La fine dell’era Marchionne era segnata. Si sapeva da tempo che nel 2019 il manager avrebbe lasciato la guida di FCA: il rapido aggravarsi delle sue condizioni di salute e la sua scomparsa, il 25 luglio 2018, l’hanno resa umanamente e aziendalmente più drammatica. Le pesanti reazioni di Borsa di fronte al nuovo corso affidato a Mike Manley non sono il segnale di sfiducia verso l’uomo del fenomeno Jeep ma il campanello d’allarme di fronte a un’incertezza di visione forte per affrontare un mercato che non è più solo quello dell’auto ma della mobilità in generale. Senza tenere conto delle sfide dell’auto autonoma. Il dopo Marchionne è cominciato e sarà duro per FCA.
L’automobile non è più quella di una volta e chi la usa ancora meno. Lo confermano, ad esempio, le scelte strategiche di un player come Daimler, che ha creato una divisione dedicata alla nuova mobilità, che spazia dal car sharing ai servizi di parcheggio.
Condivisione e intermodalità: la nuova mobilità in una ricerca EY
PERCHÉ CHI COMPRA UN’AUTO È INFEDELE
L’andamento delle vendite appare incoraggiante. Il 2017 è stato un anno eccezionale (tranne Gran Bretagna e Stati Uniti) con tassi di crescita fino al 7,9% (proprio in Italia). Ma…non è tutto oro quel che luccica. E in pochi si attendono andamenti cosi entusiasmanti per il futuro prossimo. Siamo tutti sempre più infedeli, alla marca ma anche all’idea stessa di possesso di un veicolo. Secondo l’ultimo e recente Osservatorio Auto di Findomestic, che copre 15 Paesi, quasi l’80% degli intervistati si considerano molto fedeli a una marca ma quando devono cambiare l’auto solo il 34% mantiene la promessa. Certo influiscono la soddisfazione, le offerte commerciali e le esigenze che cambiano ma la prima tentazione è l’innovazione: il 72% degli intervistati ritiene che le tecnologie e i servizi proposti dalle case automobilistiche cambino troppo rapidamente per poter restare fedeli. Chi è avanti diventa quindi più attraente e nel dopo Marchionne questo fattore non potrà essere trascurato. Il 65% del campione ritiene poi che ci siano troppe marche. Ed è interessante notare che oltre la metà considera le soluzioni di condivisione (car sharing, ma anche car pooling) un’occasione per conoscere, e magari poi acquistare, modelli a cui non si sarebbe pensato altrimenti (e questo spiega, in parte, le scelte di Daimler). E sempre il il 55% considera il noleggio a lungo termine una formula che potrebbe spingere a una maggiore fedeltà.
AUTO IBRIDE ED ELETTRICHE, IL 72% DEL MERCATO NEL 2030
C’è quindi una questione a breve-medio termine e una a lungo termine da affrontare in casa FCA. Il motore diesel è finito, anche nel sentimento generale: il 60% degli intervista è favorevoli a toglierli dalle strada, percentuale che sale fino al 79% in Italia. Oggi quasi un’auto su due è diesel, presto sarà meno di una su cinque. Nell’Italia del 2030 solo il 3% dei veicoli in circolazione avrà una propulsione a gasolio. Ma ben il 46% saranno ibridi e il 26% elettrici, secondo i dati di Doxa per l’Osservatorio Findomestic. Un cambiamento epocale che non è poi così lontano, soprattutto per un’industria come quella automobilistica, se si considera che stiamo parlando di poco più di un decennio.
DOPO MARCHIONNE, LA SFIDA DELL’INNOVAZIONE
Il piano industriale lasciato da Marchionne a Manley incorpora già alcuni di questi cambiamenti. Ma per vincere la scommessa non basterà solo lanciare qualche nuovo modello con motorizzazioni più sostenibili. Sarà necessario accelerare sul pedale dell’innovazione, a bordo e non solo (nuovi servizi, nuove relazioni con i clienti). E soprattutto non sarà possibile sbagliare. Alla domanda “una marca automobilistica che ti ha deluso perde definitivamente la tua fiducia”?. L’83% degli intervistati (è la media dei 15 Paesi, in Italia cambia poco: 82%) risponde: sì.