L’INTERVENTO

Auto elettrica, le complicità e le incertezze dei grandi costruttori



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Il CEO di Stellantis sostiene di dover gestire una transizione decisa da altri. Ma in passato i grandi costruttori hanno sostenuto che avrebbero completato la transizione all’auto elettrica prima della scadenza europea del 2035. E, intanto, si è consolidato il primato cinese. Ora serve molta attenzione

Pubblicato il 20 mar 2024

Giuseppe Sabella

Direttore del think tank Okinova



ricarica auto elettrica

In un’intervista esclusiva al Sole24Ore, l’amministratore delegato del gruppo Stellantis Carlos Tavares ha fatto il punto della situazione, in particolare su auto elettrica (BEV) e produzione italiana. Per quanto riguarda le BEV Tavares dice che “dobbiamo gestire una transizione che non abbiamo deciso noi, e la stiamo mettendo in atto”.

Auto elettrica, la scadenza 2035: le complicità dei grandi costruttori

In realtà, la complicità dei grandi costruttori è stata decisiva nelle scelte della Commissione europea, in particolare nell’approvazione del Fit for 55 (stop alla produzione di veicoli non elettrici dal 2035). Proprio Tavares e Blume (amministratore delegato di Volkswagen) hanno più volte rimarcato che le case automobilistiche da loro guidate sarebbero arrivate ben prima del 2035 a produrre soltanto auto elettriche.

Oggi è sotto gli occhi di tutti il primato del Dragone in questa tecnologia, del resto in Cina hanno iniziato negli anni 90 a lavorare sul motore elettrico quando già avevano avviato programmi di estrazione di minerali critici, non è un caso che oggi siano leader nei commerci di Terre Rare e nella filiera delle batterie.

Auto elettrica, la transizione alla mobilità sarà più soft

I costruttori europei si mostrano titubanti sul futuro e scaricano le responsabilità sulla Commissione europea: la verità è che le loro responsabilità sono decisive. Il punto è che negli ultimi 15 anni il mercato europeo è stato piuttosto contratto e questa pareva la grande occasione per rinnovare l’intero parco circolante.

Probabilmente, alla fine, prevarrà il buon senso e la transizione della mobilità sarà resa più soft anche riabilitando tecnologie diverse (ibrido, diesel di nuova generazione, e-fuels, biocarburanti, idrogeno, etc.).

Peraltro, il riconoscimento degli e-fuels come tecnologia ‘green’ avvenuto a marzo dell’anno scorso ci dice che il motore endotermico, in parte, sarà riammesso. E l’Italia è in attesa dell’ok per i biocarburanti – Eni è leader nel mondo in questa produzione – riconosciuti come non inquinanti in sede di G7 sempre lo scorso anno.

La produzione in Italia, perché Tavares chiede incentivi

Per quanto riguarda la produzione italiana, Tavares rassicura sulla volontà di Stellantis di investire nel nostro Paese – su Mirafiori in particolare – e aggiunge che ‘l’Italia è l’unico Paese nel mondo in cui abbiamo investito in due piattaforme native Bev, Stla medium e Stla large (rispettivamente destinate ai siti di Cassino e Melfi). Per questo torna sulla necessità di implementare un sistema di incentivi, anche in ragione della specificità del mercato italiano al momento poco incline all’auto elettrica.

Lo scarso entusiasmo europeo per i veicoli elettrici

A parte i Paesi del nord Europa, uno scarso entusiasmo per i veicoli elettrici in realtà si registra in tutto il Vecchio continente. Questo perché la trasformazione delle infrastrutture della mobilità procede lentamente, anche per le difficoltà di approvvigionarsi in questa fase di forte instabilità internazionale.

Questo è un altro motivo per cui, se non vogliamo andare a sbattere, conviene fare attenzione agli azzardi nella gestione della transizione. Il ritardo tecnologico e la dipendenza di materie prime dalla Cina dovevano indurre maggior cautela, soprattutto ai vertici della grande industria

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