Negli anni Sessanta i progettisti se le immaginavano aerodinamiche, dalle forme allungate, con ali estensibili e turbogetti capaci di farle alzare in volo per percorrere le autostrade automatizzate del Duemila. Oggi, dopo cinquant’anni, le forme delle automobili sono certo cambiate, ma non in modo così spinto come suggerivano le “concept car” di allora. Perché il futuro ha preso un’altra direzione: non tanto quella delle forme, quanto quella dei contenuti. E una delle sfide per il mondo automotive è diventata quella della connected car, l’auto connessa, definita come un veicolo che, oltre ad avere accesso a internet, dispone di sensori e può inviare e ricevere segnali, percependo la realtà circostante e interagendo con altri veicoli o entità.
Il mercato dell’auto connessa
Secondo il Connected car report 2016 di Strategy&, azienda di consulenza strategica del colosso di servizi professionali PwC, oggi il 70% del mercato globale delle auto connesse è in mano ai marchi del segmento premium, ma le cose sono destinate a cambiare rapidamente: nel 2022 questa percentuale scenderà al 49,9%, mentre saliranno vertiginosamente i fatturati delle aziende che forniscono i servizi di connettività, passando dai 35,5 miliardi di dollari del 2015 a 115,9 miliardi di dollari. Che saranno (quasi) equamente suddivisi tra servizi di connessione (come navigazione, infotainment, gestione del veicolo e mobilità, che peseranno per il 28% del totale), guida autonoma (come assistenza alla guida e al parcheggio e riconoscimento di segnali stradali, che varrà il 35% del mercato) e sicurezza (sensori di collisione, radar, allarmi e chiamate automatiche ai soccorsi, che prenderà la fetta più grossa con il 37%). Ovviamente aumenterà anche l’incidenza del valore dei dispositivi connessi sul costo totale dell’auto: se ne 2017 per un’auto di segmento premium si spendono mediamente 50.862 dollari (con l’8,3% del costo determinato dai dispositivi connessi), nel 2022 il prezzo salirà al 52.899 dollari, ma l’incidenza dei dispositivi connessi sarà quasi il doppio, il 14,2%. Lo stesso per le utilitarie: l’attuale costo di 25.689 dollari, con un’incidenza del 5,4% di dispositivi connessi, tra 5 anni crescerà a 25.843 con un costo determinato per il 6,9% dalla tecnologia di connettività.
La tecnologia nell’auto connessa
Tecnologia che già oggi, secondo un’inchiesta di Punto Informatico pubblicata a febbraio, è presente in maniera cospicua nelle auto, e non solo in quelle di fascia alta. Solo per quanto riguarda l’integrazione tra smartphone e vettura, ad esempio, Audi propone la connessione a un’antenna esterna che migliora la ricezione, mentre Opel offre la ricarica a induzione; Volvo ha presentato un’app che sostituirà la chiave e Volkswagen permette di usare lo smartphone come schermo del computer di bordo. Per quanto riguarda la vera e propria connessione a Internet, Opel offre anche per le auto più economiche un hotspot 4G LTE che consente di collegare contemporaneamente fino a 7 dispositivi mobili, Tesla rilascia gli update del software dell’auto direttamente online, inviandoli direttamente al veicolo; la Mini dispone, nella versione cabrio, di un radar che avverte via web il proprietario quando, a tettuccio aperto, è imminente la pioggia; Volvo è stata la prima casa automobilistica al mondo a integrare Spotify nei suoi veicoli.
L’auto è fuori dalla crisi, ecco come si sta preparando al futuro
La tecnologia a bordo dei veicoli connessi è ovviamente fondamentale anche per quanto riguarda la sicurezza e l’assistenza alla guida: oltre all’autopilota di Tesla, BMW offre sullo smartphone una visuale remota a 360 gradi dell’esterno dell’auto; Mercedes ha sviluppato un sistema di parcheggio da remoto tramite app, un assistente di sterzata autonoma per evitare ostacoli e uno per il sorpasso autonomo; Audi propone un assistente di svolta che frena per evitare incidenti analizzando il comportamento dei veicoli provenienti in senso opposto, un sistema che avvisa se, mentre il conducente sta scendendo, dal retro si sta avvicinando un’altra auto e un assistente che può prendere il controllo dell’auto in caso di ingorghi stradali; Volvo ha presentato un sensore che riconosce i bordi della carreggiata anche se non sono segnalati dalle strisce; Bmw monterà un sistema di guida semiautonoma in autostrada (con il mantenimento della distanza di sicurezza dal veicolo che precede e la gestione del volante).
Il futuro dell’auto: i progetti di tutti i grandi costruttori da qui al 2020
In tema di navigazione, infine, Porsche propone un servizio informativo in tempo reale sul traffico e lo stesso da Volkswagen; Audi consente la ricerca vocale dei punti di interesse e BMW consente di aggiornare direttamente via web (invece che con i classici DVD) le mappe.