappresenta solo il 25% del fatturato del Gruppo, il resto è composto da software e altre attività. Della sua strategia di innovazione fanno parte un corporate venture capital che può arrivare a investire fino a 15 milioni di euro per ogni startup nel suo portafoglio, uno spazio interno destinato agli innovatori in grado di sviluppare idee utili all’azienda e un centro di ricerca d’eccellenza che si auto-paragona all’Università americana di Stanford. Una parte delle ricerche si focalizza appunto sull’auto a guida autonoma.
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Non solo: Bosch crede nella co-innovazione, paradigma dell’innovazione in base al quale nuove idee e approcci provenienti da risorse interne ed esterne sono integrate in una piattaforma per generare nuovi valori e beni condivisi da tutti gli stakeholders, compresi i consumatori.
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Ha infatti collaborato con alcuni suoi potenziali rivali per sviluppare le tecnologie adatte alla self driving car. Ha sviluppato il sistema di sterzo per il prototipo dell’auto a guida autonoma di Google e ha fornito sistemi di assistenza al guidatore (tra cui sistemi di frenata) per le driverless car di Tesla.
Sul podio, al secondo e terzo posto, ci sono Audi (516 brevetti) e Continental (439). Audi ha presentato l’11 luglio la nuova A8, prima autovettura al mondo a guida autonoma di livello 3 a essere prodotta in serie e commercializzata. Almeno a livello hardware: il software, infatti, conterrà un blocco di questa funzione, che potrà essere abilitata solo quando le leggi europee consentiranno l’utilizzo di auto a guida autonoma sulle strade.
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Al quarto posto la prima americana della lista, Ford, che a febbraio scorso, ha investito un miliardo di dollari in Argo AI. startup nata da poco, che sviluppa modelli tecnologici per veicoli autonomi sfruttando le potenzialità dell’artificial intelligence.
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Seguono GM, Bmw, Toyota, Volswagen, Daimler. Come si vede Google è l’ultima della lista, con soli 338 brevetti depositati in 7 anni. A dicembre dell’anno scorso, attraverso una strategia di open innovation, Google ha in qualche modo delegato il progetto della self driving car a uno spin-off, Waymo, che si occuperà di portare sul mercato le auto senza conducente.
Un colosso hi-tech che sembra invece essersi messo un po’ da parte nella corsa all’automobile a guida autonoma è Apple: la multinazionale guidata da Tim Cook ha deciso che non farà la “Apple Car”. O meglio, dovrebbe dedicarsi alla costruzione di sistemi per auto a guida autonoma, ma non alla fabbricazione di una driverless car in proprio.