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Auto elettrica: quanto vale davvero l’autocertificazione del produttore su batterie e ricarica?



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Nell’ambito della mobilità elettrica, l’autocertificazione del produttore su durata delle batterie e tempi di ricarica gioca un ruolo cruciale. Ma come valutarla? Ecco alcuni elementi per distinguere tra teoria e realtà

Pubblicato il 14 apr 2025



Batterie auto elettrica, l'autocertificazione dei produttori
Batterie auto elettrica, l'autocertificazione dei produttori

Chiunque guidi un’auto elettrica si interroga sull’effettiva autonomia, durata e vita utile delle batterie, elementi ricavabili dall’autocertificazione del produttore. A volte l’impressione è che la durata non sia effettivamente quella indicata dall’azienda. Questo può rappresentare una criticità in un mercato, quello appunto delle batterie per auto elettriche, che è in forte crescita. Vediamo dunque quello che c’è da sapere sull’autocertificazione dei produttori di EV (Electric Vehicles).

Batterie EV: come funziona l’autocertificazione dei produttori

Nell’ambito della mobilità elettrica, l’autocertificazione del produttore gioca un ruolo cruciale. Con questo termine si intende la pratica per cui un’azienda automobilistica (o un produttore di batterie) dichiara in autonomia che i suoi prodotti rispettano determinati standard tecnici e prestazionali, senza necessità di una verifica preventiva da parte di enti terzi.

Le autocertificazioni coprono aspetti come:

  • Autonomia delle batterie (espressa in chilometri per ciclo di carica)
  • Durata e vita utile delle batterie
  • Sicurezza dei sistemi di ricarica
  • Tempi di ricarica

Sulla base di queste autodichiarazioni, i consumatori e le autorità regolatorie fanno affidamento sulla correttezza tecnica e sulla buona fede dei produttori. In Europa le normative impongono limiti e controlli successivi, ma la dichiarazione iniziale resta spesso a carico esclusivo delle aziende.

I limiti dell’autocertificazione sulle batterie: tra teoria e realtà

Sebbene l’autocertificazione sia legalmente ammessa e talvolta acceleri l’innovazione, presenta diversi limiti pratici che vanno conosciuti:

1. Durata effettiva delle batterie

Uno dei nodi principali riguarda la durata reale delle batterie rispetto a quella dichiarata. Molti produttori indicano una perdita inferiore al 20% della capacità dopo 8 anni o 160.000 km. Tuttavia, studi indipendenti, come quelli condotti dal laboratorio di ricerca Battery University e i dati raccolti da aziende come Geotab (che monitora flotte elettriche), mostrano che:

  • La degradazione può essere molto più rapida in condizioni reali.
  • Fattori come stile di guida, temperatura esterna, modalità di ricarica (rapida vs lenta) influenzano notevolmente la durata.

2. Autonomia reale

Le autonomie dichiarate nei dati tecnici si basano su test standardizzati (come il WLTP o l’EPA). Tuttavia:

  • In città o in autostrada, i valori possono discostarsi anche del 30% o più.
  • Il clima freddo o molto caldo incide sulla capacità di mantenere prestazioni ottimali. A basse temperature, le reazioni chimiche all’interno della batteria rallentano, diminuendo la capacità di immagazzinare e rilasciare energia. Questo fenomeno, noto come “degrado termico”, può ridurre l’autonomia fino al 42-46% rispetto alle condizioni ottimali. Parte dell’energia della batteria viene utilizzata per riscaldare l’abitacolo e mantenere la batteria stessa a una temperatura operativa adeguata, aumentando il consumo energetico complessivo. D’altra parte temperature elevate possono danneggiare irreversibilmente le batterie, accelerandone il degrado chimico. I veicoli utilizzati in climi caldi mostrano una degradazione più rapida rispetto a quelli operanti in climi temperati. In giornate molto calde (sopra i 35°C), l’autonomia può diminuire del 10% o più poiché il sistema di gestione termica utilizza parte dell’energia immagazzinata per raffreddare la batteria.

3. Tempi di ricarica

Un altro punto critico è la promessa dei tempi di ricarica. Molte case automobilistiche indicano, ad esempio, “ricarica all’80% in 30 minuti” con sistemi a ricarica rapida. Tuttavia:

  • Questa prestazione si verifica solo in condizioni ideali (batteria pre-condizionata, temperatura esterna ottimale, colonnina da 150 kW perfettamente funzionante).
  • Nella pratica quotidiana, i tempi possono essere più lunghi.

4. Controlli successivi e responsabilità

In teoria, l’ente di vigilanza europeo o le agenzie nazionali (come il Ministero dei Trasporti) possono effettuare controlli a campione. Tuttavia:

  • I controlli sono rari.
  • Le multe, anche se previste, sono limitate e non scoraggiano davvero pratiche scorrette.

In Paesi come la Corea del Sud le batterie EV devono superare test rigorosi prima di essere approvate per la vendita. Questo esempio evidenzia come un approccio governativo possa garantire maggiore trasparenza e sicurezza.

Le implicazioni negative

Le eventuali discrepanze tra l’autocertificazione dei produttori e l’effettiva durata della batteria di un EV (Electric Vehicle) comportano rischi e implicazioni per il comparto e per gli utilizzatori.

Per esempio, se i produttori sovrastimano l’autonomia o la durata delle batterie, i consumatori potrebbero affrontare costi imprevisti per manutenzione o sostituzione anticipata.

Ma c’è anche il rischio di percezione negativa. La mancanza di trasparenza può minare la fiducia dei consumatori. Sebbene l’autocertificazione sia uno strumento utile per semplificare l’immissione sul mercato di alcuni prodotti, i suoi limiti richiedono una maggiore attenzione da parte delle autorità e dei consumatori per garantire sicurezza, affidabilità e rispetto delle normative ambientali.

Conclusione: fidarsi, ma con cautela

L’autocertificazione dei produttori ha senso in un mercato in rapido sviluppo come quello elettrico. Tuttavia, consumatori e fleet manager dovrebbero valutare sempre:

  • Dati indipendenti oltre a quelli dichiarati.
  • Esperienze di utenti reali raccolte su forum, social network e piattaforme di monitoraggio come PlugShare o ABRP.
  • Test di enti terzi, come quelli dell’ADAC tedesco o di Consumer Reports negli Stati Uniti.

Il futuro? Sarà probabilmente una combinazione tra autocertificazione e sistemi di verifica automatica e continua grazie all’uso della telemetria, che registrerà in tempo reale prestazioni e anomalie.

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