Retrofit elettrico significa trasformare un’auto tradizionale in elettrica: un’operazione tanto più conveniente quanto più l’auto è datata, ossia appartiene alle classi da Euro 0 a Euro 2, quindi molto inquinante e per questo estromessa sovente dalla circolazione in alcune città.
Nel 2023 è stato ufficialmente introdotto, dopo un’iniziale sperimentazione nel 2022, il Bonus Retrofit Elettrico, che consiste in un contributo del 60% sulle spese sostenute per la riqualificazione elettrica di veicoli adibiti al trasporto di persone e merci.
Nello specifico, possono richiedere questa agevolazione tutti coloro che hanno eseguito un intervento di sostituzione del motore endotermico con un sistema di alimentazione elettrica. Tuttavia, possono presentare domanda soltanto coloro che hanno eseguito queste operazioni tra il 10 novembre 2021 e il 31 dicembre 2022.
Presentando apposita domanda sulla piattaforma gestita da Consap è possibile ottenere fino a 3.500 euro di rimborso.
Esaminiamo in dettaglio è possibile effettuare il retrofit elettrico, i costi e chi ha diritto al bonus.
Cos’è il retrofit elettrico
Il retrofit elettrico è un’operazione che permette di trasformare un’auto con motore endotermico in una con motore elettrico, tramite l’installazione di un apposito kit omologato.
Convertire un’automobile in elettrica
Trasformare un’auto tradizionale in elettrica comporta, principalmente, la sostituzione del motore endotermico (alimentato a benzina, diesel o gas) con uno elettrico; l’eliminazione di parti non più necessarie, come tubo di scappamento e marmitta, radiatore e impianto di raffreddamento, e l’aggiunta del pacco batterie e dell’elettronica di gestione della ricarica. Si tratta di un lavoro che va effettuato di preferenza in una officina specializzata, in grado di eseguire la conversione a regola d’arte e di occuparsi anche delle pratiche per la nuova iscrizione del veicolo presso il Pra (Pubblico Registro Automobilistico). Ciò non toglie che, se si ha una sufficiente pratica con i lavori meccanici ed elettrici, e magari una piccola officina a disposizione, si possa tentare anche il “fai da te”.
L’omologazione del kit di trasformazione in auto elettrica avviene presso la Motorizzazione Civile con una procedura molto simile a quella del montaggio di un impianto a gas.
Il bonus statale 2022
Nel 2022 è stato attivato come misura sperimantale un bonus statale con lo scopo di promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica anche sui veicoli già esistenti che prevede, appunto, incentivi per i kit di retrofit elettrico. Come funziona? L’incentivo statale copre il 60% della spesa di sostituzione del vecchio motore diesel o benzina con uno elettrico, con un tetto massimo di 3.500 euro. Per avere diritto al bonus, la trasformazione deve essere avvenuta entro il 31 dicembre 2022.
Dal 15 febbraio 2023 sono aperte le domande per usufruire del bonus retrofit, che viene riconosciuto a coloro che hanno effettuato la trasformazione del veicolo termico in elettrico (con successiva re-iscrizione al Pra) tra il 10 novembre 2021 e il 31 dicembre 2022.
L’incentivo, valido anche per i veicoli commerciali leggeri (M1, M1G, M2, M2G, M3, M3G, N1 e N1G), prevede anche uno sconto del 60% anche sulle spese per l’imposta di bollo per la re-iscrizione al Pra e la modifica del libretto di circolazione.
La trasformazione è da intendersi sulla base del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti 219 del 2015, cosiddetto “decreto retrofit”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio 2016, che specifica le caratteristiche del kit necessario per la riqualificazione a norma.
Possono usufruire del bonus statale solo le auto trasformate completamente in elettriche (non le ibride quindi), come si evince dall’articolo 1 comma a) del Decreto retrofit:
“sistema di riqualificazione elettrica”, un sistema che consente di trasformare un veicolo con motore endotermico in un veicolo con esclusiva trazione elettrica e che sia costituito almeno da:
– un motopropulsore (macchina elettrica e relativo convertitore di potenza), montato a monte degli organi di trasmissione;
– un pacco batterie (comprensivo di sistema di gestione elettrica e termica degli accumulatori e di sistema di sezionamento e protezione) inteso a fornire in modo esclusivo l’energia e la potenza di trazione;
– un’interfaccia con la rete per la ricarica del pacco batterie;
– eventuali altri sottosistemi necessari al corretto funzionamento del veicolo trasformato.
La novità principale introdotta dal legislatore col Decreto retrofit è l’abolizione del nullaosta da parte della casa costruttrice, una clausola che rendeva impossibile apportare qualunque modifica a un veicolo senza l’autorizzazione della casa stessa.
Kit per il refrofit elettrico
I componenti necessari alla trasformazione di un’auto endotermica in elettrica fanno parte di un kit composto da: un motore elettrico, un pacco batterie agli ioni di litio, l’elettronica di gestione e l’interfaccia con la rete per la ricarica delle batterie stesse.
Alcune parti del kit retrofit: pacco batterie, interfaccia e presa di ricarica
Affinché il veicolo trasformato possa ricevere l’omologazione, il produttore del kit elettrico deve essere accreditato presso il Ministero dei Trasporti e deve possedere i requisiti necessari per produrre il kit secondo un ciclo produttivo controllato, con garanzia di qualità, in modo da consentire a qualsiasi officina regolarmente autorizzata ai sensi di legge di montarlo, rispettando le specifiche e le istruzioni del costruttore. In pratica, è il produttore che sottopone il kit all’omologazione e fornisce le prescrizioni per il montaggio, che viene poi eseguito dall’autoriparatore (una officina meccanica), secondo la regola dell’arte. Non occorre, quindi, che il proprietario dell’auto sottoponga a omologazione la vettura trasformata, dal momento che il kit specifico per l’auto in questione è già omologato. Il kit, quindi, dovendo rispettare normative di omologazione e di sicurezza, non può essere “fatto in casa”.
Una delle prime aziende italiane a essere stata accreditata dal Ministero dello Sviluppo economico per l’installazione dei kit è la Newtron.
Vantaggi e costi per convertire la tua auto in elettrica
Carburante
Convertire un’auto a motore endotermico in elettrica comporta decisamente dei vantaggi. Il primo, e il più evidente, è il risparmio sul carburante, dal momento che le batterie di un’auto elettrica si ricaricano presso le colonnine pubbliche a un costo/chilometro sensibilmente inferiore rispetto ai tradizionali carburanti (un pieno può costare anche solo 5 euro). La ricarica può avvenire anche tramite una colonnina di proprietà, ossia installata presso la propria abitazione, con un risparmio ancora maggiore.
Manutenzione
Il secondo vantaggio riguarda la manutenzione dell’auto: un veicolo tradizionale, infatti, risulta costituito, in media, da circa 300 pezzi; uno con motore elettrico solo da una trentina di parti. Ad esempio, non necessita di frizione e cambio, due componenti soggetti a usura.
Altri vantaggi
Le vetture elettriche a zero emissioni possono essere, inoltre, esentate dal bollo per 3 o 5 anni, a seconda delle regioni, godere di ingresso gratuito nelle ZTL e di parcheggio gratuito nelle zone a strisce blu. Ma non finisce qui: possono avere anche uno sconto sul premio assicurativo. In media, il costo dell’assicurazione di un’auto elettrica è del 10-30% più basso rispetto a una polizza RCA per un’auto endotermica (fonte Quixa – Axa). Una convenienza superiore al vantaggio dell’assicurazione delle auto ibride.
I costi della trasformazione
Ma quanto costa la conversione di un’auto in elettrica? Non si può indicare una cifra precisa e che valga universalmente, anche perché ogni vettura richiede degli interventi specifici. Indicativamente, il costo per la trasformazione parte da circa 6.000 euro + Iva (dedotti gli incentivi) per piccole auto, come minicar o alcune utilitarie, fino ad arrivare a 30.000 euro per le auto di grossa cilindrata. Sono già conosciuti casi di retrofit di Fiat 500, Volkswagen Golf e Land Rover Defender.
La Newtron offre il kit per una Panda III serie a 5.700 euro (Iva esclusa), mentre per la I serie ne servono 6.700, a cui vanno aggiunti 250 euro di spese per l’omologazione.
Se si considerano i risparmi in carburante, bollo, assicurazione e manutenzione, il costo di trasformazione può essere ammortizzato in tempi brevi (da 3 a 5 anni).
Convertire un’auto ancora in buone condizioni generali (carrozzeria, meccanica) può essere, inoltre, un investimento: l’auto, infatti, può essere rivenduta a un prezzo che supera quello di mercato e la modifica stessa. Insomma, ci si può anche guadagnare.
Un caso di retrofit elettrico di successo: 2CV Garage – Olanda
La Citroen “due cavalli” è stata un’auto molto amata negli anni Settanta, spesso abbinata alla cultura hippie o, comunque, ai gusti dei giovani. In Olanda, un gruppo di meccanici e tecnici ha deciso di dare nuova vita alla “mitica” Citroen 2CV donandole un nuovo “cuore” pulsante elettrico.
2CV Garage è una impresa che si occupa unicamente della storica vettura francese, fornendo pezzi di ricambio altrimenti introvabili, effettuando ristrutturazioni e, appunto, anche conversioni all’elettrico.
Il 2CV Garage di Wormer (Olanda)
La 2CV elettrica raggiunge i 190 km di autonomia con il kit più piccolo (27 kWh), 220 km con il kit da 32 kWh. Il motore proviene dalla Nissan Leaf, le batterie sono incorporate nel telaio; le molle posteriori sono leggermente rinforzate, poiché il peso aumenta di 180-200 kg. Secondo i costruttori ciò non costituisce uno svantaggio, anzi rende la guida dell’auto ancora migliore, meno “saltellante”. Il prezzo per la versione 27 kWh si aggira intorno ai 30-35 mila euro, ma quotazioni specifiche sono da richiedere al momento poiché il costo dei materiali è in continua variazione.
Una Citroen 2CV in fase di trasformazione in auto elettrica
(Articolo aggiornato al 06/09/2024)