Auto elettriche in Italia: ancora c’è tanto cammino da fare, eppure emergono segnali positivi. Il nostro Paese si colloca al sesto posto per diffusione di auto elettriche, con 1,14 veicoli full electric ogni 1000 abitanti, e al nono in quanto a “readiness” dei consumatori a un’effettiva transizione verso la mobilità elettrica. Tuttavia, nel lungo termine, è chiara la volontà del nostro Paese di favorire questo passaggio, tanto che si sta registrando un costante aumento dei modelli di veicoli elettrici sul mercato nazionale (a metà 2022 sono stati registrati circa 170 modelli disponibili in Italia, quasi il doppio rispetto al 2021), e una crescita progressiva delle infrastrutture di ricarica: secondo i dati riportati da Motus-E9 ad oggi sono presenti in Italia 36.772 punti di ricarica, circa il 40% in più rispetto al 2021. A sottolinearlo è lo studio “Move to the future”, realizzato da EY in collaborazione con l’Italian Insurtech Association, che si propone di indagare l’evoluzione del mercato della mobilità in Italia e della connessa offerta assicurativa.
Se infatti lo scoppio della crisi pandemica di Covid-19 aveva marcato un’importante battuta d’arresto per il mercato della mobilità in Italia, l’allentamento delle misure restrittive e il graduale ripristino delle naturali abitudini di spostamento nel corso degli ultimi due anni hanno segnato una progressiva ripresa del settore. In particolare, si legge nello studio, giunto alla sua terza edizione, si è andata ad affermare una sensibilità sempre maggiore verso i temi della sostenibilità e della transizione energetica che ha toccato in particolar modo il settore della mobilità, traducendosi di fatto in un crescente interesse dei consumatori verso l’elettrico.
Secondo l’EPA (Environmental Protection Agency) statunitense, il settore dei trasporti è il principale responsabile delle emissioni di gas ad effetto serra, incidendo per il 27% sul totale dei quasi 6.000 Milioni di tonnellate metriche di CO2 equivalente emessi nel 2020 e seguito dalla produzione di energia elettrica (25%), attività industriale (20%), attività commerciali e residenziali (13%), agricoltura (11%) e uso del suolo e silvicoltura (13%)1.
Nello specifico, secondo un’indagine EY sulla mobilità del futuro, circa il 45% degli italiani ha intenzione di acquistare un veicolo elettrico nei prossimi anni e, in risposta, oltre il 65% della gamma auto offerta dagli OEM (Original Equipment Manufacturer o semplicemente costruttori di veicoli) sarà elettrica entro il 2026.
Mercato auto elettriche in Italia: nel 2021 aspettative superate
Gli effetti più significativi di questa evoluzione sono stati registrati nel 2021, anno in cui mercato delle auto elettriche nel nostro Paese ha superato ogni aspettativa. In particolare, secondo i dati riportati da Repower3 il calo delle immatricolazioni per l’alimentazione tradizionale riscontrato a chiusura dell’anno si è contrapposto a una maggiore diffusione dell’elettrico, con una crescita del 128% rispetto al 2020, che ha posizionato l’Italia al quinto posto a livello europeo per numero di immatricolazioni3. Nel dettaglio, le BEV (Battery electric vehicle) hanno registrato un raddoppio dell’immatricolato (+107%), mentre le PHEV (Plug-in electric vehicle) una crescita del +153%. Dal punto di vista regionale, è evidente il ruolo trainante delle regioni nel nord Italia, responsabili del 65% delle immatricolazioni di veicoli elettrici nel 2021.
In crescita anche la micromobilità
La maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali non ha impattato soltanto il mercato delle auto: importanti evoluzioni sono state registrate anche in ambito di micro-mobilità. Negli ultimi anni, infatti, i consumatori italiani si sono dimostrati sempre più propensi all’adozione di soluzioni alternative per gli spostamenti urbani, il che ha portato a una diffusione capillare di mezzi quali monopattini, biciclette e scooter.
Sharing mobility: Italia ai primi posti in Europa
In maniera trasversale a questi due settori si pone il mercato della sharing mobility, che riguarda il noleggio in condivisione di auto, scooter, bici e monopattini. L’Italia, secondo i dati riportati nell’European shared mobility index4, si classifica ai primi posti a livello europeo in quanto a diffusione di questi servizi. Dal momento che il 94,5% dei mezzi della sharing mobility sono a zero emissioni, la loro crescente diffusione legata alla sempre più evidente convenienza di noleggiare un mezzo rispetto a possederne uno proprio, sta svolgendo un ruolo fondamentale nel nostro paese nell’accelerare la transizione all’elettrico.
Confortanti in tale contesto sono i dati relativi alle nuove immatricolazioni di bus elettrici: +89% 2021 vs 20205, anche se su numeri assoluti ancora molto limitati.
Fondamentale, spiega la ricerca, per quest’evoluzione sono state una serie di misure e iniziative implementate dalle istituzioni nazionali per spingere al raggiungimento di una mobilità sempre più green. Tra queste spiccano in particolare:
1. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, redatto nell’ottica di modificare la politica energetica e ambientale per la decarbonizzazione del nostro Paese, soprattutto in termini di mobilità, che ha come obiettivo il raggiungimento di uno stock circolante di 6 milioni di veicoli elettrici (circa il 15% del totale) entro i prossimi 7 anni.
2. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che finanzia ingenti investimenti in infrastrutture, mobilità e mezzi di trasporto green. Il PNRR dell’Italia prevede 132 investimenti e 58 riforme da sostenere con sovvenzioni per 68,9 miliardi di euro e prestiti pari a 122.6 miliardi di euro. Il 37,5% del piano è rivolto agli obiettivi climatici. Il Piano sostiene la transizione ecologica con investimenti nell’efficienza energetica degli edifici (15,3 miliardi di euro), nella mobilità sostenibile (34 miliardi di euro) e nello sviluppo delle energie rinnovabili e dell’economia circolare (11,2 miliardi di euro).
3. Gli incentivi offerti sull’acquisto dei veicoli elettrici, che consistono in contributi fino a 7.500 euro per le auto elettriche e fino a 6.000 euro per le ibride plug-in per le famiglie con un ISEE inferiore a 30mila euro.
2022: il calo delle immatricolazioni
Se nel 2021, grazie a circostanze particolarmente favorevoli, il mercato delle auto elettriche aveva raggiunto risultati da record, il 2022, al contrario, non si è caratterizzato come un anno particolarmente positivo per il nostro Paese, in cui si è registrato un calo delle immatricolazioni delle BEV (-26,9%6) e una conseguente riduzione della market share di questi veicoli dal 4,6% del 2021 al 3,7% del 2022. In contro tendenza al resto d’Europa, l’Italia è stato dunque l’unico stato a registrare una contrazione nelle vendite dei veicoli a batteria.
Le motivazioni
Tale risultato – si legge nel report – deve essere tuttavia interpretato alla luce di alcune importanti riflessioni. In primis, rispetto a quanto accaduto in altri paesi europei e diversamente dall’anno precedente, nel 2022 gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici in Italia hanno avuto una portata più limitata e sono ripartiti tardivamente. In secondo luogo, a differenza di altri stati, l’Italia non ha sfruttato il massimo potenziale dei fondi stanziati dall’Unione Europea. A incidere infine è stato il rincaro del costo dell’energia che, congiuntamente alla limitatezza delle infrastrutture di ricarica sul territorio nazionale (di circa 374mila punti di ricarica accessibili in Europa, solo l’8% è collocato nel nostro Paese), ha scoraggiato i consumatori all’acquisto. A testimonianza di questa correlazione, contrariamente a quanto registrato per le BEV, le immatricolazioni dei veicoli ibridi sono aumentate del 6,5%6 nel 2022.
Ad oggi è indubbiamente ancora lunga la strada da fare:
Al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi settati, sostiene il rapporto di EY, per i prossimi anni saranno necessari uno sforzo collettivo, una governance chiara e un set di abilitatori che permettano di completare con successo il processo di transizione energetica.
Assicurazioni: la mobilità elettrica cambierà gli equilibri del ramo auto
La mobilità elettrica in Italia sta evolvendo e l’offerta assicurativa deve necessariamente adattarsi ai cambiamenti legati ai nuovi macro-trend di sostenibilità ambientale, multi-modalità degli spostamenti e svincolo dalla prerogativa di possesso rispetto alle nuove modalità di sharing e noleggio a lungo termine. Lo studio “Move to the future: E-mobility on its way”, realizzato da IIA–Italian Insurtech Association e EY, in collaborazione con Ima Italia Assistance e FairConnect, vuole anche evidenziare le sfide poste dall’elettrico alle compagnie assicurative, così come le opportunità per il settore derivanti da una sempre maggiore diffusione di questi veicoli. Il campione intervistato comprende tutti i principali player assicurativi in Italia attivi nel mondo motor e dell’assistenza stradale (ramo 18), oltre ad altri protagonisti di rilievo per il mondo dell’auto e della micromobilità elettrica.
Le nuove tecnologie e l’incremento della smart mobility andranno indubbiamente a impattare il ramo RC Auto, i cui premi oggi hanno raggiunto un valore di 13,1 mld € in Italia (dati IVASS 2021), grazie al fatto di essere l’unico ramo del mondo assicurativo pull e non push, data la sua obbligatorietà. Questo pone tutti i player del mondo assicurativo di fronte all’importante sfida di rivoluzionare i propri prodotti e le modalità di fruizione, nonché di avviare partnership con player del mondo insurtech e automotive. I leader di mercato prevedono infatti perdite su questo ramo di business e i principali player si stanno già muovendo verso altre aree come, ad esempio, Health&Wellness.
Secondo lo studio, il 71% delle compagnie intervistate include già nella propria offerta prodotti assicurativi specifici per la e-mobility, mentre un ulteriore 23% ne sta valutando l’introduzione. A dominare il settore nei prossimi anni saranno l’embedded insurance, ossia la vendita di prodotti assicurativi in combinazione con prodotti da assicurare, e la mobility-as-a-service, un servizio che, grazie a una piattaforma digitale, consente agli utenti di pianificare, prenotare e pagare diverse soluzioni di mobilità. Questi due prodotti sono visti come i più promettenti dal 71% del campione intervistato, ma soltanto il 41% e il 29% rispettivamente li includono attualmente all’interno della propria offerta, evidenziando la necessità di un intervento strategico per colmare questo gap e muoversi al passo della lenta ma ormai inesorabile avanzata dell’elettrico.
Lo scenario risulta essere piuttosto favorevole alla creazione di nuove partnership con attori altamente innovativi e specializzati. La grande maggioranza degli intervistati (88%) dichiara di aver già avviato delle collaborazioni a livello di ecosistema con altre categorie di player; spiccano in particolar modo: società automotive (65%), tech player e fornitori di dispositivi IoT (47%) e operatori di micro-mobilità (41%).
Il 76% degli intervistati include nella propria offerta prodotti legati alla micro-mobilità. In particolare, il 29% delle compagnie offre alla clientela dei prodotti ad hoc (per bici o monopattino), mentre il 47% include questa tipologia di protezione all’interno di una copertura più ampia dedicata alla ‘mobilità urbana’ nel suo complesso (RC auto standard o copertura capofamiglia). Un ulteriore 12% ha intenzione di sviluppare questa tipologia di prodotti in futuro, pur non avendoli ancora integrati nella propria offerta.
Secondo il 41% del campione, a dominare il mercato della mobilità sarà in particolar modo il trend del “pay-per-use”, modello fondato sul passaggio dall’ “ownership” all’”usership” del mezzo, in cui i costi sono basati sull’effettivo utilizzo del veicolo. Questa transizione comporterà un passaggio a nuovi prodotti assicurativi e influenzerà fortemente anche l’offerta tradizionale delle compagnie. Ad esempio, dal punto di vista dell’andamento della raccolta media dei premi sull’RC Auto gli intervistati si dividono tra chi ritiene che la raccolta non subirà particolari variazioni (41%) e chi si aspetta un incremento nei prossimi anni dovuto alla spinta inflattiva e alla ripresa delle naturali abitudini di spostamento dopo la crisi pandemica (41%), in maniera indipendente rispetto alla progressiva diffusione dell’elettrico.