Cazoo è sull’orlo del fallimento. L’azienda britannica che vende auto online si trova a fronteggiare una possibile bancarotta a meno di tre anni dalla sua quotazione alla Borsa di New York, dalla quale era uscita con una valutazione di ben 7 miliardi di dollari.
La piattaforma, che nei giorni scorsi ha annunciato la nomina degli amministratori dopo che non è riuscita a ottenere finanziamenti aggiuntivi, ha visto il prezzo delle sue azioni crollare del 99,9% dal momento del suo debutto.
Tra gli interessati all’acquisto di ciò che resta dell’impresa, ovvero il suo marketplace online, il marchio e la proprietà intellettuale, ci sarebbe il concorrente Motors.co.uk. Intanto, però, migliaia di posti di lavoro sono a rischio.
Ma come è stato possibile che una promettente realtà innovativa che si è espansa in fretta in Europa, guadagnandosi quasi da subito il titolo di unicorno (una startup valutata oltre un miliardo di dollari), stia affrontando una gravissima crisi che la porterebbe verso il fallimento?
Ripercorriamo le principali tappe che hanno condotto a questa situazione.
Come e perché è nata Cazoo
Fondata a Londra nel 2018 dall’imprenditore Alex Chesterman, il suo scopo era rivoluzionare l’industria delle auto usate vendendo direttamente ai consumatori. Il portale permette di completare il processo d’acquisto d’auto interamente online, con consegna a casa in 72 ore e reso garantito entro 7 giorni.
Nonostante abbia sede a Southampton, nel Regno Unito, nel 2021 Cazoo ha deciso di quotarsi alla Borsa di New York attraverso una fusione con una società di acquisizione speciale (Spac), guidata dal miliardario gestore di hedge fund Dan Och.
Un 2022 di espansione e crisi
Dopo essersi rapidamente espanso in Europa (Italia compresa), il rivenditore di auto online ha annunciato l’8 settembre 2022 che avrebbe abbandonato la sua attività nell’Unione Europea e tagliato 750 posti di lavoro. La società ha licenziato tutti i suoi dipendenti in Francia, Germania, Italia e Spagna, lasciando operative solo le attività nel Regno Unito per cercare di preservare la liquidità. L’italiana brumbrum, acquisita all’inizio di quell’anno, è stata poi abbandonata: l’ha rilevata Stellantis.
2023: il tentativo di risalita
La società ha diffuso il primo agosto 2023 i risultati finanziari del primo e secondo trimestre: ne emergeva il quadro di un’azienda in fase di ristrutturazione, con una significativa riduzione del fatturato e una redditività netta ancora negativa, ma anche un parziale miglioramento del margine lordo (Ebitda) per effetto del taglio dei costi. Il fondatore Alex Chesterman si è dimesso mentre l’azienda rifinanziava i suoi 630 milioni di dollari di debito.
2024: bancarotta in vista per Cazoo
Poi, a marzo 2024, Cazoo ha annunciato che avrebbe smesso di vendere auto direttamente per trasformarsi in un modello di marketplace online puro.
A maggio 2024 Cazoo ha portato i libri contabili alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, dopodiché ha nominato gli amministratori. E’ avvenuto poco dopo che l’azienda ha ammesso di avere difficoltà a raccogliere denaro dagli investitori e ha detto che avrebbe mancato la scadenza per presentare i suoi conti annuali.
Cazoo: un unicorno senza mai profitti
Nonostante la sua valutazione nel 2021, Cazoo non ha mai realizzato profitti. Nel 2022 le sue perdite erano salite a 704 milioni di sterline rispetto ai 544 milioni dell’anno precedente, e a dicembre scorso ha ristrutturato 630 milioni di dollari di debito. La società sostiene di aver venduto 120.000 auto nel Regno Unito.
Negli ultimi giorni l’azienda ha dichiarato di aver esplorato “alternative strategiche” all’insolvenza, inclusa la vendita di parti della sua attività, ma finora non si è concretamente fatto avanti nessun acquirente.
Il numero di persone che lavorano per Cazoo è diminuito bruscamente negli ultimi anni, da 4.500 nel 2021 a circa 1.000 oggi.
A gennaio 2023, Chesterman si è dimesso da amministratore delegato, diventando presidente di Cazoo, poi ha lasciato del tutto l’azienda a dicembre 2024. Il suo sostituto come amministratore delegato, Paul Whitehead, si è dimesso a marzo.