“Senza la smart road, la guida autonoma non potrà diffondersi pienamente.” Parla senza mezzi termini Benedetto Carambia, Head of R&D and Innovation di Movyon, il centro di eccellenza per la ricerca e l’innovazione del Gruppo Autostrade per l’Italia che ha recentemente testato per la prima volta in Italia la circolazione di veicoli a guida autonoma su un tratto di autostrada aperto al traffico.
Perché l’auto a guida autonoma possa diventare un’opzione concreta, spiega a Economyup, non basta l’innovazione dei veicoli. Un ruolo essenziale, spesso poco trattato, è quello delle infrastrutture: strade intelligenti che permettano al veicolo di “vedere” oltre il limitato raggio di sensori e telecamere per poter reagire con prontezza a ostacoli e imprevisti sulla via.
Ed è proprio questo il fulcro della sperimentazione di Movyon, resa possibile grazie al supporto del Gruppo Autostrade per l’Italia e dell’Osservatorio tecnico di Supporto per le Smart Road e per il Veicolo Connesso e a Guida Automatica del Ministero delle infrastrutture e trasporti.
Di cosa si occupa Movyon?
Dal suo rebrand nel 2021 come evoluzione di Autostrade Tech, Movyon, polo tecnologico del Gruppo Autostrade per l’Italia e leader nello sviluppo e nell’integrazione di servizi di Intelligent Transport Systems, ha investito significativamente in ricerca e innovazione, con un programma di 100 milioni di euro di investimenti dedicato alla smart mobility. Questi fondi hanno finanziato progetti in collaborazione con università, centri di ricerca e startup, focalizzandosi su risparmio energetico, monitoraggio delle infrastrutture e l’applicazione di intelligenza artificiale e tecnologie per smart road. La partnership con il Politecnico di Milano nel 2021 ha segnato l’inizio delle sperimentazioni sulla guida autonoma, con un focus particolare sul dialogo tra veicoli e infrastrutture.
“Prima ancora del 2021 il Gruppo Autostrade si era concentrato nello sviluppo di tecnologie che abilitano il dialogo tra il veicolo e l’infrastruttura, tra cui gli ITS (Intelligent Transport System)” spiega Carambia, “Noi siamo partiti da questi sistemi, usati principalmente per servizi di infomobilità e sicurezza, e li abbiamo applicati per supportare la guida autonoma.”
I test di Movyon sulla guida autonoma
In cosa consiste la sperimentazione di Movyon?
La sperimentazione, realizzata da Movyon accanto al Gruppo ASPI e con il supporto del Politecnico di Milano affiancato dall’Osservatorio tecnico di Supporto per le Smart Road e per il Veicolo Connesso e a Guida Automatica del Ministero delle infrastrutture e trasporti, ha testato veicoli a guida autonoma su un tratto della rete di Autostrade per l’Italia in condizioni regolari di traffico, valutando così la capacità del veicolo di muoversi in uno scenario “reale”, in mezzo a guidatori umani.
“Movyon punta a implementare infrastrutture capaci di supportare la guida autonoma dal livello tre in su” specifica Carambia. “Il livello due è quello che oggi conosciamo già nelle macchine di serie, come il sistema di assistenza al parcheggio e di mantenimento della carreggiata e alcuni degli ADAS. La transizione dal livello due al tre è cruciale, poiché prevede che sia il veicolo a guidare in autonomia – pur con la capacità del sistema di richiamare l’attenzione del conducente in caso di necessità.”
La sperimentazione è stata resa possibile da Autostrade per l’Italia, prima concessionaria italiana a concedere il nulla osta, e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha fornito l’autorizzazione a far circolare i veicoli sperimentali sulla tratta secondo quanto previsto dal DM 70 del 2018, il cosiddetto “decreto smart roads”.
Le prime prove sono partite a luglio in A26, dove l’auto a guida autonoma ha percorso 20 km in un tratto dove non erano presenti gallerie, e continuate a fine ottobre con l’inclusione della galleria Valsesia. Ora i test si concentrano proprio sul verificare l’affidabilità del posizionamento di precisione dell’auto abilitato da antenne distribuite nel tunnel, grazie a un sistema che consente al veicolo di comunicare con l’infrastruttura, al fine di mantenere lo stesso livello di guida autonoma, anche in assenza del segnale satellitare (come nel caso appunto di una galleria).
La tecnologia di Movyon per la guida autonoma
Come funziona la tecnologia?
“Per realizzare un sistema di guida autonoma sicuro, un prerequisito imprescindibile è il posizionamento di precisione. Senza essere in grado di rilevare dove si trova, il veicolo richiamerebbe continuamente il conducente a riprendere il controllo. Questo, oltre a negare il proposito della guida autonoma, creerebbe condizioni di sicurezza peggiorative rispetto a quelle attuali, perchè il conducente sarebbe distratto e richiamato all’attenzione di continuo, aumentando significativamente le probabilità di errore umano. È qui che l’elemento tecnologico e infrastrutturale diventa importantissimo.” spiega Carambia.
“Tuttavia, specialmente in Italia la cui rete autostradale conta il numero di tunnel più elevato d’Europa, questo crea un problema: a causa della mancanza di segnale in galleria, il veicolo a guida autonoma avrebbe fortissime difficoltà a muoversi. Ed è lì che noi vogliamo intervenire.”
L’elemento innovativo di questo progetto risiede infatti nelle antenne sviluppate da Movyon, distribuite lungo la rete autostradale, che dialogando con i veicoli permettono un posizionamento preciso e affidabile con un’accuratezza di 30 cm – il requisito necessario per il funzionamento della guida autonoma.
L’importanza dell’infrastruttura per il driverless
Oltre al posizionamento di precisione, perché l’infrastruttura è essenziale per il futuro della guida autonoma?
“Molte delle condizioni di sicurezza non possono essere determinate dal solo veicolo, che riesce a percepire un numero limitato di eventi e, soprattutto, “vede” solo quello che accade nelle immediate vicinanze. Serve quindi una rete stradale dotata di tecnologia di comunicazione veicolo-infrastruttura, come le antenne di cui parlavamo prima, capace di rilevare eventi su largo raggio e “avvertire” il veicolo, che può così approcciare l’evento imprevisto in sicurezza o richiedere per tempo l’intervento del conducente.”
“In questa fase di sperimentazione dobbiamo inoltre tenere a mente un fattore critico: il periodo di transizione. Considerando l’elevato numero di incidenti causati da distrazione dell’uomo, la guida autonoma, se correttamente implementata, è di per sé più sicura della guida umana. Tuttavia, prima di arrivare a uno scenario ideale, ci sarà necessariamente un periodo in cui la guida autonoma di livello tre o quattro dovrà coesistere e confrontarsi con i veicoli guidati dalle persone, quindi con l’errore umano – un fattore estremamente imprevedibile. Ci può essere il conducente che sbanda, quello che fa un cambio di corsia repentino, una frenata brusca eccetera. Un evento che magari succede a 1 km di distanza, e quindi il veicolo non può “percepire” perché troppo lontano rispetto alla propria capacità di visione.”
“Anche per questo continuiamo a lavorare, affinché il veicolo possa ricevere informazioni rispetto agli eventi circostanti con tempi di latenza brevissimi e con la precisione che il veicolo a guida autonoma richiede. È così l’autonomous driving potrà diffondersi mantenendo i necessari standard di sicurezza.”