LO STUDIO

La transizione elettrica dell’automotive creerà posti di lavoro in Italia: 16mila entro il 2030

Secondo l’ultima ricerca di Rome Business School si stimano circa 296.800 occupati nel settore automobilistico in Italia nel 2030, un aumento del +6% rispetto al 2022. Siamo in controtendenza rispetto all’Europa, dove si creeranno 580mila posti ma se ne perderanno 630mila. Essenziali gli investimenti in tecnologia

Pubblicato il 15 Giu 2023

transizione elettrica automotive

La transizione elettrica del settore automotive in Italia taglierà sì posti di lavoro, ma ne creerà ancora di più: si stimano circa 296.800 occupati nel settore automobilistico nel 2030, un aumento del +6% rispetto i 280.000 del 2022.

È uno dei dati emersi dall’ultima ricerca di Rome Business School, L’evoluzione del settore automotive in Italia. L’impatto della mobilità sostenibile su economia e lavoro a cura di Fabrizio Zucca, esperto di automotive e sostenibilità, e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School.

Un aspetto importante da sottolineare, oggi che gli italiani cominciano a capire la convenienza economica negli anni delle autovetture elettriche, e i benefici per l’ambiente e la salute. Al di là di questi vantaggi individuali, infatti, il vero ritorno dell’elettrificazione del settore si avrà se verranno potenziate le soluzioni di mobilità pubblica sostenibile, gli investimenti nell’innovazione tecnologica che permettano il riciclo di componenti, e se ci sarà una rapida riconversione delle PMI che porterà con sé una radicale riqualificazione non solo dei pezzi prodotti ma anche della manodopera. Un processo essenziale affinché l’Italia, oggi 7º produttrice in EU, possa guidare la transizione verso l’elettrico.

Come l’elettrificazione trasforma il settore automotive: riciclo di batterie e riconversione delle PMI

Con l’aumento della vendita di auto elettrificate (ibride ed elettriche), si pongono due principali sfide-opportunità: il riciclo e la riconversione delle PMI.

Le nuove batterie elettriche, che hanno una vita utile dentro una macchina di 10-15 anni, potrebbero avere una seconda vita come accumulatori domestici o si potrebbero riciclare le sue componenti. A tal proposito, l’European Battery Regulation prevede che al 2030 sarà obbligatorio avere livelli di riciclabilità del 95% per cobalto, rame, nichel e del 75% per il litio. “In altre parole, è molto probabile che il litio che sto utilizzando sulla mia batteria oggi, terminato il suo ciclo completo, fornirà i materiali per la produzione della batteria di mio figlio. A differenza dal carburante fossile e della sua filiera che consumo oggi e che non potrà essere riutilizzato in futuro”, afferma Valerio Mancini.

Questo significa che le auto elettriche offrono vantaggi economici a lungo termine nonostante il prezzo iniziale più elevato.

Non solo, la transizione verso una maggiore domanda e produzione di auto elettrificate, rappresenta sì una sfida per l’industria automobilistica, ma offre anche opportunità per le PMI specializzate nella produzione di componenti.

“È fondamentale sostenere la riconversione delle PMI verso nuove tecnologie e favorire l’adozione di nuovi modelli di business per garantire la competitività dell’intero settore automobilistico italiano”, afferma Fabrizio Zucca. “Sono a rischio tanti posti di lavoro, ma le PMI hanno la capacità e le conoscenze per adattarsi e così mitigare l’impatto del passaggio alla mobilità elettrica”.

Inoltre, la creazione di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, che si stima sia di 3,2 milioni di punti di ricarica domestici e 110.000 punti di ricarica pubblici in Italia, genererà oltre 4mila posti di lavoro entro il 2030.

Transizione elettrica: come cambieranno i posti di lavoro superando le auto tradizionali

Il settore automotive impiega oggi quasi 13 milioni di persone in Europa (7% dell’occupazione totale). Si stima che in Italia, il settore automotive genererà oltre 90 miliardi di euro, corrispondente al 9,3% del settore manifatturiero e al 5,2% del PIL italiano (Ainfa, 2022). La filiera è composta da oltre 5.000 imprese che risiedono maggiormente in Piemonte (37%) e Lombardia (32%) e nei primi undici mesi del 2022 hanno prodotto +5,4% più autovetture a livello domestico rispetto l’anno precedente.

La transizione elettrica, la continua evoluzione tecnologica in guida autonoma e connettività, porteranno sì l’aumento di richiesta di figure specializzate come ingegneri di software ed elettrici e la creazione a livello europeo di 580.000 posti nei settori delle batterie e delle infrastrutture di ricarica, ma anche la perdita di 630.000 posti di lavoro nei settori legati alle auto tradizionali in UE. La transizione avverrà in due fasi, con una fase di consolidamento prevista tra il 2025 e il 2028. Nello specifico caso dell’Italia, uno studio realizzato da Motus-E e dal Cami, Center for Automotive and Mobility Innovation, stima i numeri di occupati in crescita: ci saranno 296.800 occupati totali nel settore automobilistico nel 2030, un aumento del +6% rispetto ai 280.000 del 2022.

Il mercato delle auto in Italia oggi

L’Italia è il secondo Paese in UE per numero di autovetture in relazione alla popolazione, con circa 663 veicoli ogni 1000 abitanti, secondo solo al Lussemburgo (681 per 1000 abitanti) e con un valore molto più elevato rispetto a Germania (574), Spagna (513), Francia (482) e Regno Unito (473).

Analizzando i primi quattro mesi del 2023, si osserva una crescita del 26,9% nel mercato automobilistico italiano rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le immatricolazioni ammontano a 552.850 veicoli, rispetto alle 435.681 immatricolazioni nel periodo gennaio-aprile 2022, e secondo le previsioni dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (UNRAE), si stima che il volume annuale raggiungerà circa 1.400.000 unità, rappresentando un aumento del 11,6% rispetto al 2022, sebbene rimanga ancora inferiore del 23,3% rispetto al 2019.

La Valle d’Aosta è la regione con più macchine (2021), con ben 257 ogni 100 abitanti, seguita dal Trentino Alto-Adige (132). Invece passando ai comuni, nel 2022 Roma è al primo posto con 1,75 milioni di autovetture immatricolate, con 62 auto ogni 100 persone. A livello nazionale, ci sono per lo più Fiat Panda, in vetta alle classifiche nell’aprile 2023 con il 9,31% delle vendite totali; Dacia Sandero (4,22%); e la Fiat 500 con il (3,90%).

Transizione elettrica: le opportunità per l’automotive in Italia

Il passaggio necessario verso una mobilità sempre più sostenibile porta con sé molteplici sfide per il settore dell’automotive, ma offre anche molteplici opportunità. L’Italia, con la sua lunga tradizione nel settore automobilistico e la sua expertise nel design e nella produzione di veicoli di alta qualità, ha il potenziale per guidare questa transizione, ma serve una cultura diffusa tra gli italiani. Bisogna continuare a formare e sensibilizzare sulle alternative di trasporto ecologiche e sull’importanza della riduzione delle emissioni nocive.

È fondamentale che l’Italia adotti politiche ambiziose, tramite investimenti mirati in ricerca e sviluppo di tecnologie sempre più efficienti, nell’espansione delle infrastrutture quali punti di ricarica, e nell’integrazione di sistemi intelligenti di gestione del traffico. “L’Italia ha la capacità di diventare un leader nell’industria dell’automotive sostenibile, creando posti di lavoro e favorendo lo sviluppo economico. La collaborazione tra il settore pubblico e privato, insieme a politiche mirate e investimenti strategici, sarà fondamentale per affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dalla mobilità sostenibile”, afferma Fabrizio Zucca.

Solo così, l’Italia potrà avere una vera influenza nello sviluppo dei trend del settore, quali: l’elettrificazione e lo sviluppo di veicoli a zero emissioni, l’implementazione di tecnologie avanzate e di connettività con sistemi di assistenza alla guida, l’aumento dei servizi di ridesharing, e infine l’incorporazione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale. “È importante notare che questi trend sono soggetti a molte variabili, come i progressi tecnologici, le politiche governative, le preferenze dei consumatori e le sfide ambientali. Ma sicuramente il settore continuerà a crescere in Italia e a livello internazionale”, conclude Mancini.

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Redazione EconomyUp
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