LA GUIDA

Dove stanno nascendo i poli dell’auto elettrica in Italia e le gigafactory

Stellantis, Italvolt, Seri Industrial, Silk-FAW: ecco chi lavora alla creazione dei futuri poli per l’auto elettrica in Italia e dove saranno

Pubblicato il 11 Giu 2021

Auto elettrica in Italia

L’Italia si prepara a ospitare alcuni poli dedicati all’auto elettrica. Un’occasione per riutilizzare e riconvertire aree industriali: Stellantis punta alla Mirafiori di Torino, Italvolt alla ex Olivetti di Scarmagno e la Seri Industrial alla ex Whirpool di Caserta. Mentre la joint venture cino-americana Silk-FAW ha scelto la motor valley emiliana per produrre auto elettriche di alta gamma. Per il momento si tratta di annunci e progetti. Vedremo nei prossimi anni cosa verrà realizzato in concreto. Ma intanto aumenta l’interesse per questo mercato e per le mosse dei suoi player di riferimento.

La produzione di auto elettrificate in Italia è ancora scarsa, sebbene nell’ultimo anno vi sia stato un sensibile aumento. Secondo i dati forniti da Anfia (Confindustria), Unrae e Federauto, se nel 2019 le auto elettriche e ibride rappresentavano appena lo 0,1% della produzione italiana, nel 2020 si è saliti al 17,2% del totale prodotto e si stima che nel 2021 si arriverà al 37,5%. Tutto questo, nonostante la pandemia abbia fatto calare la produzione complessiva di veicoli in Italia (compresi autoveicoli, bus e veicoli commerciali) del 15% (777mila unità contro le 915mila del 2019).

Per interpretare il futuro, però, occorre esaminare i dati delle immatricolazioni, che per i veicoli elettrici e ibridi plug-in sono triplicate in un anno, e questo nonostante le carenze della rete di ricarica. Alla fine del 2020, infatti, i punti per la ricarica delle batterie erano 19.324 (distribuiti in 9.709 stazioni accessibili al pubblico), +39% rispetto al 2019, ma ancora insufficienti.

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Immatricolazioni auto elettriche in Italia – fonte UNRAE

Auto elettrica, in Italia un mercato promettente anche per le batterie 

Il mercato delle auto elettrificate promette bene, quindi, e traina quello delle batterie, il componente che deve essere sostituito più volte nel ciclo di vita di un veicolo elettrico.

Nello storico sito torinese di Mirafiori è già presente un “battery hub” dove si fabbricano gli accumulatori della Fiat Nuova 500, delle varianti ibride delle Maserati Levante e Ghibli e delle prossime GranTurismo e GranCabrio, che inizieranno a essere assemblate dalla metà del 2022, e diversi attori vedono l’Italia come un’interessante terreno per espandere questo mercato.

Una gigafactory da 40 GWh a Termoli, Molise

Già nel 2021 gruppo Stellantis valutava la possibilità di investire nella produzione di batterie per auto elettriche in Italia: piano che si è concretizzato con l’annuncio di una gigafactory a Termoli, che andrebbe a rimpiazzare l’attuale stabilimento dove nascono cambi e motori a benzina.

Il nuovo impianto produttivo sarà composta da tre moduli di produzione principali, avrà una capacità produttiva annua di 40 GWh e sarà operativo a pieno regime nel 203o. La nuova fabbrica conta inoltre di riassorbire nel 2030, sotto ACC, 2000 dei 2470 lavoratori impiegati oggi.

Il Gruppo nato dalla fusione di Fca e Psa punta su una capacità produttiva totale di 250 GWh l’anno entro il 2030, attraverso almeno sei fabbriche tra Europa e Nord America. Al momento, oltre a quello di Termoli, si sa per certo che due impianti per le batterie sorgeranno a Douvrin (Francia) e a Kaiserslautern (Germania), dalla joint venture ”Automotive Cells Company” (ACC) costituita l’anno scorso da Psa e la francese Total.

Una gigafactory da 45 GWh al posto della ex Olivetti 

Ma la notizia che ha destato più interesse fra gli osservatori è quella diramata nello scorso febbraio da Italvolt, società fondata e guidata da Lars Carlstrom, industriale pioniere nel settore automotive, già fondatore e azionista di Britishvolt, che ha annunciato di aver scelto l’area ex Olivetti di Scarmagno (Ivrea) per la realizzazione della prima “gigafactory” in Italia. Un impianto dedicato alla produzione e allo stoccaggio di batterie a ioni di litio per veicoli elettrici. La prima fase del progetto prevede un investimento complessivo di circa 4 miliardi di euro e sarà completata entro la primavera 2024.

Il sito di Scarmagno, di proprietà del Fondo Monteverdi gestito da Prelios SGR, è oggi una vasta area industriale dismessa, delle dimensioni di 1 milione di metri quadrati, scelta ai tempi della Olivetti dagli architetti Marco Zanuso ed Eduardo Vittoria per la facilità dei collegamenti stradali, autostradali e ferroviari, sia con Ivrea che con Torino.

La gigafactory di Italvolt si estenderà su circa 300mila metri quadrati e avrà una capacità produttiva iniziale di 45 GWh, che potrà raggiungere i 70 GWh. Dal punto di vista occupazionale, la nuova fabbrica avrà un impatto importante, potendo occupare direttamente circa 4mila lavoratori e creando un indotto che potrebbe arrivare a creare complessivamente fino a 15mila nuovi posti di lavoro.

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Pininfarina e Comau per una fabbrica futuribile 

Il nuovo impianto produttivo sarà progettato dalla divisione architettura di Pininfarina, firma storica del design automobilistico, con una forte attenzione all’impatto ambientale e sociale. Verranno applicate, infatti, metodologie costruttive DFMA (Design for Manufacturing and Assembly), ispirate al concetto di “lean manufacturing”.

Impianti e tecnologie altamente innovative saranno forniti da Comau, azienda di fama mondiale nel campo dell’automazione industriale, di proprietà del gruppo Stellantis, che si occuperà anche della realizzazione del laboratorio di Ricerca e Sviluppo composto da accademici e partner industriali per lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore della mobilità elettrica.

Italvolt ha già siglato una lettera di intenti con la società tedesca TÜV SÜD, che ha una lunga esperienza nel campo della mobilità elettrica e offre un’ampia gamma di servizi per i produttori di batterie in tutto il mondo. Le due aziende collaboreranno nella produzione di batterie, nel sito di Scarmagno, destinate al mercato europeo.

Gigafactory: cosa sono

Il termine “gigafactory” è stato coniato nel 2013 dal costruttore di veicoli elettrici Tesla. Il vocabolo comprende il prefisso “giga” che sta a indicare l’ordine della capacità di stoccaggio delle batterie, appunto in GWh, ovvero miliardi di wattora. Si prevede che la domanda di celle per auto elettriche aumenterà di 17 volte entro il 2030, arrivando a 3.600 GWh.

Gigafactory: cosa sta nascendo dai progetti europei

Raggiungere entro il 2025 l’obiettivo di un’industria europea delle batterie in grado di alimentare qualcosa come 6 milioni di auto elettriche. Per questo la Commissione Europea ha approvato, in base alle norme UE sugli aiuti di Stato, un importante progetto di interesse comune europeo (in ambito IPCEI – Important Projects of Common European Interest) per sostenere la ricerca e l’innovazione nella catena del valore delle batterie. Al progetto, denominato European Battery Innovation, partecipano diversi Paesi, tra cui l’Italia. European Battery Innovation durerà fino al 2028 e sosterrà 42 aziende in 12 stati membri dell’UE, occupandosi di vari aspetti, dalle materie prime al riciclaggio degli scarti, alle start-up, alle università e ad altri enti di ricerca.

Auto elettrica in Italia: una gigafactory in provincia di Caserta

Sempre in ambito IPCEI, in provincia di Caserta nascerà un’altra gigafactory per la produzione di batterie al litio per auto elettriche. La fabbrica, del gruppo Seri, sorgerà nell’area acquisita nel 2017 dalla Whirlpool-Indesit, in seguito alla dismissione degli stabilimenti in cui si producevano elettrodomestici. Anche in questo caso, quindi, come per la gigafactory di Scarmagno, si tratta di una operazione di riconversione di un’area industriale.

Sono previsti due impianti: il primo, denominato Teverola 1 (dal nome della località in cui sarà ubicato), avrà una capacità di circa 300 MWh annuali, produrrà batterie al litio progettate per applicazioni marine e militari e impiegherà 75 lavoratori. Il secondo impianto – Teverola 2 – avrà una capacità a regime di 2,5 GWh e sarà dedicato al mondo automotive e storage; ha ricevuto l’approvazione della Ue e prevede anche il riciclo di batterie litio-ione a fine vita. La sua realizzazione richiederà circa sette anni di lavori. A regime, il gruppo Seri conta di impiegare 675 lavoratori, tra i quali anche 175 ex dipendenti della Whirlpool.

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Come è fatta una batteria al litio per l’auto elettrica

Auto elettrica in Italia: un centro di riferimento per la produzione di batterie al litio 

Il gruppo Seri dispone già di una significativa esperienza nel settore delle batterie, grazie alle aziende che lo compongono: Faam, acquisita nel 2013, che produce accumulatori per il settore industriale (carrelli elevatori, macchine per movimentazione terra, storage, ferrovie) e Lithops, acquisita nel 2015, con un apporto di un gruppo di 13 ingegneri e ricercatori che nel 2010 hanno creato il primo laboratorio in Europa per la produzione in micro-scala di celle a ioni di litio.

Il progetto del gruppo Seri è stato esaminato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla CE ed è stato ritenuto innovativo e coerente con gli obiettivi previsti dal Progetto IPCEI. “L’obiettivo è ora quello di creare una filiera e un centro di riferimento tecnologico per la produzione di batterie al litio, ampliando il sito originario del primo stabilimento italiano per la produzione di celle e moduli al litio, ovvero lo stabilimento di Teverola 1, che ha richiesto 60 milioni di euro di investimenti”, così si è espressa l’attuale viceministro del Mise, Alessandra Todde.

La Seri Industrial è stata fondata dalla famiglia Civitillo nel 1999 come società di consulenza aziendale e di ingegneria. Si è quindi trasformata in una holding di partecipazioni, operativa tramite due divisioni principali: la Seri Plast, specializzata nella produzione e nel riciclo di materiali plastici per il mercato delle batterie, l’automotive e il settore idro-termosanitario, e la Faam.

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Le gigafactory previste in Europa

Italian Battery Alliance, la piattaforma voluta dal Mise

Tra le iniziative italiane dedicate alle batterie per veicoli elettrici va citata anche la Italian Battery Alliance, una piattaforma tecnologica nazionale nata nel luglio del 2020, sotto l’egida del ministero dello Sviluppo Economico e coordinata dall’Enea. La Italian Battery Alliance vuole raccogliere le migliori energie del Paese ed è quindi aperta alla partecipazione di imprese, associazioni, centri di ricerca, università, agenzie di finanziamento per l’innovazione, con l’obiettivo di creare condizioni di sistema utili a favorire la partecipazione ai futuri programmi internazionali e comunitari da parte dell’industria e dei centri di ricerca pubblici e privati italiani.

Da segnalare anche l’iniziativa del Cobat, il consorzio per la gestione dei rifiuti da batterie e accumulatori, che mira a ottenere il brevetto industriale per una tecnologia destinata a rendere più efficiente il riciclo delle batterie. Questo è uno dei temi più rilevanti nella valutazione dell’impatto ambientale di una industria destinata a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni.

Auto elettriche nella “motor valley” italiana

Sorgerà nella frazione di Gavassa, nel comune di Reggio Emilia, a soli 40 minuti di auto da Milano, il nuovo sito produttivo di auto elettriche di alta gamma dell’azienda Silk-FAW, joint venture fra l’americana Silk EV e la FAW, uno dei maggiori produttori di auto cinesi. Nel nuovo stabilimento non si farà solo produzione ma anche ricerca e innovazione, nel rispetto dei parametri ambientali e senza nuovo consumo di suolo.

Il progetto prevede investimenti per 1 miliardo di euro e fino a mille nuovi posti di lavoro, in una regione, l’Emilia Romagna, al primo posto in Italia per competenze nell’ambito della meccatronica e della robotica. Un distretto industriale forse unico al mondo, composto da 16.500 aziende che impiegano 90mila addetti, con 16 miliardi di fatturato annuo e un export di 7 miliardi. Qui hanno radici e sede marchi storici e famosi in tutto il mondo: Automobili Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas, Magneti Marelli, Maserati, Pagani e Toro Rosso.

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Jonathan Krane, Executive Director Silk-FAW JointVenture

La Silk-FAW è stata costituita per sviluppare una serie di veicoli sportivi ultra-lusso, elettrici e ad alte prestazioni, destinati al mercato cinese e non solo. Si tratta del primo investimento tra Cina e Italia nei segmenti auto super premium e premium e segna un passaggio importante nell’ambito dell’iniziativa Belt & Road. Con l’obiettivo di accelerare la crescita di Silk-FAW, la società ha annunciato di recente l’ingresso di Amedeo Felisa come Special Advisor del presidente Jonathan Krane e membro del Senior Advisory Board.

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La Hongqi S9, la prima della serie “S”, progettata da Walter De Silva; sarà realizzata nello stabilimento Silk-FAW di Gavassa (RE).

Sarà costruita in Italia la Microlino 2.0 

Microlino 2.0 è un “quadriciclo” elettrico da 400 kg di peso (batterie escluse) che verrà realizzato in Italia dalla Micro Mobility System, azienda svizzera, in collaborazione con l’italiana Cecomp (gruppo industriale di proprietà della famiglia Forneris, fondato nel 1978 e composto da cinque aziende: Cecomp, Icona, Cecomp Doo, Model Master, Carrozzeria Italiana). Il design della piccola autovettura è ispirato a quello della storica Isetta della BMW, con la portiera unica frontale; l’autonomia delle batterie al litio-Nmc (nichel-manganese-cobalto) è di 200 km. La sicurezza è assicurata da una piattaforma con le sezioni di alluminio e le sospensioni posteriori indipendenti. Il motore sviluppa una potenza massima di 15 kW, per rientrare nei limiti di legge per questo genere di veicoli. A breve, nella fabbrica torinese verranno assemblati i cinque prototipi che saranno sottoposti ai test per stabilire le specifiche di produzione. Il costo della Microlino 2.0 dovrebbe aggirarsi intorno ai 12mila euro.

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Microlino 2.0, il quadriciclo elettrico a portellone unico anteriore, sarà costruito nella fabbrica Cecomp di Torino

(Aggiornato: 28/96/2022)

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Pierluigi Sandonnini
Pierluigi Sandonnini

Ho una formazione ibrida, tecnologica e umanistica. Nuove tecnologie I&CT e trasformazione digitale sono i miei principali campi di interesse. Ho iniziato a lavorare nella carta stampata, mi sono fatto le ossa al Corriere delle Telecomunicazioni negli anni a cavallo del Duemila. Collaboro con Digital360 dal 2020

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