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Dal MIT di Boston alla startup in Italia: la storia di Alessandra Accogli e le batterie green

Dal Politecnico di Milano al MIT di Boston e poi di nuovo in Italia per fondare “Sinergy Flow”, Alessanda Accogli, 32 anni, vincitrice di “Tecnovisionarie”, racconta a EconomyUp il suo percorso, cosa fa la startup e le difficoltà incontrate. “In Italia non c’è una vera cultura delle startup” dice

Pubblicato il 29 Giu 2023

Alessandra Accogli

Da studentessa del Politecnico di Milano interessata ai nuovi materiali, a borsista presso il MIT di Boston, a fondatrice di una startup innovativa che sviluppa batterie “green”: Alessandra Accogli, Ceo e Co-Founder di Sinergy Flow, è tra le 12 donne che lo scorso 6 giugno hanno ricevuto il Premio Internazionale Tecnovisionarie di Women&Tech ETS, in collaborazione Associazione Civita.

Originaria del Sud Italia, 32 anni, da sempre molto curiosa e appassionata di energia green, ha ricevuto questo premio che intende celebrare il valore di donne che, nella loro attività professionale, hanno saputo incidere positivamente nella transizione ecologica.

Ed è proprio quanto si è prefissa di fare Alessandra insieme ai suoi due soci – Gabriele Panzeri e Mattia Salerno – con Sinergy Flow (da cui ha preso il nome la startup), una batteria a flusso, modulare e sostenibile che consente l’accumulo di energia fino a 20 ore (in laboratorio è stata testata fino a 50).

“Alessandra Accogli è passione, perché attraverso Sinergy Flow sviluppa batterie innovative, eco-friendly ed efficienti, credendo fermamente nel potere delle donne nel contrastare il cambiamento climatico”, commenta Gianna Martinengo, fondatrice e presidente di Women&Tech ETS.

Un prodotto dall’elevato potenziale innovativo – la sua diffusione consentirebbe la penetrazione delle fonti di energia rinnovabile fino al 90% -, sviluppata dai tre founder di Sinergy Flow e risultato di un percorso non privo di ostacoli.

Alessandra Accogli, seconda da destra, con le altre vincitrici del Premio Le Tecnovisionarie e con la fondatrice del premio, Gianna Martinengo, al centro

Da Milano a Boston, andata e ritorno

“Sono sempre stata una persona curiosa, fin da piccola mi affascinava indagare sul funzionamento delle cose”, racconta Alessandra.

A questa curiosità si aggiunge, durante il percorso di studi, la passione verso l’energia pulita e la sostenibilità.

“La mia grande passione, sin dalla triennale, sono i dispositivi per l’accumulo energetico. Nel corso della magistrale ho deciso di fare un’esperienza presso il dipartimento di ricerca e sviluppo di una multinazionale, ma successivamente ho scelto di cominciare il dottorato in Ingegneria dei materiali. Mi sono specializzata in elettrochimica applicata e quindi nello sviluppo di chimiche innovative per batterie a celle di flusso, mantenendo sempre un occhio alla sostenibilità, che mi ha portato a ricercare materiali sostenibili a basso costo”, spiega Alessandra Accogli.

“L’obiettivo era ridurre l’impatto ambientale dei dispositivi rispetto a quelli in circolazione e garantire una diffusione ampia di nuove tecnologie che potessero guidare la transizione energetica. Volevo capire come cambiare un paradigma vecchio di decenni. Ho sempre voluto dare un contributo innovativo a questo settore, non sempre è stato facile, spesso ho perso tempo dietro soluzioni che sembravano promettenti e poi si sono rivelate fallaci. La sfida di lavorare nel campo dell’innovazione è proprio questa: accettare che possono esserci dei fallimenti e comunque continuare a cercare di raggiungere gli obiettivi”, aggiunge.

Inizia così un percorso che porta Alessandra, insieme a quelli che poi diventeranno i suoi soci in Sinergy Flow, a sperimentare, validare e scartare diverse tecnologie. Nel frattempo, le loro strade si dividono brevemente: Alessandra vince una borsa di studio al MIT di Boston, anche il suo collega Gabriele Panzeri si trova negli Stati Uniti per studio (presso l’Università di Berkeley) e il più giovane dei tre, Matteo Salerno, si appresta a completare il corso magistrale.

Rientrati in Italia, decidono di partecipare a Switch2Product, il Programma Innovazione organizzato da PoliHub, l’Ufficio Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Milano, e da Deloitte Officine Innovazione.

“Il programma di accelerazione è iniziato nel 2021 e da lì abbiamo iniziato la nostra metamorfosi da ricercatori scientifici a imprenditori. La nostra missione è spostare sempre il limite della conoscenza in questo settore sempre un passo avanti”, racconta Accogli.

Successivamente la startup partecipa a un programma di accelerazione negli Stati Uniti, dove attira sia l’interesse di mercato sia dei fondi di investimento. I tre giovani sono però determinati ad avviare il loro progetto in Italia e quindi decidono di non lasciarsi corteggiare (o non ancora) dalle opportunità che il mercato americano gli può offrire.

“Abbiamo scelto di rimanere in Italia perché è il Paese che ci ha formato, che su di noi ha investito e volevamo restituire qualcosa al nostro Paese”.

Energie rinnovabili, innovazione e startup: le opportunità (e i limiti) del mercato europeo e italiano

Del resto, spiega Alessandra, in Italia e in Europa sta crescendo l’interesse nei confronti dei dispositivi per l’accumulo di energia green e quindi le opportunità non mancano.

“Pensiamo che l’Europa sia la culla del Deep Tech: stanno nascendo molte startup, anche grazie ai fondi e ai programmi europei di accelerazione e di certo l’interesse non manca. Anche l’Italia  si sta muovendo molto bene, perché c’è un piano di installazione di dispositivi di accumulo a lunga durata, quindi sicuramente avremo modo per espanderci in Italia e in Europa”.

A fronte di questo terreno fertile, l’esperienza di Sinergy Flow ha portato Alessandra e i suoi soci a scontrarsi con alcuni limiti del contesto italiano ed europeo legati a una cultura delle startup ancora poco consolidata, da un ecosistema ancora acerbo e da una burocrazia troppo lenta e macchinosa.

“L’ecosistema del settore delle startup e del trasferimento tecnologico è ancora un po’ acerbo: sicuramente ci sono stati miglioramenti ma tanto si può ancora fare, soprattutto sul fronte delle procedure. A volte mancano i regolamenti e, quando questo accade, molto spesso si apre una lunga discussione. Rispetto agli Stati Uniti l’assenza di consapevolezza di un ecosistema rende più complicato il lancio e il fiorire di attività di questo tipo”.

Altra criticità: non sempre c’è quel filo che lega gli attori del trasferimento tecnologico, in grado di tradurre la ricerca accademica in innovazioni per le imprese.

“Per noi la parte più difficile del progetto è stata proprio l’avvio di una nuova attività imprenditoriale con la discussione con diversi attori che parlano lingue diverse e che vanno a velocità diverse. Il mondo dell’imprenditoria ha una velocità che il mondo accademico non ha ed è stato difficile trovare la chiave giusta per poter comunicare con tutti”, racconta Alessandra Accogli.

Alessandra Accogli: “In Italia manca la cultura della startup”

Accanto a questi problemi se ne sono aggiunti altri inaspettati, che l’azienda sta riscontrando ora che è in fase di espansione del personale: la poca consapevolezza di cosa voglia dire lavorare in una startup.

“Le dinamiche delle startup non sono ancora pienamente comprese ad oggi in Italia, mentre in altri stati europei, come Francia e Germania, e negli Stati Uniti, le persone conoscono quali sono i rischi, e quali le possibilità, di lavorare per una startup. Trovare persone che si riconoscano nella cultura della startup è difficile. Forse deriva da una mancanza di consapevolezza a livello universitario: ad esempio negli Stati Uniti ci sono corsi di imprenditoria e su come fare startup, quindi c’è una consapevolezza diversa”.

Dall’Europa agli Stati Uniti e oltre: gli obiettivi di Accogli & soci

Sinergy Flow ha deciso di affidarsi ai fondi 360Capital e Cdp per un altro round di investimenti che dovrebbe portare alla realizzazione del primo modulo proprietario per la validazione del primo business case.

Successivamente, l’azienda aprirà un altro round di finanziamenti (entro fine anno), strumentale per l’internazionalizzazione e, successivamente, procederà all’installazione del primo container di Sinergy Flow. L’obiettivo è espandersi prima in Europa e guardare poi al mercato statunitense.

“La nostra tecnologia non può prescindere dal mercato americano, a cui dobbiamo necessariamente guardare. Negli Stati Uniti gli impianti hanno dimensioni maggiori e quindi la richiesta ha una scala diversa, anche perché Stati come la California hanno già una produzione di energia da fonti rinnovabili che è invidiabile. Anche i fondi statali sono diversi, il piano Biden ha fortificato gli investimenti sulle rinnovabili e l’accumulo energetico”.

Nel frattempo, l’azienda si è da poco trasferita presso una nuova sede, che può contare su un’area di 500mq dedicata ai laboratori e 200mq dedicati agli uffici. Il processo di reclutamento del personale dovrebbe consentire al team di crescere dalle 4 risorse attuali fino a 8-10 persone entro fine 2023.

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Michelle Crisantemi
Michelle Crisantemi

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