Quanto costa la ricarica di un’auto elettrica? Le auto elettriche sono il futuro prossimo della mobilità privata. Anche se finora la svolta di massa attesa per il biennio 2020-2021 non sembra essersi concretizzata, i dati dicono che sono sempre di più le persone che prendono in considerazione la possibilità di abbandonare la vecchia auto a motore termico.
Che si tratti di una motorizzazione BEV (Battery Electric Vehicle, ossia totalmente elettrica) o PHEV (Plug-in Battery Electric Vehicle, ovvero veicoli ibridi che sfruttano la combustione per ricaricare la batteria), uno degli aspetti che probabilmente incuriosisce di più è proprio legato alla domanda “come si fa un pieno”? E, soprattutto, quanto costa ricaricare una macchina elettrica?
Per dare una risposta alla questione è necessario fare alcune considerazioni. Nonostante sia possibile fare un’analogia tra il costo al litro del carburante e quello al kilowatt di corrente elettrica, ci sono una serie di parametri che influenzano notevolmente il risultato finale, sia in termini di spesa economica che di tempo necessario ad effettuare l’operazione.
Ricarica auto elettrica: come farla
Prima di entrare nella questione economica, è necessario comprendere le varie opzioni per la ricarica a disposizione dei possessori di un veicolo elettrico, dal momento che il modo con cui si mette in carica la batteria influenza tanto il tempo quanto la spesa.
La prima distinzione da fare è tra i punti di ricarica pubblici o privati ad accesso pubblico e privati. I primi sono quelli che garantiscono un accesso non discriminatorio a tutti gli utenti, mentre nell’ultima categoria ricadono sia le postazioni che ogni cittadino può installare nel proprio box sia quelle presenti in hotel, autonoleggiatori, ristoranti o altri esercizi commerciali non immediatamente utilizzabili da chi non è cliente. Attività di questo tipo possono proporre soluzioni e costi variegati che vanno dallo stesso tipo di allaccio che si potrebbe trovare in un’abitazione privata a vere e proprie colonnine di ricarica.
I punti di ricarica sono quindi definiti in base alla potenza elettrica erogata:
- lenta (slow) – fino a 7 kW;
- accelerata (quick) – tra 7 e 22 kW;
- veloce (fast) – tra 22 e 50 kW;
- ultra-veloce (ultra-fast) – al di sopra dei 50 kW.
C’è poi un’ulteriore questione tecnica non secondaria riguardante il tipo di corrente: le prime due categorie di colonnine possono offrire corrente alternata (AC) o continua (DC), mentre le ultime due solo di tipo continua. La corrente alternata è quella normalmente presente nelle abitazioni e necessita di un processo di trasformazione per poter essere immagazzinata nelle batterie, un’operazione che comporta una piccola, ma non trascurabile dispersione della corrente. Quella continua invece garantisce maggiore potenza e rapidità di carica, ma è meno comune.
Un altro aspetto tecnico di cui tenere conto è l’efficienza della ricarica. Il sistema WLTP (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure) in uso dal 2017 per l’omologazione delle automobili, prevede il rilevamento dei consumi misurando l’energia scaturita dalla batteria in proporzione ai km percorsi. Per poter erogare un determinato quantitativo di energia però viene utilizzata una piccola parte di carica, la porzione rimanente rappresenta l’efficienza della ricarica e varia dall’80% all’85%. Infine sulla quantità di corrente consumata incide in piccola parte anche la dispersione legata all’effetto Joule (ossia la trasformazione in calore della corrente, proporzionale all’intensità della corrente), dovuta a una serie di variabili difficili da quantificare.
La ricarica in casa: costi e tempi
La ricarica domestica è sicuramente la prima scelta per chi possiede un veicolo elettrico, motivo per cui la soluzione ideale è la realizzazione di una vera e propria postazione di ricarica nel proprio box auto che vada al di là della semplice presa di tipo industriale. Una stazione dedicata consente infatti alcune operazioni aggiuntive, come tracciatura dei consumi, regolazione della potenza di carica e gestione da remoto. L’installazione è diventata particolarmente interessante grazie al Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 che prevede la possibilità di accedere alla detrazione fiscale del 110%, a patto che il tutto avvenga insieme ad altri interventi che hanno diritto al Superbonus.
Si può poi prendere in considerazione di aumentare la potenza del contatore per evitare di sforare il limite di 3 kW delle utenze ordinarie. Anche in questo caso, eventuali costi di iniziali per la potenza addizionale (fino a un massimo di 7 kW) beneficiano degli incentivi fiscali (al 50% o al 110%). Altrimenti si può optare per un wall-box, un dispositivo di power management smart che regola il rifornimento in base all’assorbimento istantaneo di elettrodomestici e altri apparecchi eventualmente in funzione sulla linea.
In casa i costi sono legati al tipo di contratto stipulato e sono facilmente reperibili in bolletta, dove viene specificato il prezzo per kWh (compresi oneri di trasporto e tasse che corrispondono in media al 30% del totale). Ragionando su un prezzo di 0,20€-0,25€ per kWh – valore tipico del mercato tutelato in Italia – si può calcolare facilmente il costo di un pieno moltiplicando l’importo per la capacità della batteria del veicolo (espressa sempre in kWh). Per farsi un’idea, un pieno può costare 3-4€ su una Peugeot Ion con batteria da 16 kWh e circa 12-15€ su una Nissan Leaf da 60 kWh.
Ricaricare l’automobile di notte, nella fascia più economica, può permettere qualche risparmio, tuttavia è consigliabile verificare cosa prevede il proprio contratto in caso di consumi importanti. Sul mercato libero sono invece presenti alcune offerte di operatori, pensate per chi possiede un’auto elettrica, che prevedono sconti sulla componente energia. Infine chi dovesse possedere dei pannelli solari potrebbe vedere queste cifre diminuire drasticamente: il valore per kWh per il fotovoltaico residenziale in Italia infatti si aggira intorno ai 0,07€-0,10€, un valore che farebbe più che dimezzare le cifre degli esempi precedenti.
A prescindere dalla fonte energetica a disposizione in casa, i tempi di ricarica sono comunque molto lunghi. Per calcolare precisamente quante ore sono necessarie per una carica completa, basta dividere la capacità della batteria per i kWh del proprio impianto (ipotizzando quindi che possa operare a potenza piena). Con un contatore tradizionale da 3 kW quindi, a seconda del modello, ci vorranno dalle 6 alle 12 ore circa per raggiungere il 100% di carica.
Differenze importanti con i carburanti fossili
Prima di iniziare bisogna notare che fare il pieno fuori casa è molto diverso rispetto alle automobili con motore termico: non ci si può fermare al primo distributore, riempire il serbatoio e pagare in contanti. Le operazioni sono più complesse e richiedono in quasi tutti i casi l’iscrizione al servizio di un operatore, una tessera apposita o magari il pre-acquisto del credito. L’interoperabilità aiuta, ma è ancora appare affidata all’iniziativa del business. A tutto ciò si sommano poi una serie di iniziative locali che aumentano il livello di complessità ed eterogeneità della proposta.
La ricarica fuori casa: costi e tempi
Una valida alternativa per le tempistiche è offerta dalle colonnine di ricarica su strada, a patto ovviamente che siano localizzate vicino alla propria abitazione o ufficio. Usando queste postazioni il tempo di attesa diminuisce fortemente grazie all’implementazione di potenze elettriche molto più elevate. Con l’aumentare dei kilowatt però aumenta consistentemente anche la spesa ed è quindi necessario analizzare in dettaglio le offerte dei vari fornitori.
La maggior parte delle postazioni, prevedono un costo legato ai kWh consumati e in alcuni casi anche ai minuti di sosta, mentre altre ancora – solitamente quelle pubbliche o quelle in alcuni parcheggi privati ed esercizi commerciali – sono totalmente gratuite. Sul mercato esistono soluzioni in abbonamento (flat) o a forfait con diverse tagli e prezzi.
Enel X
In Italia il principale operatore è Enel X con 12.000 punti di ricarica in tutta la penisola (dato aggiornato a gennaio 2021). Il “Piano a consumo Base” prevede un costo di 0,40€/kWh per ricariche in AC, 0,50€/kWh in DC con potenza fino a 50 kW e 0,79€/kWh su prese in DC con potenza superiore a 50 kW. Il “Piano Flat Small” costa 25€ al mese per 70 kWh mensili, mentre la variante “Large” richiede 45€ al mese per 145 kWh mensili. Tutte le operazioni possono essere gestite tramite l’app JuicePass.
Duferco
L’offerta di Duferco, operatore presente dal 2010 nel nostro Paese, è più ricca e mette a disposizione più di 12.000 punti di ricarica in Italia e più di 70.000 in tutta Europa, grazie all’interoperabilità con con altri operatori. La tariffa a consumo prevede 0,49€/kWh con colonnine AC fino a 22 kW e DC fino a 50 kW, con la possibilità di pagare anche tramite SMS. Le proposte flat invece sono tre: 48,8€ per 100 kWh, 91,50€ per 200 kWh o 170,80€ per 400 kWh. In ultima istanza, chi percorre molti chilometri, può valutare anche una speciale promo che contempla un plafond di 300 kWh mensili a 61€.
Ionity
La società tedesca Ionity è da poco sbarcata in Italia e offre colonnine caratterizzate da un’elevata potenza. Le stazioni sono ancora poche – nell’ordine di qualche decina – ma l’ultimo piano dichiarato (prima della pandemia) prevedeva di arrivare a 400 punti entro il 2020. I prezzi sono più alti della media con 0,79€/kWh per i clienti occasionali. L’operatore però offre tariffe agevolate in convenzione con diverse case automobilistiche che fanno scendere notevolmente il prezzo attorno a 0,30€/kWh.
Neogy
Nata meno di due anni fa come joint-venture tra Alperia e Dolomiti Energia, Neogy si caratterizza per il focus sulle fonti energetiche rinnovabili. I punti di ricarica proprietari sono localizzati praticamente solo nel nordest, ma grazie all’interoperabilità si può accedere a più di 70.000 postazioni nel resto d’Italia e in Europa. Nel catalogo sono presenti offerte all-inclusive o a consumo, per privati e aziende, con possibilità di addebiti diretti tramite smartphone, PayPal o l’acquisto di carte prepagate per la ricarica. Le colonnine offrono sia corrente AC che DC con alcuni punti ad altissima potenza. I piani tariffari sono molto variegati e richiedono solitamente sia un costo di attivazione una tantum che un canone mensile fisso. A seconda della soluzione i costi di ricarica, per kWh o in base ai minuti di utilizzo, si aggirano attorno a 0,50€ per postazioni di tipo fast.
A2A
Presente con circa 700 punti di ricarica in diverse città, ma solo in Lombardia, l’operatore energetico A2A offre stazioni fino a 22 kW e fino a 50 kW, tutte alimentate con energia 100% rinnovabile. I costi sono di 0,40€/kWh più 2€ per ogni ricarica, mentre la tariffa “E-Moving Flat” prevede ricariche illimitate a 30€ per il primo trimestre e 15,10€ per i successivi.
BeCharge
Con circa 4.000 stazioni di ricarica e quasi altrettante in fase di costruzione, BeCharge si presenta come una interessante alternativa pur essendo arrivato sul mercato da poco. Le tariffe a consumo proposte vanno da 0,45€/kWh per la AC a 0,50€/kWh per la DC (con 75 kWh di potenza). Volendo optare per un abbonamento mensile, invece, la scelta varia tra i 21€ di “Be Super Happy 50” con 50 kWh e i 38€ di “Be Super 100” con 100 kWh. Anche in questo caso è presente un’app omonima o una scheda RFID.
EvWay by Route220
La piccola startup EvWay è presente soprattutto a livello locale nel nord Italia, ma grazie a un recente accordo con i supermercati Tigros sta provando ad espandersi, anche attraverso accordi di interoperabilità con altri operatori. Le postazioni di ricarica a corrente AC richiedono una spesa di 0,40€/kWh, mentre per quelle in DC ce ne vogliono 0,45€/kWh. Nel caso di soste più lunghe viene applicata anche una tariffa oraria (solo nelle ore diurne). Curiosamente però, per poter usufruire del servizio i clienti devono acquistare del credito prepagato sotto forma di “coccinelle” (ognuna delle quali corrisponde a 1 cent).
Tempi
I tempi di rifornimento sono inversamente proporzionali alla potenza, motivo per cui è evidente che, rispetto alle postazioni casalinghe, le colonnine consentono di abbattere drasticamente le attese. Per fare qualche esempio, il pieno di una batteria da 40 kWh da una postazione a 22 kW richiede circa 2 ore, mentre una stazione ultra-veloce a 50 kW si dimezza la tempistica a una sola ora. Utilizzando punti di ricarica ancora più potenti – come quelli a 350 kWh offerti da Ionity – il tutto si può concludere in pochi minuti.
Altri fattori da tenere in considerazione
A queste potenze però entrano in gioco altri fattori che possono limitare le operazioni e che per semplificare abbiamo omesso finora. Fattori come la potenza massima assorbita dal caricatore dell’automobile o trasmessa dal cavo in dotazione in alcuni casi può impedire di superare determinate soglie di potenza elettrica.
Un altro parametro che può fare la differenza e di cui non abbiamo tenuto traccia nel resoconto è il tipo di connettore elettrico: al momento non esiste uno standard unico e il mercato si è organizzato attorno a un manciata di attacchi diversi, ognuno legato a un gruppo di case automobilistiche e dotato di caratteristiche proprie. I principali sono i connettori di Tipo 2 (compatibili solo con corrente AC fino a 22 kW), CCS Combo 2 (compatibili sia con AC che con DC e adottati soprattutto dai produttori tedeschi) e CHAdeMO (compatibili solo con DC e montati su Nissan, Mitsubishi, Peugeot e Citroen).
Il caso Tesla
Fra le auto elettriche quelle innegabilmente più famose e desiderate (oltre che costose) sono le Tesla. La casa produttrice americana fa caso a sé dal momento che è proprietaria anche di una rete di punti di ricarica non ancora capillare in Europa, ma in costante espansione e dotata di potenze elettriche tali da rendere l’operazione simile per certi versi a un pieno di carburante tradizionale. Le Tesla sono equipaggiate con batterie molto capienti – 75-100 kWh – e prevederebbero quinti tempi di attesa piuttosto lunghi anche usando le comuni colonnine a corrente DC. Anche per questo l’azienda propone le sue Supercharger V3, stazioni di ricarica fino a 250 kW in grado di riportare la carica al 100% in mezz’ora circa.
La costruzione della rete inoltre viene concepita con l’obiettivo di dare libertà di viaggio ai propri clienti anche su lunghe distanze. Per questo motivo, nonostante le postazioni proprietarie non siano tantissime, Tesla ha stipulato accordi con una miriade di hotel, B&B e ristoranti in tutto il continente per mettere a disposizione dei suoi clienti una vasta scelta di soluzioni alternative.
I prezzi per la ricarica possono variare nel tempo e a seconda della stazione scelta, inoltre alcuni punti prevedono costi diversi a seconda dei diversi momenti della giornata. In generale vale la regola del pagamento in base ai kWh consumati, ma in alcune zone si applica una fatturazione a minuti per l’occupazione della postazione. Anche in questo caso le tariffe variano in base ai momenti di punta o ad eventuali sovraffollamenti. Tutte le informazioni sui costi sono reperibili tramite l’app ufficiale. In generale comunque si può stimare che i prezzi per la ricarica sono di circa 0,37€/kWh, tuttavia questo valore viene rivisto periodicamente per tenere conto delle variazioni nel costo di elettricità, costruzione e manutenzione della rete. Infine, bisogna considerare che all’acquisto di un’auto Tesla viene riconosciuto un credito Supercharger di diverse centinaia di kWh che garantiscono parecchi km di autonomia gratuita.