Automotive, è la Toscana la regione italiana con più auto elettriche

Tra il 2005 e il 2016 il numero di vetture elettriche in Italia è cresciuto mediamente del 41% l’anno e il settore potrebbe generare un fatturato tra 24 e 100 miliardi di euro nel 2025. I numeri nel report realizzato da The European House – Ambrosetti per conto di Enel

Pubblicato il 07 Set 2017

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Per l’economia e l’industria italiana il settore della mobilità elettrica potrebbe essere, assieme al suo indotto, di importanza fondamentale nei prossimi decenni: lo sostiene il rapporto e-Mobility Revolution realizzato da The European House – Ambrosetti per conto di Enel (che peraltro si è appena classificata 20esima nella lista di Fortune delle aziende con maggiore impatto sociale al mondo) e presentato al Forum di Cernobbio. Nello studio viene evidenziato come, a livello mondiale, tra il 2005 e il 2016 il numero di auto elettriche nel mondo sia cresciuto mediamente del 94% l’anno in termini di stock (superando lo scorso anno i 2 milioni di unità prodotte) e del 72% per quanto riguarda le nuove immatricolazioni. E benché l’incidenza delle auto elettriche sul totale abbia ancora un impatto decisamente contenuto (rappresenta infatti lo 0,24% del parco auto e 1,1% delle nuove immatricolazioni), la stima dello studio è che i veicoli elettrici costituiranno oltre il 50% delle auto vendute entro il 2040.

“L’elettrificazione della mobilità – spiega infatti il rapporto – non è confinata esclusivamente al comparto degli autoveicoli, ma coinvolge anche altre forme di trasporto su quattro (autobus, furgoni, veicoli commerciali, quadricicli) e due ruote (motocicli e biciclette). La diffusione di questi mezzi consente di rivoluzionare il sistema della mobilità passeggeri e merci nel suo complesso, secondo criteri di maggiore efficienza energetica, sostenibilità ambientale e urbana, sicurezza, accessibilità, connettività e multi-modalità”. La mobilità elettrica, insomma, secondo lo studio “è un game changer, perché consente di rispondere con efficacia ai grandi megatrend che disegneranno il prossimo futuro”, dalla mobilità di prossimità alla logistica delle smart city, dalla sharing economy alla guida autonoma, passando per l’economia circolare (con l’attivazione di nuove filiere, a partire dal riciclo delle batterie) e per la gestione dell’“ageing society”, l’invecchiamento globale della popolazione (con nuove soluzioni di mobilità elettrica pensata per i profili “senior”).

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A guidare questa rivoluzione, chiarisce il documento, è a oggi la Cina, che domina lo scenario della mobilità elettrica con quasi 649mila veicoli circolanti, mentre la Norvegia, Paese storicamente green, è la migliore in termini di penetrazione, con la più alta quota di mercato sul totale circolante (il 5,11%).

E l’Italia? Sebbene la strada sia ancora molto lunga, anche nel Belpaese l’elettrificazione della mobilità cresce costantemente, con un un tasso medio annuo composto del 41% tra 2005 e 2016, e un incremento significativo anche per il parco auto, con 9.820 autoveicoli circolanti nel 2016 (+60% rispetto al 2015).

Per analizzare nel dettaglio la situazione italiana, The European House – Ambrosetti ha sviluppato un apposito strumento (l’Indice del Trasporto Elettrico) che consente di misurare la performance delle 20 regioni e delle 14 città metropolitane italiane: si scopre così che la Toscana è la migliore tra le regioni italiane (con un punteggio di 6,5 su un valore massimo di 10), seguita da Lombardia (5,1) ed Emilia Romagna (5,0), mentre nella classifica delle città spicca Firenze, in testa con un punteggio di 8,1, seguita da Milano (6,4 punti) e Roma (6,0). La ricerca rileva quindi che “tutti i territori del Mezzogiorno d’Italia, ad esclusione della Puglia, si collocano nella parte bassa delle classifiche, evidenziando così l’ampio potenziale di sviluppo per la e-Mobility in queste aree”.

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Lo studio sottolinea poi anche il grande potenziale di crescita del settore, la cui filiera (che comprende Ricerca & Sviluppo, manifattura, distribuzione e vendita di veicoli, piattaforme IT ed energia, utilizzo e aftermarket, riciclo e seconda vita) include nel 2016 in Italia già 160mila imprese, con 823mila occupati e un fatturato complessivo di quasi 390 miliardi di euro l’anno: secondo il rapporto, considerando il solo mercato degli autoveicoli elettrici e il fatturato generabile in ciascuna fase della filiera, si potrebbe attivare in Italia un fatturato complessivo compreso (a seconda dello scenario considerato) tra 24 e 100 miliardi di euro nel 2025 e tra 68 e 303 miliardi di euro nel 2030. “Si tratta – sottolinea il report – di un impatto significativo, di cui l’Italia potrebbe catturare una quota rilevante nei settori della componentistica, della carrozzeria e degli interni, delle apparecchiature di ricarica elettrica, oltre che in quelli che si sviluppano prevalentemente sul territorio nazionale, ossia rete elettrica e riciclo e seconda vita. Si potrebbe così generare sul territorio italiano un valore compreso tra 14 e 59 miliardi di Euro al 2025 e tra 41 e 180 miliardi di Euro al 2030”.

“Per cavalcare con successo la e-Mobility Revolution – conclude però lo studio – l’Italia deve innanzitutto sviluppare una visione di medio-lungo termine, come fatto dai principali Paesi, e adottare politiche nazionali volte a sostenere la domanda, la filiera industriale (incentivando soprattutto la ricerca) e la rete infrastrutturale di ricarica”.

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