L’INTERVISTA

Dazi sulle auto cinesi: perché penalizzerebbero tutti (anche gli europei)



Indirizzo copiato

La Commissione europea minaccia di aumentare i dazi sulle auto cinesi dopo indagini su pratiche di concorrenza sleale. I dazi provvisori entreranno in vigore a luglio, con decisioni definitive attese entro novembre. Ma non è detto che siano approvati: danneggerebbero anche i produttori europei. Il commento dell’esperto Alessandro Abbotto

Pubblicato il 26 giu 2024

Luciana Maci

Coordinatrice editoriale EconomyUp



Dazi sulle auto elettriche dalla Cina
Dazi sulle auto elettriche dalla Cina

Nelle ultime settimane è sorto un dibattito sui possibili dazi che l’Europa potrebbe applicare alle auto di provenienza cinese.

La Commissione europea ha deciso di aumentare i dazi sulle auto cinesi in risposta a mesi di indagini che hanno evidenziato pratiche di concorrenza sleale da parte dei produttori cinesi.

Dazi provvisori e dazi definitivi

Entro il 4 luglio, la Commissione pubblicherà sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue i risultati dell’indagine in corso (la Commissione ha già visitato più di 100 siti di case automobilistiche in Cina e in Europa). I dazi provvisori, che sono dazi doganali compresi tra il 17,4% e il 38,1%, oltre alla tariffa standard del 10% per le importazioni di auto, entreranno in vigore il giorno successivo. Le parti interessate (la Cina e i produttori di veicoli elettrici) potranno commentare i risultati e chiedere un’audizione fino al 18 luglio.

Dopodiché la Commissione deciderà se applicare dazi definitivi, noti come dazi definitivi. I dazi provvisori vengono riscossi solo se al termine dell’inchiesta vengono istituiti i dazi definitivi. Il termine per finalizzare i dazi è il 2 novembre.

La Cina ha chiesto all’Europa di ripensarci e il dialogo tra le parti è appena ripreso, non senza tensioni.

Dazi sulle auto cinesi

“La questione dei dazi è, al momento, solo un’ipotesi” sottolinea il docente universitario Alessandro Abbotto, autore di “La mobilità elettrica. Storia, tecnologia, futuro” (Carocci editore, 2022) e Perché l’auto elettrica? Guida pratica”, edito da Scienza Express 2024. “La Germania, ad esempio – prosegue – è fortemente contraria a questi dazi. Il gruppo Volkswagen e Mercedes vendono moltissimo in Cina, rappresentando circa il 30% del loro fatturato. Una guerra commerciale sarebbe un disastro per queste case.”

In effetti, la tempistica scelta per l’eventuale introduzione dei dazi sembra studiata per lasciare aperta la possibilità di un accordo. “Non è consigliabile per l’Europa insistere su questa strada, considerando che la Cina ha il monopolio su tutta la catena del valore per le batterie e i semiconduttori” continua Abbotto. “I dazi europei sono comunque tenuti molto più bassi rispetto a quelli applicati dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Biden, il che indica che non si tratta di una guerra commerciale.”

Il vantaggio competitivo della Cina

Del resto la Cina ha scommesso sull’auto elettrica prima di tutti almeno da 20 anni ed è in questo momento il leader mondiale nel campo della mobilità elettrica. Nel suo ultimo report 2023 l’International Energy Agency (IEA) ricorda che nel 2022 il 60% di tutte le automobili elettriche vendute al mondo si è avuto in Cina. Complessivamente, la metà di tutte le automobili elettriche circolanti nel mondo sono in Cina. “L’Europa è stata ferma – continua Abbotto – continuando a sviluppare il diesel, la benzina e ora l’ibrido e il plug-in, senza imparare la lezione che per competere su questi mercati bisogna investire e lavorarci. Il prodotto cinese è ormai di ottima qualità, come dimostrano i crash test e la crescente presenza di marchi cinesi come BYD e MG in Europa.”

Abbotto sottolinea che l‘unico risultato concreto dei dazi potrebbe essere un aumento dei costi per i consumatori. “I prodotti cinesi hanno un ampio margine per compensare gli eventuali dazi. Ad esempio, le automobili MG sono già molto presenti a Milano e se i dazi verranno applicati, il costo si riverserà sui consumatori.”

Un altro punto cruciale è la capacità dell’industria europea di competere. “L’industria europea dovrebbe rimboccarsi le maniche, investire e puntare di più su segmenti di mercato come quelli delle city car, che sono i principali in Europa. Al momento, l’offerta europea non è competitiva in termini di qualità e costi.” D’altra parte non è un mistero che, per aggirare i dazi, le aziende cinesi potrebbero decidere di costruire autoveicoli in Europa.

Dazi sulle auto cinesi: una questione politica?

La questione dei dazi potrebbe avere anche una dimensione politica. “Non è un caso che la proposta sia venuta fuori proprio ora, alla vigilia delle elezioni europee e americane. Ci sono molte questioni politiche in gioco e credo che molte cose si chiariranno solo dopo le elezioni.”

In conclusione, Abbotto ritiene che sostenere l’industria europea sia fondamentale, ma non attraverso i dazi. “La strada corretta è quella di investire e costruire. Ad esempio, l’Italia parla da tempo di gigafactory di batterie, ma al momento non c’è ancora un progetto concreto. Se non ci muoviamo, sarà difficile competere.”

Articoli correlati

Articolo 1 di 4